Il laser per incisione taglia poligoni di perspex e scalfisce tavolette di legno senza sosta. Sulla scrivania, accanto all’immancabile tazza di caffè, il laptop annuncia un flusso continuo di ordini e richieste da tutto il mondo, mentre sul piatto del giradischi suonano a ripetizione canzoni natalizie. Non siamo nel laboratorio di Santa Claus ma in Bretagna, all’Atelier Charneddy, e in poltrona, di fianco al sonnecchiante cane Chapeau, siede una designer con dottorato in astronomia osservativa. «Il rush natalizio è il periodo più impegnativo dell’anno per me», racconta Becky Kennedy, fondatrice del brand Cepheid Studio, specializzato in articoli scientificamente acccurati. «Al momento il mio equilibrio tra lavoro e vita privata si sposta necessariamente di più verso il lavoro, ma poiché sto facendo un lavoro che amo, è comunque fantastico».
La creatività fa parte della vita di Kennedy da quando ha memoria. Già durante il master in astronomia all’Università del Sussex, nel Regno Unito, disegnava e realizzava pezzi di abbigliamento femminile unici e di alta qualità, un’attività che si è protratta anche durante il dottorato all’Università di Nottingham. «È sempre stato un lavoro secondario e non un obiettivo a tempo pieno», aggiunge. «Tuttavia, verso la fine del dottorato di ricerca sono rimasta delusa dall’idea di una carriera nel mondo accademico, così io e il mio compagno ci siamo trasferiti a Parigi e ho deciso di creare la vita che volevo». Con Cepheid Studio, il cui nome fa eco alle stelle variabili Cefeidi che, sin dal pionieristico lavoro di Henrietta Swan Leavitt nel 1908, vengono usate per misurare le distanze nell’universo, ha disegnato la sua professione preferita, prendendo tutti gli aspetti che ama dell’astronomia e combinandoli con la sua propensione per la creatività. «Non ho mai guardato indietro!».
A seconda di quanti ordini ci sono sui libri contabili o di quanto perde il tetto della casa, un pittoresco stabile nella campagna francese di cui cura personalmente la ristrutturazione, Kennedy dà la priorità a ciò che deve essere fatto quel giorno e si mette al lavoro. Sotto le sue abili mani, materiali grezzi come il legno e il perspex si trasformano in ciondoli, orecchini, sottobicchieri e ornamenti per l’albero di Natale dedicati ai telescopi che hanno fatto la storia dell’astronomia. Al momento, la maggior parte del lavoro avviene durante le ore diurne poiché il laser per le incisioni è collegato ai pannelli solari del giardino, ma è già previsto un piccolo investimento per comprare delle batterie deep-cycle e avere maggiore flessibilità. «Dopo anni passati a essere prigionieri della sveglia, ora ci svegliamo naturalmente, il che ci sembra uno dei più grandi lussi della vita», commenta.
Essere una designer indipendente non significa solo avere belle idee: bisogna essere un po’ esperti in tutto. E così Kennedy è allo stesso tempo contabile, supporto tecnico, guru del marketing, redattrice. La creatività rimane il motore del suo lavoro e la precisione la sua bussola. «Disegno i pezzi che vorrei già esistessero: cose che vorrei possedere io stessa. Trovo davvero frustrante vedere nei negozi design a tema spaziale caricaturali e imprecisi quando l’universo reale è già incredibilmente bello. Cerco di conferire integrità scientifica a tutto ciò che progetto: mi viene naturale guardare i dati o gli strumenti scientifici e vederli dal punto di vista di un designer».
L’accuratezza scientifica è estremamente importante: se sta disegnando una collana con tutti i pianeti del sistema solare o una tovaglietta con le costellazioni, possiamo essere certi che le dimensioni di quei pianeti saranno davvero in scala e che le costellazioni riproducono ciò che si può effettivamente osservare nel cielo notturno. «Uno dei miei più grandi momenti di ispirazione è stato riuscirmi a procurare il più incredibile perspex dorato a specchio: sapevo che l’avrei dovuto trasformare in una versione minuscola e ridotta dello specchio primario di Jwst», ricorda l’astrofisica designer. «Molte lune fa, prima di iniziare il dottorato in astronomia, ricordo di essere andata a una conferenza su Jwst al Royal Observatory di Edimburgo. L’oratore aveva utilizzato una lavagna luminosa per produrre un esagono luminoso sul muro di 1,32 metri di diametro, ovvero la dimensione di ciascuno dei 18 pannelli che formano lo specchio di Jwst. Gli specchi della mia versione per collana sono significativamente più piccoli, per renderli indossabili: una scala di 1:2167, per la precisione».
Oltre a ciondoli, orecchini, spillette e gemelli ispirati al telescopio spaziale più potente mai costruito, tra i pezzi preferiti di Kennedy non possono mancare i calzini, capo d’abbigliamento che colleziona sin da quando era bambina. E così, nel suo negozio online, fa bella mostra un’intera collezione di calzini, con motivi che spaziano dalle costellazioni ai telescopi terrestri e spaziali, fino ai diversi tipi di nubi e agli strati dell’atmosfera del nostro pianeta. Gli acquirenti – un mix piuttosto uniforme tra scienziati e non – sembrano apprezzare. «Il tipo di feedback che mi fa sorridere di più proviene da persone che capiscono perfettamente ciò che sto cercando di fare con i miei progetti: persone che notano i piccoli dettagli e apprezzano tutto il lavoro dietro ogni articolo». Spesso si imbatte nei commenti lasciati da parenti di scienziati che comprano questi articoli come regali per i loro cari, sollevati nell’aver trovato il regalo perfetto per la loro persona dai gusti “difficili”.
Non mancano le sorprese. L’articolo di gran lunga più popolare nell’ultimo anno è stata una collezione di taccuini e nastro adesivo dedicati al linguaggio di programmazione Python. «Python è un linguaggio di programmazione gioioso – e lo dico dopo aver passato tanto tempo a cercare di modificare il codice di qualcun altro scritto in C, un’esperienza terribile». Kennnedy ha progettato questo taccuino per funzionare come un vero Jupyter Notebook – un’applicazione web basata sul linguaggio Python, molto comune tra gli astronomi – con le righe numerate che vanno a formare una ‘to-do list’. Il taccuino si congratula con chi lo usa se riesce a spuntare tutto dall’elenco, ma per chi non dovesse essere in grado di completare l’intera lista, il codice è molto indulgente e ricorda che “c’è sempre domani”. La designer temeva che questo articolo potesse essere troppo specifico o oscuro, e invece è stato un successo. «Penso che la combinazione tra codice reale e natura giocosa risuoni davvero con altri programmatori. Mi piace potermi connettere con altre persone che hanno una mentalità scientifica attraverso i miei progetti». Non tutti però leggono correttamente le descrizioni. Uno dei commenti preferiti ricevuti da Kennedy recita: “questo block notes da 10,5 cm x 14,8 cm è più piccolo di quanto mi aspettassi”.
Un oceano e nove fusi orari più a ovest, nel suo laboratorio in California, anche Emily Lakdawalla è indaffaratissima tra perline e fili di pietre preziose. «Sto lavorando moltissimo da ottobre, perché la maggior parte delle mie vendite avviene tra novembre e dicembre», racconta. «Il resto dell’anno passano intere settimane senza toccare questo lavoro di artigianato perché sono impegnata a scrivere articoli e libri o fare consulenze».
Planetologa di formazione, “evangelista planetaria” di professione, Lakdawalla ama fare moltissime cose. Il suo primo libro, The Design and Engineering of Curiosity: How the Mars Rover Performs Its Job, pubblicato da Springer nel 2018, è ancora attuale, con applicazioni rilevanti anche per quanto riguarda il lavoro del nuovo rover marziano Perseverance, ed è già previsto un seguito, a cui dedicherà la prima metà del prossimo anno. Ma tra un articolo e una proposta di libro, l’autrice ha lanciato una serie di gioielli e altre creazioni semi-preziose ispirate a corpi celesti che stanno riscuotendo crescente successo su Etsy, piattaforma internazionale dell’artigianato online.
«Ho sempre pensato che i pianeti fossero belli, ma non ho fatto arte spaziale finché non li ho studiati durante il master», ricorda Lakdawalla. Dal primo oggetto d’arte spaziale, una coperta trapuntata con Giove e le sue lune, regalo per un compagno d’ufficio dell’epoca, la sua creatività ha toccato l’abbigliamento, con abiti ispirati ai pianeti e altri corpi del Sistema solare, prima di arrivare alle gemme. «Il lavoro che faccio ora è stato ispirato da un negozio di perline di pietre preziose che ho visitato durante una vacanza a Tolosa, in Francia, un paio di anni fa. C’erano perline che mi ricordavano Giove, la Terra e Marte: ho comprato un sacco di perline, le ho portate a casa e ho iniziato a lavorarci».
Tra le sue creazioni preferite, una serie di alberi i cui rami, fatti di filo metallico arrotolato, sono popolati di pianeti, lune, asteroidi e oggetti trans-nettuniani, idea nata proprio per mostrare la pluralità di mondi ai confini del Sistema solare. «Anche se per me è importante rappresentare mondi che spesso non sono rappresentati nella gioielleria o nell’arte», spiega, «sembra che alle persone piaccia avere un pezzo che sia immediatamente riconoscibile».
Nel suo negozio su Etsy, frequentato da un mix tra professionisti e appassionati dello spazio, l’articolo più popolare sono gli orecchini Terra-Luna, ma piacciono molto anche dei grandi orecchini a cerchio con una rappresentazione di tutti i pianeti del Sistema solare. Gli astronomi in particolare hanno mostrato entusiasmo per una delle creazioni più recenti: una serie di collane ispirate al diagramma Hertzsprung-Russell – strumento fondamentale per lo studio dell’evoluzione stellare, usato per classificare le stelle di diversi colori e dimensioni. «È una bella sfida individuare le gemme che rappresentano la gamma necessaria di dimensioni e colori. Se Jwst parte con successo, ho un’idea divertente per un design di gioielli – ma non voglio portare sfortuna realizzandolo prima del lancio».
L’ispirazione, racconta, può iniziare anche da una singola perlina. «Come nel caso di [alcuni] braccialetti e collane, nati quando ho trovato delle perline piatte molto grandi che mi ricordavano i pianeti giganti». E così, ogni volta che viaggia, Lakdawalla va in cerca di negozi di perline locali, dal centro di Los Angeles ad Albuquerque, nel New Mexico. Per capire meglio come funzionano i materiali, si è documentata su diversi libri dedicati alle pietre preziose e ai minerali. «Le due cose principali che ho dovuto imparare sono l’avvolgimento del filo – come forgiare il filo metallico in forme piacevoli – e la contabilità. Fortunatamente mio marito è estremamente bravo in contabilità e mi ha potuto insegnare le basi per fare tutto correttamente».
Oltre che sui rispettivi negozi online, i prodotti di Kennedy e Lakdawalla popolano anche gli scaffali virtuali di una boutique assolutamente unica: Startorialist – star, come stella, e sartorialist, come sartoria. Si tratta di una piattaforma di moda e design su cui trovare articoli di abbigliamento e accessori dedicati a temi scientifici, astronomia e spazio in testa, nata alcuni anni fa come un semplice blog curato dalle astronome statunitensi Summer Ash ed Emily Rice. «Originariamente ci è venuta l’idea perché entrambe organizzavamo molti eventi di divulgazione a New York, e ci presentavamo sempre indossando qualcosa a tema spaziale: leggings galattici, gioielli stellari, magliette nerd», racconta Rice, esperta di nane brune e professoressa associata al Macaulay Honors College della City University of New York (Cuny). «L’obiettivo del blog era trovare e condividere abbigliamento a tema astronomico e spaziale, gioielli, accessori, decorazioni per la casa, davvero qualsiasi articolo che permettesse di parlare di scienza, per esempio identificare l’immagine di Hubble [usata nel design] o spiegare se qualcosa fosse impreciso. Pensavamo che questo ci avrebbe aiutato a non dover comprare e indossare tutto ciò che trovavamo, cosa che ci si è ritorta contro nel miglior modo possibile!».
Tra il 2015 e il 2016, le due astronome presentano questo progetto con un poster nella sezione di divulgazione del meeting annuale dell’American Astronomical Society (Aas), portando in mostra anche alcuni articoli dalle loro collezioni personali. «I poster erano molto popolari: ho parlato con molte più persone rispetto a quelle con cui parlo davanti a un poster sulla mia ricerca», nota la ricercatrice. L’attenzione ricevuta da questi poster ha attirato l’attenzione di Debbie Kovalsky, Director of Exhibits della Aas, che invita Ash e Rice a pianificare uno stand “vetrina” per il meeting invernale del 2017. «A quel punto avevamo sviluppato una rete di designer e artisti indipendenti che stavano creando articoli a tema spaziale affidabili e meravigliosi», spiega Rice. «Abbiamo raccolto campioni di abbigliamento, gioielli, giocattoli e altro ancora da mettere in mostra e abbiamo organizzato dei codici sconto per i partecipanti del meeting».
L’esperimento è andato così bene che, un anno dopo, le fondatrici del blog decidono di fare un investimento e provare effettivamente a vendere alcuni articoli durante il meeting 2018, con l’aiuto della collega Kelle Cruz, collaboratrice di ricerca di Rice alla Cuny e fondatrice di ScienceBetter Consulting, Llc. «Il successo e le sfide della “BOOTHtique” quel primo anno ci hanno colto di sorpresa, ma è stata un’esperienza meravigliosa in tanti modi», aggiunge Rice. Da allora, Startorialist è presente a ogni meeting della Aas, facendo capolino anche in altri congressi scientifici. E se queste attività sono al momento in pausa, a causa della pandemia che ha costretto molti incontri scientifici a svolgersi in modalità virtuale nel corso degli ultimi due anni, il successo degli stand ai congressi ha permesso al brand di rafforzarsi fino al grande salto: un vero e proprio negozio online che spedisce in tutto il mondo, inaugurato nel 2020. «Mi piacerebbe anche avere un negozio fisico, o almeno poter avere di nuovo negozi temporanei», ammette la ricercatrice. «Lo stand ci ha dato spazio per mostrare così tanti tipi di articoli diversi, e permettere alle persone di navigare e fare acquisti, selezionando articoli per se stesse e come regali per i loro studenti, partner, bambini, eccetera. Una cosa come “fare shopping” sembra un compito banale o superficiale, ma quando possiamo includere la scienza, questo la integra nella nostra vita quotidiana in un modo che credo possa rafforzare la nostra comunità di ricerca e coinvolgere maggiormente il grande pubblico».
Alcune astronome e astronomi indossavano già abiti a tema spaziale, ma Rice non nega l’impatto di Startorialist nel promuovere questo tipo di abbigliamento all’interno della comunità. «Penso che la popolarità della “moda spaziale” sia cresciuta, da qualcosa di trendy a una categoria duratura di design», commenta Rice, che scherza spesso su una strana “energia oscura” che contribuisce ad accelerare l’espansione dell’universo della moda spaziale. «Ogni nuova immagine di Hubble o missione spaziale offre nuove opportunità e gli artisti stanno esplorando nuovi stili e tecniche in cui possono essere incorporati temi spaziali e scientifici. Penso che la moda scientifica sia un ottimo modo per comunicare con il pubblico ma anche per trasmettere la creatività, l’entusiasmo e l’umanità degli scienziati come persone». La ricercatrice fa notare come la moda, fortemente associata alla femminilità, combinata alla scienza, tradizionalmente vista come attività maschile, possa aiutare a mettere in discussione lo status quo, permettendo di ampliare l’idea di cosa significhi fare scienza nell’immaginario collettivo. «È anche un modo meraviglioso per costruire una comunità scientifica più inclusiva e diversificata, per promuovere norme e valori che permettano alle persone di sentirsi a proprio agio nell’essere completamente sé stesse nella scienza».
Tra i prodotti più venduti nello shop online, Rice annovera un mix di articoli che gli astronomi comprano da indossare sia separatamente che in combo, per creare un look “spaziale” che sia però comunque professionale e sobrio, come gli abiti con il motivo di costellazioni bianco su nero oppure i gioielli a tema planetario o raffiguranti telescopi e satelliti. Non mancano i regali per scienziati e appassionati dello spazio: pianeti di peluche, vestiti e libri per bambini, tazze, quaderni, puzzle e, nell’ultimo anno e mezzo, anche le mascherine.
Conferma questo trend la ricercatrice tedesca Fe Krauss, esperta di astrofisica delle alte energie e attualmente Eberly Research Fellow presso la Pennsylvania State University, negli Stati Uniti. «Adoro l’abbigliamento ispirato all’astronomia di Startorialist e vari negozi, inclusi quelli della Nasa», commenta. «Ci sono persone meravigliose, molto ingegnose su siti web come Etsy, che vendono oggetti fatti a mano, persino su commissione. Non credo sia necessario per un astronomo usare il nostro lavoro nell’abbigliamento. Tuttavia, l’astronomia ha portato alcune delle immagini più spettacolari e usarle nella moda è una scelta ottima e semplice per molti, anche per i non-astronomi».
Oltre agli articoli a tema astronomico e spaziale disponibili online, Krauss si diverte a creare in prima persona: disegna, dipinge e soprattutto combina queste attività con la tecnologia e la moda. «Ho organizzato una serata di arte e artigianato per i colleghi, in cui mostro a tutti come dipingere su qualsiasi tessuto: magliette, scarpe, persino borse. È molto divertente per tutte le persone coinvolte poter lasciare che il nostro lavoro ispiri la creatività», racconta la ricercatrice, che coltiva il suo lato creativo sin da quando era molto giovane e oggi trova l’arte un’attività non solo rilassante ma anche stimolante, richiedendo essa stessa ricerca. «Ho scoperto che molti astronomi e fisici hanno un lato creativo, qualcosa che bilancia il nostro lavoro più analitico, forse. Per alcuni è la musica o la scrittura, ma per me è stata l’arte e l’artigianato».
Krauss apprezza lo scambio di idee su progetti artistici con altri scienziati – ricorda, tra gli altri, una collega alla Penn State University che realizza meravigliosi lavori con il punto a croce – ma condivide sui social network solo le creazioni di cui è particolarmente orgogliosa, per evitare che un piacevole hobby possa diventare un’attività frenetica o portare alla competizione. «Non voglio che questo sia un aspetto molto pubblico di me: molti lavori li realizzo solo per me stessa, per il mio divertimento», precisa.
Il suo progetto preferito finora sono un paio di scarpe spaziali, in cui si fondono la pittura a tema astronomico – con galassie e nebulose ispirate alle immagini raccolte dai grandi telescopi – e la tecnologia indossabile. Grazie a uno strato sensibile alla pressione inserito nel tallone della scarpa, collegato a un piccolo microcontrollore, una batteria e alcuni Led, le scarpe si illuminano quando la ricercatrice cammina, e si sono rivelate un ottimo rompighiaccio con i colleghi. «Ho indossato le mie scarpe a riunioni, conferenze e congressi, e sono un facile spunto di conversazione: “Ehi, belle scarpe! Dove le hai prese?” Il networking può essere scoraggiante, quindi avere qualcosa di semplice di cui parlare prima della scienza è fantastico».