Periodicamente i cieli del nostro paese sono solcati da brillanti bolidi che vengono immortalati dalle camere della rete Prisma, coordinata dall’Inaf. I lettori ricorderanno sicuramente il caso del bolide del 15 marzo 2021, che diede luogo a una caccia accanita alla meteorite molisana. Purtroppo, dopo una ricerca sul campo durata alcune settimane, la campagna si concluse con un niente di fatto per via delle piccole dimensioni della meteorite e la zona impervia non facile da setacciare.
Per fortuna il cielo ci sta concedendo un’altra possibilità, con il bolide del 1 ottobre 2021 alle 01:05 UT, ripreso mentre solcava il cielo della Toscana da 8 diverse camere della rete, collocate in Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche e Umbria: ITTO02 Navacchio (collocata nella sede di SpaceDys), ITTO01 San Marcello Pistoiese (del Gruppo Astrofili Montagne Pistoiesi), ITTO05 Chianti (dell’Osservatorio Polifunzionale del Chianti), ITTO06 (dell’Associazione Astrofili di Piombino), ITER06 (dell’Associazione Scandianese di Fisica Astronomica), ITLO03 (presso l’Osservatorio Ca’ del Monte di Cecima), ITMA01 (dell’Università di Camerino) e ITUM01 (dell’Associazione Astrofili Paolo Maffei di Perugia).
Come si può vedere gli enti che contribuiscono con le loro stazioni alla rete Prisma sono di origine molto variegata: si tratta di scienza fatta sul territorio con l’impegno di tutti, in base alle proprie capacità.
Il meteoroide che ha generato il nostro bolide è entrato in atmosfera alla velocità di circa 16,6 km/s iniziando a essere visibile a circa 77 km di quota, in un punto sulla verticale del mar Tirreno davanti a Rosignano Solvay.
Dopo circa 4,7 secondi, arrivato alla quota di circa 40 km dal suolo – ossia in piena stratosfera – il bolide ha mostrato un repentino aumento di luminosità arrivando alla magnitudine apparente -10.
Di solito un flare indica una frammentazione del meteoroide che, esponendo una superficie maggiore all’ablazione atmosferica, aumenta la luminosità del bolide. Il fatto che il bolide non si sia estinto dopo la frammentazione indica che i pezzi maggiori hanno proseguito la rapida corsa verso il suolo. Complessivamente il bolide ha avuto una durata di 6,1 s e ha percorso una traiettoria da sud-ovest verso nord-est con un’inclinazione di circa 32° rispetto alla superficie terrestre. Alla fine, il bolide si è estinto a 32.1 km dal suolo – quando la velocità era ancora di circa 6.3 km/s – ed è iniziata la fase di volo buio dei frammenti residui.
Dal modello dinamico a singolo corpo al team di Prisma risulta una massa iniziale del meteoroide di 1,4 kg e una finale di 30 g (equivalente a circa 2,6 cm di diametro se è una tipica condrite ordinaria), quindi se qualcosa è arrivato al suolo si tratta di un oggetto veramente molto piccolo e difficile da trovare. In base ai calcoli il meteoroide originario percorreva un’orbita tipicamente asteroidale, a bassa inclinazione sull’Eclittica, con un semiasse maggiore di 1,75 AU ed eccentricità di 0,53: in base a questo si può dire che, molto probabilmente, si trattava di un corpo roccioso.
Il luogo di caduta individuato da Prisma si trova ben 16 km oltre il punto di estinzione, una conseguenza della bassa inclinazione della traiettoria. Inoltre il vento ha spostato notevolmente il punto di caduta (circa 1,5 km dalla propagazione rettilinea), un effetto della piccola massa del residuo. L’area al suolo in cui cercare eventuali piccole meteoriti (strewn field) è piuttosto vasta e compresa fra le località di Lucciano (Pistoia) e Oste (Prato). Le ricerche sul campo sono già iniziate, coordinate dalla fondazione Parsec che gestisce il museo di Scienze Planetarie di Prato, dove è custodita la famosa meteorite Cavezzo, che tanto fece parlare di se nel gennaio 2020.
Considerate le piccole dimensioni stimate per le meteoriti la probabilità di trovare qualcosa è bassa, ma non ci si deve lasciare scoraggiare. È importante che eventuali reperti vengano esaminati da un esperto, capace di riconoscere se la roccia sospetta può provenire dal cielo o se si può già escludere da un esame preliminare, anche attraverso un’immagine fotografica, la sua origine meteorica.
In caso di potenziali ritrovamenti si prega di inviare immagini e segnalazioni al Project Office del progetto Prisma all’indirizzo: prisma_po@inaf.it oppure al museo di Scienze Planetarie di Prato chiamando il numero 335 8486580 e lasciando i vostri dati o inviando una mail con le fotografie a info@museoscienzeplanetarie.eu.