IL TELESCOPIO HA GIÀ PERCORSO UN QUARTO DEL TRAGITTO

A spasso con Webb

Mentre scriviamo queste note, Jwst si trova a circa 365mila km dalla Terra – più o meno la distanza che ci separa dalla Luna – e i primi fra i 344 passaggi critici che dovranno essere completati durante la fase iniziale della missione sono stati superati con successo. In particolare, sono stati aperti il pannello solare e il modulo con l’antenna a banda larga

     27/12/2021

Ora che il telescopio spaziale più atteso e costoso della storia è in volo, instradato in modo impeccabile dal razzo Ariane 5 che il giorno di Natale lo ha lanciato nello spazio, molti potrebbero pensare che il più è fatto. In realtà non è così. Come ben sanno gli astronomi, ansiosi di poter ricevere i primi dati, la parte più difficile ancora deve arrivare. O meglio, è in corso, e durerà circa tre settimane:  il tempo richiesto per superare, uno a uno, i temuti 344 single point failures, ovvero quei 344 passaggi che devono assolutamente essere completati con successo, pena il fallimento della missione.

Quelli principali li potete vedere nella timeline qui sopra, presa dalla pagina che ci informa in tempo reale sullo stato della missione. Sono i cosiddetti deployment, ovvero i movimenti meccanici di apertura delle varie componenti che, per ragioni prevalentemente di spazio, sono state piegate prima del lancio così da impacchettare bene il tutto nell’ogiva dell’Ariane 5.

Alcuni di questi deployment sono già avvenuti. Mezz’ora dopo il lancio si è aperto il pannello solare, permettendo così al telescopio di passare dall’alimentazione a batterie a quella fotovoltaica. Ieri pomeriggio, invece, dunque un giorno dopo il lancio, è stato il turno dell’antenna, o più propriamente del gimbaled antenna assembly: l’insieme che comprende l’antenna a banda larga, ora puntata verso il nostro pianeta. Una volta che la missione sarà pienamente operativa, attraverso il suo piatto verranno inviati verso la Terra almeno 28,6 Gb di dati scientifici due volte al giorno.

 

Tra il primo e il secondo deployment – quello del pannello solare e quello dell’antenna – sono poi stati superati con successo anche alcuni altri dei 344 passaggi critici. Circa 12 ore dopo il lancio ha infatti avuto inizio la prima delle tre manovre correttive mid-course, compiuta accendendo per 65 minuti i propulsori di bordo. Correzione non dovuta a un errore – va sottolineato – ma ampiamente prevista e voluta. Il telescopio è stato infatti sganciato dall’Ariane 5 con una spinta lievemente inferiore a quella richiesta per raggiungere la sua destinazione – L2, il punto lagrangiano secondo: un cosiddetto underburn intenzionale dovuto al fatto che, se mai la spinta fosse risultata eccessiva, Jwst non avrebbe potuto girarsi per “frenare”, perché così facendo avrebbe finito per esporre direttamente l’ottica e la struttura del telescopio al Sole, rischiando di surriscaldarle e portando alla fine prematura della missione. Si è dunque preferito dare una spinta iniziale un po’ sottodimensionata – un underburn, appunto – per applicare poi una serie di caute correzioni successive usando i piccoli propulsori di bordo.

Sempre durante la notte tra Natale e Santo Stefano, infine, sono anche stati attivati ​​per la prima volta i sensori di temperatura e gli estensimetri del telescopio (strumenti per la misura delle deformazioni), cruciali per tenere sotto controllo i sistemi termici e strutturali di Jwst.