Sarà un braccio robotico a raccogliere dal suolo marziano i tubi portacampione lasciati da Perseverance, contenenti i frammenti di roccia che il rover della Nasa sta raccogliendo sul cratere Jezero, e affidarli alla futura navicella dell’Esa che avrà il compito di riportarli sulla Terra. E, notizia di ieri, sarà l’italiana Leonardo a progettare, produrre, integrare e collaudare il Sample Transfer Arm (letteralmente, braccio che trasferisce i campioni, questo il nome del robot) per il programma Mars Sample Return. Il progetto, affidato a un consorzio di aziende europee – spagnole, francesi, rumene, danesi, greche, svizzere e ceche – guidato, appunto, da Leonardo, ha il sostegno dell’Agenzia spaziale italiana.
Ma cominciamo dall’inizio. Uno dei principali obiettivi di Perseverance è raccogliere almeno una dozzina di campioni di suolo marziano da riportare sulla Terra entro una decina d’anni. La raccolta è iniziata lo scorso settembre e continuerà a oltranza. Per farli arrivare a destinazione, la Nasa e l’Esa stanno progettando la Mars Sample Return: una serie di missioni spaziali che avverrà nel prossimo decennio e che punta a portare i campioni marziani nei laboratori di analisi terrestri entro il 2033.
E qui entra in gioco il braccio robotico, fondamentale nella prima fase della missione di rientro. Il Sample Transfer Arm atterrerà su Marte e dovrà essere in grado di “vedere”, “sentire” e prendere decisioni autonome, per identificare, prelevare e trasferire le provette nel Mars Launch System – il primo razzo che verrà lanciato direttamente dalla superficie di un altro pianeta. Solo dopo che il robot avrà chiuso il coperchio del contenitore, i campioni marziani partiranno per il rendez-vous con l’Earth Return Orbiter (Ero) dell’Esa, incaricato di portare il materiale sulla Terra.
La struttura dell’arto robotico – lungo due metri e mezzo – imita quella di un braccio umano, con spalla, gomito e polso, consentendogli di eseguire un’ampia gamma di movimenti con sette gradi di libertà. Il braccio sarà programmato per raccogliere le provette dal suolo marziano, inserirle in un contenitore e chiudere il coperchio, pronte a lasciare la superficie di Marte.
Il robot sarà inoltre dotato anche di un “cervello” e di “occhi”, costituiti da due telecamere e una miriade di sensori in grado di decidere la linea d’azione migliore e coordinare i movimenti di conseguenza. Durante la progettazione e la costruzione del braccio robotico si terrà conto delle ostilità poste dal difficile ambiente marziano, come l’abbondante polvere e le temperature estreme, anche in termini di escursione (da -130 °C a +70 °C).