Hayabusa 2 potrebbe essere atterrata a sua – e nostra – insaputa su una cometa. Nel 2019 la missione dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa aveva raccolto – in due distinti touchdown – campioni dal suolo dell’asteroide Ryugu, successivamente scodellati sulla Terra, dove vari team di scienziati da tutto il mondo – compresi alcuni dell’Istituto nazionale di astrofisica – hanno così ora la possibilità di analizzarli in laboratorio. In attesa dei risultati di queste analisi, ancora in corso, dai dati elaborati direttamente dalla sonda durante la sua lunga ricognizione attorno a Ryugu emerge ora la possibilità – tutta da confermare, se mai si capirà come – che non di un asteroide si trattasse, bensì di una cometa. O meglio, di ciò che gli astronomi chiamano Cat, acronimo felino che sta per l’inglese comet–asteroid transition object.
«I Cat sono piccoli oggetti, apparentemente indistinguibili dagli asteroidi, che un tempo erano comete attive e successivamente si sono spente», spiega l’astrofisico Hitoshi Miura della Nagoya City University giapponese, primo autore dello studio che presenta l’ipotesi alternativa sulla natura di Ryugu, pubblicato a fine gennaio su ApJ Letters. «A causa delle loro affinità sia con le comete che con gli asteroidi, i Cat potrebbero fornire nuove informazioni sul Sistema solare».
Ma come si è arrivati a sospettare che Ryugu possa essere un Cat? Per rispondere, conviene anzitutto ricordare le tre caratteristiche più importanti emerse dalle analisi compiute in situ da Hayabusa 2. Anzitutto, Ryugu è oggi un cosiddetto asteroide rubble-pile, vale a dire non un blocco monolitico, bensì un ammasso di piccoli frammenti di roccia e altro materiale solido tenuti precariamente insieme dalla gravità reciproca. In secondo luogo, Ryugu ha una forma che ricorda quella di una trottola, o di un diamante irregolare: aspetto probabilmente dovuto alla deformazione indotta dalla sua rapida rotazione. Infine, Ryugu ha un contenuto di materia organica insolitamente elevato.
Ed è proprio quest’ultima caratteristica che, in attesa di conferma dai campioni riportati a terra, solleva qualche perplessità sullo scenario attualmente più gettonato, quello della “riaccumulazione”: ovvero che Ryugu abbia avuto origine dai detriti prodotti dalla collisione fra due asteroidi più grandi. Eventualità che però mal si concilia con un’origine dovuta al processo di riaccumulazione, spiegano gli autori del nuovo studio.
Ecco allora che si è fatto strada lo scenario della transizione da cometa ad asteroide: entrando nel Sistema solare interno, dunque nella Fascia principale, una cometa – oggetto proveniente dalle regioni più remote e composto in gran parte di ghiaccio – va incontro all’aumento della radiazione solare. Ciò provoca la sublimazione del ghiaccio, che disperdendosi si lascia alle spalle detriti rocciosi. Detriti che a loro volta possono ricompattarsi, per effetto della gravità, e dare anch’essi origine a un asteroide di tipo rubble-pile. Ricco però di materia organica, proprio come Ryugu.
Uno scenario che spiegherebbe tutte e tre le caratteristiche rilevate da Hayabusa 2. «La sublimazione del ghiaccio», osserva infatti Miura, «fa sì che il nucleo della cometa perda massa e si riduca, il che aumenta la sua velocità di rotazione. Come risultato di questa accelerazione, il nucleo della cometa può raggiungere la velocità di rotazione richiesta a conferirgli la forma a trottola. Non solo: si ritiene che i componenti ghiacciati delle comete contengano materia organica prodotta nel mezzo interstellare. Materia organica che finirebbe per depositarsi sui detriti rocciosi lasciati dalla sublimazione del ghiaccio».
L’ipotesi di Miura e colleghi, in attesa dei risultati delle analisi di laboratorio sui campioni, è per ora avvalorata anche dalle simulazioni, in base alle quali i dati raccolti sono compatibili con uno scenario che vede – appunto – Ryugu nascere come cometa, rimanere attivo per qualche decina di migliaia di anni e infine, giunto nella regione interna della Fascia principale, perdere il ghiaccio per sublimazione.
Per saperne di più:
- Leggi su The Astrophysical Journal Letters l’articolo “The Asteroid 162173 Ryugu: a Cometary Origin”, di Hitoshi Miura, Eizo Nakamura e Tak Kunihiro