Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non si è chiesto: esiste da qualche altra parte dell’universo un pianeta simile al nostro che ospiti una qualche forma di vita? La risposta a questa domanda è di pertinenza di una disciplina relativamente giovane che il Nasa Astrobiology Institute (Nai) definisce come “lo studio dell’universo vivente”: l’astrobiologia. L’astrobiologia studia l’origine, l’evoluzione, la distribuzione e il destino della vita nell’universo, inclusa la Terra.
Com’è comprensibile già dal nome, si tratta di una materia fortemente multidisciplinare, che affonda le proprie conoscenze in diverse aree delle scienze della vita (biologia molecolare, biochimica, genetica), delle scienze della Terra (geologia, geofisica, climatologia), e delle scienze dello spazio (Sistema solare, pianeti extrasolari, astronomia stellare, evoluzione chimica galattica).
Un interessantissimo libro esamina in dettaglio i principi che sono alla base della disciplina e i recenti progressi in questo campo del sapere costantemente in evoluzione: edito dalla Padova University Press e pubblicato nel 2021, è Astrobiologia. La ricerca di vita nello spazio. La mano esperta che l’ha scritto è quella di Giuseppe Galletta, docente di astronomia e astrobiologia all’Università di Padova, già autore di diversi libri divulgativi e contributi a testi scolastici oltreché di decine di articoli di ricerca su riviste scientifiche internazionali.
Astrobiologia. La ricerca di vita nello spazio è un vademecum; una guida utile per barcamenarsi all’interno di questa affascinante disciplina attraverso l’esplorazione dei suoi principali fondamenti concettuali, che coprono una varietà di campi tradizionali del sapere: chimica, biologia, geoscienze, fisica, astronomia. Dopo averlo letto non sarete certo astrobiologi, ma vi assicuro che il tema della ricerca di vita nello spazio avrà qualche segreto in meno.
Disponibile per il download gratuito in forma digitale sul sito della casa editrice, e a pagamento nella versione cartacea, il libro è composto da undici capitoli per un totale di 254 pagine, compresa la prima copertina – che riporta una bella immagine dell’Osservatorio astronomico europeo in Cile, con la Via Lattea e la cometa 2014Q2 Lovejoy – e la quarta copertina – l’ultima pagina del libro – che contiene le informazioni sull’autore e una breve descrizione del libro.
Ma andiamo al contenuto. Il libro inizia con una panoramica della struttura degli esseri viventi, della storia biologica della Terra e della formazione degli elementi necessari per la vita, per poi addentrarsi nel mondo dell’evoluzione delle stelle e del Sistema solare, discutendo anche di abitabilità di altri pianeti e di possibilità che esistano altre forme di vita intelligenti nella nostra galassia, ovviamente senza tralasciare gli aspetti e le questioni filosofiche che si aprono quando ci si approccia a un campo di studi multidisciplinare qual è, appunto, l’astrobiologia. Non sono stati trascurati nemmeno gli aspetti storici legati alla disciplina, né tanto meno quelli legati al mondo fantascientifico che vi gira intorno. «Gli scrittori, in quanto a fantasia, non sono da meno dei veri scienziati e spesso presentano il problema con aspetti molto interessanti che possono avere sviluppi nelle future ricerche», dice Galletta.
Più in dettaglio, il primo capitolo del libro è un tuffo nel passato. Un viaggio indietro nel tempo che l’autore ci fa fare disaminando la visione del cosmo e l’evoluzione dell’idea dell’esistenza di vita negli ultimi tremila anni di storia della specie umana. «Può sembrare strano e noioso al lettore del XXI secolo parlare di come i popoli antichi interpretassero il mondo, ma per capire il perché di tante persecuzioni e oppressioni di idee avvenute nel passato, e dei movimenti di pensiero attuali che negano il Big Bang o l’evoluzione biologica, bisogna conoscere l’evoluzione della cultura umana», scrive l’autore.
La trattazione continua con la descrizione degli ingredienti fondamentali che sono alla base della vita, delle tipologie di forme viventi, della loro struttura e del loro funzionamento. D’altronde, capire cosa intendiamo effettivamente per vita è il prerequisito per cercarla altrove nell’universo, no? «Tutti noi abbiamo in mente l’idea di cos’è vivente e cosa non lo è, come la parola “luce” evoca nella nostra mente un’idea chiara di un fenomeno percepibile, che tuttavia ha più di una interpretazione fisica; provate però a definire ciò che chiamate “vita”», propone Galletta, «in modo da includere delle proprietà che siano uniche e ben definite».
Come avrete capito, in questa prima parte del libro i diversi fili che costituiscono la trama della vita sono riuniti dall’autore in una chiara e puntale introduzione alla biologia, necessaria per aprire le porte dell’astronomia ed entrare all’interno delle stelle e delle nebulose planetarie, rispettivamente le “fabbriche” degli elementi chimici e delle molecole: i mattoni per la costruzione dei precursori della vita.
L’origine della vita sulla Terra e la sua presenza in ambienti estremi sono gli argomenti con cui inizia la seconda parte del libro. Galletta ci parla di forme viventi scoperte in luoghi dalle caratteristiche talmente estreme – come all’interno dei black smokers, le fumarole nere delle isole Galapagos – da farli assomigliare ad ambienti extraterrestri. Un racconto che solleva diverse domande: è così che è iniziata la vita sulla Terra? È questo ciò che possiamo aspettarci di trovare su altri mondi?
«Lo studio delle forme di vita che si sono affermate o adattate a questi ambienti estremi ci permetterà di comprendere meglio i limiti fisici e chimici di quelle che potrebbero trovarsi su altri pianeti», sottolinea Galletta. «Gli ambienti degli estremofili sono simili a quelli esistenti su altri corpi rocciosi del Sistema solare, e perciò lo studio delle forme di vita trovate in essi ci possono aiutare a comprendere che cosa ci si può aspettare di trovare nelle future missioni di esplorazione».
Studiare forme di vita che si sono adattate a vivere in condizioni così estreme può dunque aiutarci a comprendere quali caratteristiche potrebbero avere degli ipotetici esseri viventi capaci di abitare in ambienti fuori dalla Terra. Da qui l’importanza della ricerca di vita in altri mondi del nostro e di altri sistemi solari. Discorso che Galletta tratta con dovizia di particolari nei capitoli “Vita nel Sistema solare” è “Pianeti di altre stelle”.
I viaggi spaziali, le prospettive dell’esplorazione planetaria, la possibilità di inviare esseri umani e altre specie viventi su altri mondi, la probabilità che esistano civiltà extraterrestri intelligenti e la comunicazione con queste fantomatiche civiltà sono i temi che l’autore affronta negli ultimi capitoli. Molto illuminante, in particolare, è la parte in cui Galletta descrive l’equazione di Drake, utilizzata per stimare la probabilità che esistano civiltà tecnologicamente avanzate in grado di comunicare con noi. E a quanto ammonta questa probabilità? Purtroppo è un valore molto basso – dice Galletta – ma non è zero. Dunque un po’ di ottimismo: ci sono così tanti miliardi di mondi “là fuori” nell’universo che forse un giorno qualcuno, magari uno dei lettori di questo libro, scoprirà veramente la vita aliena.
La mia impressione su Astrobiologia. La ricerca di vita nello spazio? Lo stile comunicativo molto chiaro, la forma discorsiva della narrazione, la copertura completa ed esaustiva della disciplina, ma anche le illustrazioni (molte delle quali create dallo stesso autore), le figure e le tabelle ben fatte rendono questo volume uno strumento – oltre che piacevole da leggere – illuminante, non solo per biologi appassionati di astronomia e astronomi interessati alla biologia, ma anche per studenti e, più in generale, per tutti coloro che vogliono saperne di più sulla vita nell’universo. Forse tra i gold standard per i corsi universitari di astrobiologia, il volume è certamente ideale come libro di testo per scuole di grado superiore nelle quali il docente voglia introdurre l’argomento.