Continua l’attività eruttiva del Cumbre Vieja, il vulcano che da più di tre settimane, a La Palma (Canarie, Spagna), getta fiumi di lava e scatena importanti movimenti sismici – di cui il più forte, di magnitudo 3.8 nella scala Richter, registrato lunedì 11 ottobre. Nel frattempo, l’accumulo di polvere e cenere sulla pista aveva costretto nei giorni scorsi le autorità dell’isola a chiudere l’aeroporto, ora riaperto. Prosegue anche l’attività di monitoraggio dallo spazio, attraverso la costellazione di satelliti Copernicus Sentinel dell’Agenzia spaziale europea, del flusso di lava e delle emissioni di cenere, gas e aerosol che si disperdono nell’atmosfera. In particolare, i satelliti Sentinel-2 e Sentinel-5P giocano un ruolo importante, rilevando dall’alto le quantità di elementi tossici e le misurazioni del flusso di lava che, negli ultimi giorni, ha raggiunto la temperatura di 1240 °C.
L’immagine d’apertura, catturata dal satellite Copernicus Sentinel-5P, mostra le emissioni di anidride solforosa relative all’eruzione del 6 ottobre. La presenza di questa sostanza, fortemente irritante e potenzialmente fatale se inalata a lungo termine, così come quella degli altri gas rilasciati dalle eruzioni, viene monitorata nel tentativo di valutarne l’impatto a livello ambientale e di fornire maggiori informazioni sulle attività vulcaniche.
Qui a fianco, invece, il nuovo fiume di lava eruttato dal vulcano Cumbre Vieja immortalato il 10 ottobre dalla missione Copernicus Sentinel-2. Le immagini sono state elaborate a colori reali, utilizzando il canale infrarosso a onde corte per evidenziare il nuovo flusso di lava. Si può osservare come, in seguito al crollo della parete settentrionale del cono del vulcano, la lava abbia iniziato a traboccare in diverse direzioni, raggiungendo una zona industriale e innescando un incendio in una fabbrica di cemento che sta provocando emissioni potenzialmente nocive.
Lunedì circa 2500 abitanti dei comuni di El Paso e Los Llanos de Aridane avevano ricevuto dalle autorità l’ordine, a scopo precauzionale, di chiudersi in casa non aprire porte e finestre. E anche a nord dell’isola – dove sorge l’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, sede del Telescopio nazionale Galileo (Tng) dell’Inaf, il più grande telescopio interamente italiano al mondo – le ceneri, trasportate dal vento, hanno incoraggiato nei giorni scorsi alcune misure di prevenzione.
«L’Osservatorio del Roque de Los Muchachos è stato interessato dal passaggio di nuvole cariche di cenere», dice a Media Inaf il direttore del Tng, Ennio Poretti. «Prima di poter riaprire la cupola si è dovuto accuratamente ripulirne il tetto, piatto. Questo è stato fatto appena possibile dal personale di manutenzione, che ha dimostrato un grande attaccamento al proprio lavoro. La cenere non ha compromesso la funzionalità dell’edificio, del telescopio e dei suoi strumenti. Le osservazioni sono quindi riprese subito dopo. Astronomi e operatori sono molto vigili, pronti a non aprire o chiudere la cupola in caso sia previsto un cambio di vento che porti di nuovo la cenere».