La scorsa settimana, all’American Geophysical Union Fall Meeting tenutosi a New Orleans, sono state presentate alcune interessanti scoperte che riguardano Juno, la sonda della Nasa in orbita attorno a Giove dal 2016.
Il principal investigator di Juno Scott Bolton del Southwest Research Institute ha presentato un’emozionante traccia audio di 50 secondi generata dai dati raccolti durante il sorvolo ravvicinato di Ganimede, avvenuto il 7 giugno 2021. Lo strumento Waves – progettato per rilevare le frequenze radio e i campi magnetici prodotti nella magnetosfera di Giove – ha raccolto i dati su quelle emissioni. La loro frequenza è stata quindi spostata nella gamma udibile dall’uomo per creare la traccia audio che trovate qui sotto. «Se ascoltate attentamente, potete sentire il brusco cambiamento alle frequenze più alte, intorno a metà della registrazione, che rappresenta l’ingresso in una regione diversa nella magnetosfera di Ganimede», commenta Bolton.
L’analisi dettagliata e la modellazione dei dati di Waves sono in corso. Secondo William Kurth dell’Università dello Iowa, è possibile che il cambiamento nella frequenza poco dopo il massimo avvicinamento sia dovuto al passaggio dal lato notturno a quello diurno di Ganimede. Al momento del massimo avvicinamento di Juno a Ganimede, durante il 34esimo giro attorno a Giove, la sonda spaziale si trovava a 1038 chilometri dalla superficie lunare e viaggiava a una velocità relativa di 67mila chilometri orari.
Allo stesso meeting, il team di Jack Connerney del Goddard Space Flight Center della Nasa, investigatore capo del magnetometro di Juno e vice principal investigator della missione, ha mostrato la mappa più dettagliata mai ottenuta del campo magnetico di Giove. Compilata dai dati raccolti durante le 32 orbite della prima missione di Juno, la mappa fornisce nuove informazioni sulla misteriosa Grande Macchia Blu del gigante gassoso, un’anomalia magnetica all’equatore del pianeta.
I dati di Juno indicano che, durante i cinque anni in questione, si è verificato un cambiamento nel campo magnetico del gigante gassoso e che la Grande Macchia Blu si sta spostando verso est a una velocità di circa 4 centimetri al secondo rispetto all’interno di Giove, circumnavigando il pianeta in circa 350 anni. Al contrario, la Grande Macchia Rossa si sta spostando verso ovest a una velocità molto più rapida, impiegando circa quattro anni e mezzo a fare un giro completo. La nuova mappa mostra che i venti zonali di Giove (correnti che corrono da est a ovest e da ovest a est, conferendo a Giove il suo caratteristico aspetto a strisce) stanno distruggendo la Grande Macchia Blu. Ciò significa che questi venti, misurati sulla superficie del pianeta, si spingono in profondità verso l’interno del pianeta stesso.
E ancora, Lia Siegelman, oceanografa presso l’Università della California, San Diego, dopo aver notato che i cicloni al polo di Giove sembrano molto simili ai vortici oceanici, ha deciso di studiare la dinamica dell’atmosfera di Giove. Al meeting ha presentato il modello semplificato del polo di Giove, mostrando che i modelli geometrici dei vortici emergono spontaneamente e sopravvivono per sempre. Sebbene il sistema energetico di Giove sia su una scala molto più ampia di quella terrestre, comprendere le dinamiche dell’atmosfera gioviana potrebbe aiutarci a capire i meccanismi fisici in gioco sul nostro pianeta.
Infine, il team di Juno ha anche rilasciato la sua ultima immagine del debole anello di polvere di Giove, scattata dall’interno dell’anello. La più luminosa delle bande sottili e le regioni scure vicine sono legate alla polvere generata da due delle piccole lune di Giove, Metis e Adrastea. L’immagine cattura anche il braccio della costellazione di Perseo. «Toglie il fiato poter osservare queste costellazioni familiari da una sonda spaziale a mezzo miliardo di miglia di distanza», dice Heidi Becker del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. «Tutto sembra più o meno lo stesso di quando lo apprezziamo dai nostri cortili, qui sulla Terra. È un maestoso promemoria di quanto siamo piccoli e di quanto ci sia rimasto da esplorare».