Il “dardo” è stato lanciato. Bersaglio: un asteroide. La missione Dart della Nasa – la prima missione di difesa planetaria mai intrapresa – è decollata a bordo di un razzo SpaceX Falcon 9 questa mattina alle 7:21 ora italiana dalla Vandenberg Space Force Base, in California. Al suo interno c’è anche un piccolo satellite “made in Italy”, LiciaCube: realizzato da Argotec, in collaborazione e con il contributo dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), avrà il compito di fotografare e acquisire i dati dell’impatto, programmato per fine settembre-inizio ottobre, fra Dart e il suo bersaglio – il piccolo asteroide Dimorphos, una roccia da 170 metri di diametro in orbita attorno al più grande Didymos, con il quale forma un sistema binario – per verificare se e come l’asteroide devierà la sua traiettoria. Dart sarà quindi il primo test, in scala reale, della tecnica di impatto cinetico a scopo di difesa planetaria per la salvaguardia della Terra, qualora in futuro si creino situazioni di pericolo causate da oggetti celesti che intersecano l’orbita terrestre.
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— SpaceX (@SpaceX) November 24, 2021
«La missione Dart segna l’inizio di un’era in cui si potrà evitare che asteroidi di media grandezza cadano sulla Terra», dice il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) Marco Tavani. «Dart è programmato infatti per impattare su un asteroide innocuo per la Terra e che orbita attorno a un compagno asteroide in un incredibile sistema binario. L’impatto modificherà l’orbita dell’asteroide più piccolo in modo tale da ricostruire completamente l’effetto dell’impatto sulla dinamica dell’asteroide. Le informazioni di Dart saranno quindi di fondamentale importanza per imparare a fronteggiare concretamente il rischio di impatti di corpi celesti pericolosi per la Terra. Inoltre, la strumentazione di Dart permetterà anche di studiare per la prima volta la superficie e la struttura di questo peculiare sistema binario».
Il team scientifico di LiciaCube, tutto italiano, comprende ricercatori dell’Inaf, del Politecnico di Milano, delle università di Bologna e Parthenope di Napoli e dell’Ifac-Cnr di Firenze, ed è coordinato da Elisabetta Dotto dell’Inaf. Nei mesi scorsi l’Inaf ha anche coordinato con il Telescopio nazionale Galileo una campagna di osservazioni spettroscopiche dell’asteroide Didymos che copre tutta la rotazione dell’oggetto.
«Il compito di LiciaCube è quello di testimoniare l’avvenuto impatto e condurre una serie di osservazioni fisiche», spiega Dotto. «In particolare, studierà il pennacchio di detriti prodotti dall’impatto, il cratere, e condurrà una serie di misure fisiche che ci permetteranno, per la prima volta, di studiare la superficie e la struttura di un oggetto binario».
Le immagini dell’impatto saranno acquisite da LiciaCube attraverso due camere di bordo, denominate Luke (LiciaCube Unit Key Explorer) e Leia (LiciaCube Explorer Imaging for Asteroid). Il sistema di comunicazione in banda X di LiciaCube trasmetterà poi le immagini a Terra nei mesi successivi alla collisione di Dart. Sulla base di queste rilevazioni ottiche si potranno effettuare anche specifiche investigazioni scientifiche, che si aggiungono così ai risultati attesi dalla missione ai fini della difesa planetaria. L’Asi, tramite il suo Space Science Data Center, è anche responsabile della gestione dati e dello Science Operations Center: qui sono stati sviluppati i software in grado di gestire il flusso dei dati in maniera automatica, così da metterli a disposizione secondo uno standard internazionalmente riconosciuto.
«Sono davvero felice che l’Italia contribuisca in modo significativo a questa missione con il nano-satellite LiciaCube e con suo il team scientifico coordinato dall’Inaf», conclude Tavani. «Le ricerche, le competenze e gli sviluppi tecnologici in ambito spaziale e astrofisico si dimostrano di importanza fondamentale per contribuire a preservare il nostro pianeta e il suo delicato sistema».
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