Già nel 2016 l’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso riportava che oltre l’80 per cento della popolazione mondiale (e ben il 99 per cento della popolazione statunitense ed europea) viveva in un cielo inquinato da luci artificiali al punto da non riuscire a vedere alcuna stella.
L’inquinamento luminoso non è solo una delle manifestazioni più evidenti delle alterazioni che l’uomo provoca sugli ambienti naturali, ma un problema che riguarda anche la salute – a causa, ad esempio, dell’influenza delle luci artificiali sul ritmo circadiano e gli scompensi ormonali che ne derivano – lo spreco di risorse economiche – nel caso in cui l’illuminazione, ad esempio, sia mal direzionata e quindi non ottimizzata per il ruolo che deve svolgere – e, infine, per le conseguenze su chi le stelle le studia per lavoro o per passione: astronomi e astrofili.
Per questo, grazie a una partnership fra l’Università del Texas di Austin, l’Osservatorio McDonald, la Nature Conservancy e l’International Dark-Sky Association (Ida), sta per nascere la più grande zona di “cielo buio” (Dark Sky Reserve). Si troverà a cavallo fra Texas e Messico e includerà al suo interno lo stesso Osservatorio astronomico McDonald. La possibilità di attuare un simile progetto nasce dall’impegno delle organizzazioni sopracitate, dei governi, delle imprese e dei residenti della regione a mantenere i cieli bui, e ne trarranno beneficio non solo la ricerca astronomica, ma anche la fauna, l’ecologia e il turismo.
La Greater Big Bend International Dark Sky Reserve – questo il nome completo – comprenderà più di 39mila chilometri quadrati fra il Texas occidentale e il Messico settentrionale, e come tale è l’unica riserva di questo tipo che attraversa un confine internazionale.
«Questa riserva protegge sia la ricerca scientifica che le missioni di educazione pubblica del McDonald Observatory», commenta Taft Armandroff, direttore del McDonald Observatory dell’Università del Texas aAustin. «Dal 1939 l’osservatorio ha permesso lo studio del cosmo da parte di docenti, studenti e ricercatori dell’Università del Texas e di altre istituzioni texane di istruzione superiore, con argomenti che vanno dai pianeti che orbitano intorno a stelle vicine all’espansione accelerata dell’universo».
Il nucleo della riserva, là dove la protezione dei cieli bui è più alta, è formato dalle terre del McDonald Observatory e dalla Davis Mountain Preserve dell’associazione The Nature Conservancy. La riserva proteggerà numerosi habitat della fauna selvatica e i corridoi di migrazione che attraversano la regione di Big Bend. L’intera estensione della riserva, come si può vedere nell’immagine qui sopra, comprende anche il Rio Grande, le montagne Davis del Texas occidentale, e la Sierra del Carmen del Messico settentrionale. Negli Stati Uniti, comprende le contee texane di Jeff Davis, Brewster, Presidio e una piccola sezione della contea di Reeves. Comprende anche il Big Bend National Park, il Big Bend Ranch State Park, la Black Gap Wildlife Management Area e la Chinati Mountains State Natural Area. A sud del Rio Grande in Messico, inoltre, sono incluse anche alcune terre protette nelle aree di Maderas del Carmen, Ocampo e Cañón de Santa Elena. Per tenere fede all’impegno, quattro contee e cinque comuni all’interno dell’area della riserva hanno aggiornato le loro ordinanze di illuminazione agli ultimi standard stabiliti dalla International Dark-Sky Association.
Ottenere il via libera al progetto, nonostante le nobili intenzioni, non è stato semplice: c’è voluto un grande gruppo di sostenitori su entrambi i lati del confine per rendere la riserva una realtà. Inoltre, la domanda è stata sostenuta da rappresentanti del National Park Service, del Texas Parks and Wildlife Department e della Commissione nazionale delle aree naturali protette in Messico.
«Senza l’ampio sostegno regionale e gli sforzi di lunga data per preservare la bellezza naturale della regione di Big Bend, una riserva di cielo scuro di questa portata non sarebbe stata possibile», conclude Teznie Pugh, sovrintendente dell’Osservatorio McDonald. «È stato un vero sforzo comunitario, e la gente della zona dovrebbe essere orgogliosa di ciò che abbiamo raggiunto tutti insieme».