“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, suggerirebbe la tradizione. Ma come si concilia la tradizione con un lancio spaziale? E non un lancio qualsiasi: parliamo dell’attesissimo James Webb Space Telescope (Jwst), una collaborazione tra la Nasa, l’Agenzia spaziale europea e quella canadese per costruire l’osservatorio astronomico più fantasmagorico che abbia mai scrutato il cosmo dalle profondità dello spazio. Un progetto che affonda le sue radici negli ormai lontani anni Novanta del secolo scorso, il cui lancio ha subito rinvii per almeno un decennio.
L’ultima proroga, annunciata l’altro ieri, sposta la data del tanto sospirato lancio, previsto per il 24 dicembre, ancora di un giorno. Il telescopio è già pronto, ripiegato come un origami in cima al razzo Ariane5 che lo accompagnerà nello spazio, con tanto di serbatoi carichi di propellente, ma le condizioni meteorologiche a Kourou, sede dello spazioporto da cui prenderà il volo Jwst, in Guiana francese, non sono favorevoli, e dunque il lancio non avverrà prima del 25 dicembre, tra le 13:20 e le 13:52 ora italiana. Giusto in tempo per essere aggiunto al menu del pranzo delle feste.
La comunità astronomica mondiale seguirà con trepidazione il lancio e le operazioni successive: una delicatissima sequenza di dispiegamento che, nel corso di diverse settimane, prevede la distensione dello schermo solare a cinque strati, seguita dall’apertura degli specchi primario e secondario del gigantesco osservatorio. Seguirà con attenzione particolare chi si è già aggiudicato, mediante un processo di selezione altamente competitivo, una porzione di tempo durante il primo anno di operazioni dell’ambitissimo telescopio, assaporando le osservazioni che avranno inizio non prima della prossima estate. Tra loro anche alcuni ricercatori e ricercatrici dell’Inaf, a cui abbiamo chiesto di raccontare dove, come e con chi vivranno questo momento speciale per la storia dell’astronomia.
«Sarà un pranzo di Natale particolare», racconta a Media Inaf Mario Guarcello, ricercatore presso l’Inaf di Palermo che utilizzerà Jwst, una volta operativo, per osservare l’ammasso stellare Westerlund 1 e studiare come si formano stelle e pianeti in ambienti estremi, caratterizzati da tassi elevati di formazione stellare. «Trattandosi del giorno di Natale, guarderò il lancio a casa con i miei… la compagnia migliore per provare a calmare ansia e preoccupazione».
Nessun gesto o rito scaramantico particolare per il lancio. «Quelli li riservo per le complicatissime manovre che Jwst dovrà eseguire i giorni successivi durante il suo lungo cammino verso la sua orbita finale», aggiunge.
Lancio in famiglia anche per Brunella Nisini, ricercatrice Inaf a Roma, che con Jwst intende studiare l’origine dei potenti getti di materia causati dal processo di accrescimento delle stelle in formazione.
«Il rinvio della data, unito al problema della pandemia, ha stravolto i programmi per l’evento del lancio. Originariamente avrei partecipato all’evento ufficiale all’Esrin [la sede dell’Esa a Frascati, vicino Roma; ndr], poi pensavo di seguire il lancio dal mio ufficio. Visto che ora il lancio è stato spostato al 25 dicembre, lo vedrò a casa giusto prima del pranzo di Natale». La ricercatrice prevede di coinvolgere senz’altro la famiglia e forse di sentire alcuni colleghi per commentare insieme il lancio. «La tensione è forte, sopratutto dopo le incertezze sul lancio dell’ultimo periodo. Però non sono scaramantica, confido nella scienza quindi niente portafortuna!».
Tradisce un po’ di scetticismo, anche se solo a proposito della data, Luigi Bedin, ricercatore all’Inaf di Padova, che commenta: «Se rimane il 25 dicembre 2021… vediamo. Sino a che non lo vedo non ci credo! Dovete tener conto che quando ho lavorato a Baltimora, all’entrata dello Space Telescope Science Institute, dove ero nello Staff di Hubble Space Telescope, c’era un cartello che già nel 2007 dava il conto alla rovescia, con una fantomatica data di lancio nel 2013… ecco, siamo nel 2021».
Con Jwst, il ricercatore prevede di osservare le stelle più fredde e deboli nei due ammassi globulari più vicini a noi: M4 e Ngc 6397. «Ho tre bambini piccoli – Leon, Frida e Berenice – e saremo tutti a casa in famiglia, ognuno ad aspettare il suo tanto atteso regalo», aggiunge. «Aspetterò anche io il mio (da ben più di un anno!): un perfetto lancio del Jwst, con tutti i diagnostici a posto. Poi per vederlo ben funzionante dovrò aspettare ben oltre la Befana… forse per Pasqua».
Anche Bedin riserva eventuali preoccupazioni per la complessa coreografia di dispiegamento che seguirà il lancio. «Io di solito ci brindo sopra. Che vada bene o male, so che è stato fatto tutto il possibile, e anche di più. Quando ci sono un milione di cose che devono andare tutte bene, e quando sai che ne basta anche solo una che non vada perfettamente per compromettere tutti i tuoi sogni, ti auguri solo di avere fortuna».
Nessun portafortuna particolare per Roberto Decarli, ricercatore presso l’Inaf di Bologna, che attende Jwst per osservare il merger fra una galassia che ospita un quasar e una sua galassia ‘satellite’, avvenuto quando l’Universo era ancora giovane, meno di un miliardo di anni dopo il Big Bang.
«Finora nella mia carriera ho seguito solo un po’ a distanza le missioni spaziali, questa è la prima volta che sono così direttamente coinvolto fin dal principio», racconta. «Seguirò il lancio dalla casa dei miei genitori, dove trascorreremo le feste. Sarò con i miei genitori, mia nonna novantacinquenne, mia moglie e mio figlio».
Come lui, anche il collega Eros Vanzella dell’Inaf di Bologna si prepara a scrutare i primordi della storia cosmica con Jwst, in questo caso in cerca dei misteriosi “embrioni” degli ammassi globulari e della tanto cercata prima generazione di stelle, grazie al fenomeno delle lenti gravitazionali. «Sarà un evento epocale, diverso da Hubble», commenta, «e quando le operazioni scientifiche inizieranno sarà una bella sfida: torneremo “bambini”».
Come tanti, il ricercatore guarderà il lancio da casa. «Con la famiglia: la mia compagna, Lara, e i due figli – Davide e Leonardo – ed eventualmente connesso in remoto con colleghi e co-investigatori del nostro programma». Non si ritiene agitato, ma in casa le casse di birra sono pronte. Con lanci spaziali di questo calibro, nulla viene lasciato al caso.
Per saperne di più:
- Perché il meteo può ritardare un lancio spaziale?
- Nove i programmi osservativi Jwst a guida italiana
Guarda il servizio video di MediaInaf Tv, con un’intervista a Mario Guarcello: