Secondo un nuovo studio condotto da scienziati dell’Istituto di astrofisica dell’Università di Colonia e basato sui dati di Sinfoni del Very Large Telescope (Vlt), quella che sembrava una nube di gas e polvere al centro della nostra galassia, in realtà è un sistema di tre giovani stelle che si presume abbiano iniziato a formarsi meno di 1 milione di anni fa, pochissimo se si pensa che il Sole ha poco meno di 5 miliardi di anni.
Stiamo parlando di G2, uno degli oggetti più studiati della Via Lattea, da sempre avvolto in un alone di mistero che ha affascinato gli astronomi di tutto il mondo. Ha iniziato ad attirare l’attenzione nel 2011. All’epoca, sulla base di un’analisi a più lunghezze d’onda, gli scienziati avevano pensato si trattasse di una nube di gas e polvere. Avevano previsto che nel giro di pochi anni l’interazione con il buco nero al centro della nostra galassia – SgrA* – l’avrebbe distrutta generando un intenso flare ma così non è stato. Nel 2014, quando G2 è arrivato entro poche centinaia di unità astronomiche dall’orizzonte degli eventi del buco nero, è riuscito a sopravvivere alla sua immensa forza distruttiva, modificando il proprio aspetto: da una forma allungata assunta nelle vicinanze del buco nero, è tornato a essere più compatto negli anni successivi, allontanandosi da SgrA*.
Altro grattacapo per gli scienziati è sempre stata la temperatura di questo oggetto, che è quasi il doppio di quella delle nubi di polvere circostanti. Una possibile spiegazione potrebbe risiedere nell’elevato numero di stelle al centro della nostra galassia, che potrebbero aver riscaldato G2. Ma allora perché tutte le altre nubi di polvere nei dintorni mostrano una temperatura molto più bassa? La temperatura di G2 avrebbe dovuto aumentare con l’avvicinamento al buco nero ma, di nuovo, così non è stato: è rimasta costante per un lungo periodo di tempo, anche se la distanza dal buco nero variava.
Insomma, quanto meglio si osservava G2 da tutto il mondo, più diventava evidente che l’oggetto doveva essere più di una semplice nube di gas e polvere.
I nuovi risultati pubblicati su The Astrophysical Journal mostrano che G2 consiste in realtà di tre stelle avvolte dalla polvere. «Abbiamo avuto l’opportunità di osservare noi stessi il centro della nostra galassia diverse volte con il Very Large Telescope. Insieme ai dati d’archivio dell’Eso, siamo stati in grado di coprire un periodo dal 2005 al 2019», ha affermato Florian Peißker. Ogni pixel dell’immagine acquisita ha uno spettro associato che copre una banda molto specifica. Per gli scienziati, questo garantisce un enorme livello di dettaglio. «Che G2 sia in realtà composto da tre giovani stelle in evoluzione è sensazionale. Mai prima d’ora sono state osservate stelle più giovani di quelle trovate intorno a SgrA*», afferma Peißker.
Questa scoperta apre la porta ad altre intriganti domande: cosa ci fanno lì queste giovani stelle? L’ambiente che circonda un buco nero supermassiccio non è certo il posto migliore per la formazione stellare. «I nuovi risultati forniscono informazioni uniche su come funzionano i buchi neri. Possiamo usare l’ambiente di SgrA* come modello per saperne di più sull’evoluzione e sui processi di altre galassie, in angoli completamente diversi del nostro Universo», conclude Peißker.
Per saperne di più:
- Leggi su The Astrophysical Journal l’articolo “The apparent tail of the Galactic center object G2/DSO” di Florian Peißker, Michal Zajacek, Andreas Eckart, Basel Ali, Vladimir Karas, Nadeen B. Sabha, Rebekka Grellmann, Lucas Labadie, Banafsheh Shahzamanian