L’immagine qui a fianco, catturata dalla missione Copernicus Sentinel-2 ieri, giovedì 30 settembre, mostra il flusso di lava dal vulcano Cumbre Vieja in eruzione sull’isola spagnola di La Palma. Si può vedere chiaramente la cascata di lava riversarsi nell’Oceano Atlantico, aumentando in tal modo l’estensione della costa e dando origine a un “delta di lava” che quando è stata scattata l’immagine già copriva circa 20 ettari.
L’eruzione ha avuto inizio lo scorso 19 settembre, quando dalla fessura che si è aperta nel vulcano Cumbre Vieja sono fuoriusciti pennacchi di cenere e lava. La lava è scesa lungo la montagna e attraverso i villaggi, inghiottendo tutto ciò che ha incontrato sul suo cammino. Il 28 settembre il flusso di lava, ormai lungo 6 km, ha raggiunto l’oceano sulla costa occidentale dell’isola. Nel punto in cui la lava incandescente è entrata in contatto con l’acqua, nella zona di Playa Nueva, si sono sollevate nuvole di vapore bianco.
«Sono trascorsi 15 giorni dall’eruzione del vulcano della Cumbre Vieja, che non si può certo considerare terminata», scrive il direttore del Telescopio nazionale Galileo (Tng) dell’Inaf, Ennio Poretti, attualmente sull’isola, in un messaggio inviato oggi ai dipendenti dell’Istituto nazionale di astrofisica. «Il suo arrivo al mare nella notte di martedì 28 settembre sta creando una penisola fra Tazacorte e Puerto Naos. Dietro di sé ha coperto 4 kmq di terreno e distrutto quasi mille case. Dalle bocche continua a uscire lava e c’è il rischio che nuove colate allarghino le colate precedenti invadendo i terreni circostanti, minacciando alcuni villaggi finora risparmiati. Le autorità locali stanno svolgendo un lavoro egregio di prevenzione, pronto intervento e aiuto agli sfollati».
«La zona interessata è la costa ovest dell’isola», spiega Poretti, «nelle immediate vicinanze di un centro importante come El Paso. Il capoluogo, Santa Cruz, è invece dall’altra parte e nei suoi pressi ha sede la Fundación Galileo Galilei [la fondazione che gestisce il Tng per conto dell’Inaf, ndr]. Come altre parti dell’isola, è stata interessata da episodiche piogge di cenere, a volte intense (500-700 g/mq), ma che non hanno significativamente modificato le abitudini quotidiane degli abitanti. Non vengono al momento segnalati reali pericoli per la respirazione dovuti allo zolfo e ai suoi composti. L’allarme rilanciato dai media italiani appare quindi eccessivamente amplificato se visto su scala insulare, rimanendo invece valido per gli abitanti della zona direttamente interessata».
«Le nubi di cenere hanno anche raggiunto l’Osservatorio del Roque de Los Muchachos [dove si trova il Tng, ndr], nel nord dell’isola. Si sono avute cadute di ceneri nella notte del 24 settembre e a partire dal 30 settembre. La foto a fianco riporta la situazione di poche ore fa, col vulcano in lontananza, che immette ceneri nell’atmosfera (si noti la formazione di onde di gravità), poi portate dal vento verso l’osservatorio. Sono poste in essere tutte le misure di prevenzione, con un’attenta valutazione dell’impatto delle ceneri sia sulle persone che sull’edificio. Non si segnala penetrazione delle polveri nella cupola [del telescopio, ndr] ed il tetto viene ispezionato prima di ogni riapertura».
«Tutti i lavoratori del Tng sono vicini alle popolazioni colpite. Ci riserviamo di comunicare nei prossimi giorni forme dirette di aiuto concreto. Non volendo creare difficoltà aggiuntive», conclude Poretti, «l’evento in occasione dei 25 anni [dall’inaugurazione del Tng, ndr] si terrà in un ambito strettamente lavorale, come momento di sintesi del passato e programmazione del futuro. Per evitare qualsiasi impatto sulle strutture pubbliche, tutte le riunioni si terranno in hotel, la cui Direzione ci ha assicurato non essere coinvolto in nessun piano di emergenza. Al momento abbiamo raggiunto i previsti 60 iscritti; il programma scientifico verrà reso disponibile settimana prossima sul nostro sito web».