ENTRO VENERDÌ 17 LA CONFERMA. SERVIRANNO POI 200 GIORNI PER I PRIMI DATI

Contrattempo per Jwst: pare sia di facile soluzione

Il rinvio della data di lancio del telescopio spaziale James Webb, del quale abbiamo dato notizia ieri, potrebbe essere dovuto a un problema di cavi. «Al 99 per cento è un problema di interfaccia di facile risoluzione, c’è una grande quantità di cavi coinvolti», ha detto Stefano Bianchi, responsabile dei Programmi di volo dell’Esa, durante un incontro con la stampa

     16/12/2021

Crediti: Nasa

Potrebbe esserci un problema di cavi di facile risoluzione, dietro all’anomalia tecnica nella trasmissione di dati che ha portato a rinviare al 24 dicembre il lancio dell’attesissimo telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione tra Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale canadese (Csa).

A spiegarlo è Stefano Bianchi, responsabile dei Programmi di volo dell’Esa, durante un incontro con la stampa. «Purtroppo ieri è stato scoperto che nella trasmissione attraverso il lanciatore dei dati che vengono da alcuni strumenti di comunicazione del satellite ci sono delle cadute dei dati, alcuni vanno persi: bisogna capire da dove viene il problema», afferma Bianchi. «Al 99 per cento è un problema di interfaccia di facile risoluzione, c’è una grande quantità di cavi coinvolti. Però bisogna escludere che non sia un problema legato agli strumenti e agli equipment del satellite. Se ci fosse un problema sui sistemi di comunicazione che trasmettono e ricevono i dati per fare determinate operazioni sul satellite, sarebbe gravissimo».

Al momento, comunque, dai tecnici non trapelano particolari preoccupazioni o tensioni. «I progetti ambiziosi richiedono tempo: dopo 25 anni di attesa, uno o due giorni di ritardo per verificare che tutto funzioni alla perfezione sono più che accettabili», rassicura Antonella Nota, responsabile scientifica del telescopio spaziale James Webb per l’Esa.

La soluzione dell’enigma e la conferma della data di lancio dovrebbero arrivare nelle prossime ore: entro venerdì è infatti previsto l’incapsulamento del telescopio, cioè il suo inserimento nell’ogiva del lanciatore che dovrebbe proteggerlo nella fase di volo. Successivamente verranno ripetute le operazioni generali pre-lancio, per verificare che tutto funzioni in modo coerente e perfetto. «Infine», conclude Bianchi, «il lanciatore sarà spostato sulla rampa di lancio per cominciare il countdown».

Dopo il lancio con il razzo europeo Ariane-5, Jwst impiegherà circa un mese per giungere a destinazione in orbita attorno al Sole, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Nel cosiddetto “secondo punto di Lagrange” (L2) lungo l’asse Terra-Sole, dove la forza gravitazionale esercitata dai due corpi celesti si controbilancia perfettamente, il telescopio potrà restare indisturbato in una sorta di equilibrio cosmico. Ci vorranno alcuni mesi per il collaudo e la messa in funzione.

«Dovremo aspettare circa 200 giorni per vedere le prime spettacolari immagini e i primi spettri: saranno il messaggio al mondo che il James Webb Telescope è pronto per fare scienza», spiega Nota. L’attesa è fortissima, perché il Jwst ha come obiettivo «quello di investigare le origini del cosmo: se Hubble si era spinto fino a 400 milioni di anni dopo il Big Bang, Jwst spingerà l’orizzonte fin quasi ai primi 100 milioni di anni», sottolinea l’esperta dell’Esa. Questo ci permetterà di vedere «la formazione delle prime galassie e la nascita delle prime stelle, oltre che delle stelle in generale». Anche i pianeti saranno osservati speciali, soprattutto quelli esterni al Sistema solare, perché il nuovo telescopio permetterà di «studiarne l’atmosfera cercando la presenza di elementi chiave per la vita».

Queste indagini verranno fatte nell’infrarosso attraverso immagini dirette ma anche attraverso osservazioni spettroscopiche, grazie a «quattro strumenti di bordo, di cui due sono forniti da Esa: lo spettrografo Nirspec, grande quanto un piano a mezza coda, e lo strumento per il medio infrarosso Miri, una sorta di coltellino svizzero capace di fare tutto», afferma Marco Sirianni, responsabile per Esa dello sviluppo delle operazioni scientifiche del telescopio spaziale.