È UN’AGGREGAZIONE DI INNUMEREVOLI PICCOLI DIAMANTI

Enigma va all’asta: è davvero extraterrestre?

Si chiama Enigma. È attualmente all’asta come diamante nero da 555.55 carati, con ben 55 sfaccettature. L’asta terminerà il 9 febbraio. Le sue origini sono avvolte nel mistero e c’è chi ritiene che siano interstellari. «Rappresenta certamente una rarità, ma è più scientifica che gemmologica», spiega a Media Inaf Fabrizio Nestola, direttore del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova, esperto di diamanti trovati nelle meteoriti

     04/02/2022

Si chiama Enigma. Dicono che sia un diamante nero di 555.55 carati, estremamente raro. Il più grande al mondo, incluso nel Guinness dei Primati nel 2006. La sua forma è ispirata a un simbolo mediorientale – l’Hamsa – al quale è associato il numero cinque. Enigma non è solo di 555.55 carati ma presenta esattamente 55 sfaccettature.

Precedentemente inedito sul mercato e mai esposto al pubblico, Enigma è stato messo all’asta a partire dal 3 febbraio e le offerte saranno aperte fino al 9 febbraio. Non è il primo “diamante” (scoprirete il perché delle virgolette quando sarete arrivati alla fine dell’articolo) a essere messo all’asta: ad esempio lo scorso anno il diamante Key 10138 è stato venduto a un prezzo di 12.3 milioni di dollari, in criptovaluta, oppure il Cullinan Dream, un diamante blu di oltre 3100 carati, è stato messo all’asta e venduto per 25 milioni di dollari. Enigma sarà offerto “senza riserva”, il che significa che l’offerta vincente sarà quella più alta, indipendentemente dal suo importo o dal valore intrinseco del diamante stesso.

Le origini di Enigma sono avvolte nel mistero. Qualcuno pensa che sia stato creato da un impatto meteoritico. Ma è davvero possibile che abbia origine interstellare? Media Inaf  lo ha chiesto a Fabrizio Nestola, direttore del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova, dove svolge il ruolo di professore ordinario di mineralogia. Oltre a studiare diamanti terrestri, Nestola si occupa di diamanti presenti nelle meteoriti (Nestola et al. 2020, Pnas) e per questo motivo il suo parere in questo contesto è oltremodo prezioso.

Enigma è davvero un diamante?

«In realtà Enigma non è un singolo diamante ma è una vera e propria aggregazione di infiniti diamanti di dimensioni molto limitate. Questo tipo di aggregazione di diamanti viene chiamato carbonado. I carbonado sono molto diversi dai tipici diamanti terrestri che tutti conosciamo, ad esempio, come gemme montate sui solitari; i diamanti terrestri infatti sono costituiti normalmente da un “monocristallo” di dimensioni molto variabili (il più grande monocristallo mai ritrovato è il Cullinan di oltre 3100 carati) con facce trasparenti e possibilmente senza evidenti difetti. I carbonado sono molto scuri, non hanno facce regolari e mostrano elevati gradi di porosità proprio a causa del fatto che sono costituiti da una miriade di cristallini tra di loro cementati. Non ho avuto la possibilità di studiare Enigma personalmente ma un collega nel 2004 lo ha analizzato e mi ha confermato che si tratta di un carbonado con un elevato grado di porosità e che è stato tagliato per ottenere le 55 faccette che lo caratterizzano. Non è mai stato studiato in diffrazione a raggi X o in microscopia elettronica (tecniche che utilizziamo per lo studio dei diamanti nei laboratori del mio Dipartimento a Padova) e quindi non è possibile definire la dimensione dei singoli micro-nano cristalli che lo compongono».

Si tratta di un oggetto raro, nel suo genere?

«Rappresenta certamente una rarità, ma è più scientifica che gemmologica. Il materiale potrebbe avere ottime applicazioni industriali perché potrebbe essere utilizzato per le sue grandi caratteristiche come abrasivo. Sebbene sia molto raro, ha un valore molto lontano dal diamante in senso stretto. Insomma, nessuno si è mai fatto regalare un solitario di carbonado».

Fabrizio Nestola, Direttore del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova, dove svolge il ruolo di professore ordinario di Mineralogia. Crediti: F. Nestola

La casa d’asta scrive che potrebbe avere origine extraterrestre: è vero?

«L’origine dei carbonado è ancora molto dibattuta. Ancora oggi non si è trovata una soluzione univoca che spieghi come si formino. Alcuni scienziati di altissimo profilo sostengono che i carbonado abbiano effettivamente origine extraterrestre».

Quindi nelle meteoriti si possono trovare diamanti?

«Di solito nelle meteoriti troviamo diamanti nanometrici. Si possono trovare anche aggregati delle dimensioni di 100 micron ma si tratta di migliaia di cristallini delle dimensioni di nanometri, uniti insieme. Recentemente abbiamo avuto la fortuna di trovare in una meteorite molto speciale (chiamata ureilite) un diamante monocristallo di 0.1 mm. Al momento questo sembrerebbe essere il diamante extraterrestre più grande ritrovato fino ad ora. La principale ipotesi di formazione di diamanti extraterrestri è legata ai fenomeni da impatto che potevano facilmente avvenire nello spazio. Quando ad esempio la grafite va incontro ad altissime pressioni da shock può direttamente trasformarsi in diamante. Esperimenti di laboratorio in condizioni dinamiche (esperimenti di decimi di secondo) hanno dimostrato che la grafite può trasformarsi in diamante (con pressioni da shock che vanno da 20-30 fino a 50-60 gigapascal) e questo processo è facilitato in presenza di ferro metallico (con un abbassamento della pressione necessaria fino a 15-20 gigapascal). La grafite può trasformarsi in diamante anche in condizioni di pressione statiche (come avviene sulla Terra) in tempi molto più lunghi e in tali condizioni anche 5-10 gigapascal (ricordiamo che 1 gigapascal di pressione in condizioni statiche corrisponde a circa 30 km di profondità sulla Terra) sono sufficienti per determinare la trasformazione. Tuttavia, quando la pressione è dovuta a un evento da shock, la durata dell’evento stesso è così rapido che le pressioni necessarie sono molto superiori».

La casa d’asta sostiene che abbia tra i 2.6 e i 3.8 miliardi di anni, è possibile?

«Sinceramente non so come facciano a scriverlo. La datazione dei diamanti è uno dei temi più complicati nella ricerca scientifica su tale gemma preziosa. Se si ha in mano un diamante senza impurità è scientificamente impossibile datarlo. Oggi, per datare un diamante in realtà servono le “inclusioni”. Si tratta di altri minerali intrappolati nei diamanti stessi e che invece è possibile datare: per dare un esempio, tra i silicati che possiamo trovare come inclusioni nei diamanti abbiamo i granati (silicati di magnesio, ferro, calcio, cromo). La presenza nel granato di due elementi particolari come il samario (Sm) e il neodimio (Nd) permettono di datare il granato stesso e di conseguenza il diamante che lo ospita. Un altro ottimo candidato per datare il diamante è il solfuro di ferro (normalmente la pirrotina). Tale solfuro contiene due ulteriori elementi che sono molto rari come il renio (Re) e l’osmio (Os) e grazie a tali elementi è possibile datare il solfuro e quindi il diamante. I diamanti più antichi ritrovati sulla Terra hanno 3.6 miliardi di anni ma la maggior parte dei diamanti terrestri sono databili tra 1.5 e 2 miliardi di anni. Fatta tale premessa, è chiaro che per poter datare Enigma è necessario individuare al suo interno altri minerali sui quali applicare la geocronologia e a quanto mi risulta questo non è stato mai fatto su Enigma. Certamente sappiamo che altri carbonado sono stati datati ed effettivamente la loro età può arrivare a 3.8 miliardi di anni».

Le facce di Enigma sono naturali oppure è stato tagliato?

«È sicuramente stato tagliato: le sue 55 facce non sono naturali e questo mi è stato personalmente confermato da chi lo ha analizzato nel 2004. Date le sue dimensioni, posso dire che è certamente un carbonado di grandi dimensioni ma non è certamente il più grande: in Brasile hanno ritrovato carbonado che vanno da 726 fino a 3167 carati (quest’ultimo è addirittura più grande del famoso diamante monocristallo Cullinan di 3106 carati). Il suo nome è ben meritato in quanto la sua origine resta un bellissimo mistero geologico».