A quanti bambini avrete sentito dire “da grande voglio fare l’astronauta”. Molti di questi – la maggior parte probabilmente – nel corso degli anni avrà cambiato idea, altri avranno desistito, mentre a qualcuno quel desiderio sarà rimasto e magari, una volta, ci ha provato davvero. Il primo scoglio che avranno incontrato questi pochi convinti è, sicuramente, la statistica: la probabilità di riuscirci, numeri alla mano, è davvero bassa. La Nasa ha appena scelto 10 astronauti da una platea di circa 12mila candidati: ce l’ha fatta circa lo 0.08 per cento.
Parliamo di questi, quindi. I “membri della generazione Artemis”, li ha chiamati Bill Nelson, amministratore della Nasa.
I nuovi dieci si presenteranno al Johnson Space Center di Houston a gennaio 2022 per iniziare due anni di addestramento, che si articola in cinque categorie principali: funzionamento e manutenzione dei complessi sistemi della Stazione spaziale internazionale, addestramento per le passeggiate spaziali, sviluppo di complesse competenze di robotica, funzionamento sicuro di un jet da addestramento T-38, e competenze di lingua russa. Al termine, potrebbero essere assegnati a missioni che prevedono l’esecuzione di ricerche a bordo della Stazione spaziale, il lancio dal suolo americano su veicoli spaziali costruiti da aziende commerciali, così come missioni nello spazio profondo verso destinazioni come la Luna, sulla navicella Orion della Nasa e il razzo Space Launch System.
Alla selezione potevano partecipare cittadini statunitensi provenienti da tutti i 50 stati, dal Distretto di Columbia e dai territori di Porto Rico, Guam, Isole Vergini e Isole Marianne Settentrionali. Per la prima volta, la Nasa ha richiesto ai candidati di possedere una laurea magistrale in una facoltà Stem e ha utilizzato uno strumento di valutazione online. I vincitori, sei uomini e quattro donne, rappresentano la diversità della popolazione americana e dei percorsi di carriera che possono risultare idonei alla selezione.
La più giovane ha 32 anni e si chiama Nichole Ayers, ha una laurea magistrale in matematica computazionale e, soprattutto, è un’esperta pilota di aerei da combattimento (con più di 1150 ore di volo). Ha anche guidato, nel 2019, la prima formazione di sole donne su un aereo in combattimento.
Il più vecchio, invece, di anni ne ha 45. Si chiama Anil Menon, è tenente colonnello ed è stato il primo chirurgo di volo di SpaceX, direttamente coinvolto nel lancio dei primi esseri umani nello spazio durante la missione SpaceX Demo-2 della Nasa e fondatore di un’organizzazione medica per sostenere il sistema umano durante le missioni future. In precedenza, ha servito la Nasa come chirurgo di volo dell’equipaggio per varie spedizioni che portavano gli astronauti alla Stazione spaziale internazionale. Come medico, è stato in prima linea nei soccorsi durante il terremoto del 2010 ad Haiti, il terremoto del 2015 in Nepal e l’incidente del Reno Air Show del 2011. Menon ha lavorato anche nell’Air Force, registrando oltre cento sortite nei jet da combattimento e trasportando oltre cento pazienti come parte del team di trasporto aereo di assistenza critica.
Fra gli altri otto troviamo piloti collaudatori, ingegneri aerospaziali, bioingegneri e ciclisti professionisti, ingegneri chimici, meccanici, architetti navali, molti con un passato in qualche divisione della Us Army (ex maggiori dei Marines e comandanti della marina statunitense, ad esempio), fisici medici specializzati nell’analisi di immagini per il trattamento del cancro. La cosa fondamentale comunque – dice Nelson – è che da solo, ognuno di loro ha la stoffa giusta. I profili completi della nuova classe di astronauti 2021 li potete trovare sul sito della Nasa. Con la loro aggiunta, l’agenzia ha ora totalizzato 360 astronauti dai Mercury Seven selezionati nel 1959.
Dall’altra parte dell’oceano, nel frattempo, anche l’Esa quest’anno è impegnata nella selezione di nuovi astronauti. La campagna di selezione è cominciata a fine giugno, dopo la chiusura del bando, e deve ancora terminare.
«Quest’anno abbiamo avuto circa 23mila candidati, di cui una su quattro è donna. È una frazione più alta rispetto alle precedenti selezioni in cui avevamo un rapporto 1 a 6 rispetto agli uomini: un risultato incoraggiante e che rispecchia anche le statistiche sul numero di donne nelle lauree Stem – requisito, questo, del bando di selezione», dice a Media Inaf Ersilia Vaudo Scarpetta, chief diversity officer dell’Esa. «La selezione è in corso e procede attraverso sei fasi. Si tratta di un processo molto impegnativo, che prevede diversi test tecnici, fisici e psicologici e che si conclude con due colloqui. Dalla prima alla seconda è già prevista una grossa scrematura, dato che vengono selezionati solo 1500 candidati. L’Esa concluderà la selezione e annuncerà i suoi nuovi astronauti – da quattro a sei – nell’autunno 2022».