Là fra le aride pietre dove oggi si aggirano il rover Perseverance della Nasa e il suo fido compagno alato Ingenuity un tempo c’era l’acqua. Non è una novità: già dalla conformazione del terreno si sospettava che il cratere Jezero, in un lontano passato, quando l’acqua scorreva a fiumi sulla superficie del Pianeta rosso, fosse sede del delta di un fiume – appunto – che alimentava un antico lago. Ma ora arrivano nuovi dati a corroborare questo scenario: i risultati delle analisi preliminari dei campioni di roccia raccolti sul posto da Perseverance, nonché quelli ottenuti sempre dal rover Nasa con la strumentazione di remote sensing durante i primi 286 sol – giorni marziani – trascorsi su Marte. Risultati descritti oggi in quattro articoli, due su Science e due su Science Advances.
Come riportato su Science nello studio guidato da Kenneth Farley, geochimico del Caltech, le rocce raccolte – e immagazzinate per essere spedite fra qualche anno sulla Terra – da Perseverance sono state alterate dall’acqua. Si tratta di rocce magmatiche raccolte da quattro siti sul fondo del cratere Jezero. Rocce magmatiche cumulitiche, vale a dire rocce formate dal raffreddamento del magma fuso. E che mostrano, appunto, tracce di alterazione da parte dell’acqua.
«Pensando ai campionamenti, è un risultato enorme», dice Farley. «Abbiamo la prova di alterazione acquosa delle rocce magmatiche: è questo che entusiasma, per quel che riguarda la comprensione di condizioni ambientali – successivamente alla formazione di queste rocce – potenzialmente compatibili con la vita».
«Ci sono organismi, qui sulla Terra, che vivono dentro a rocce molto simili a queste», aggiunge a questo proposito una coautrice dello studio, l’astrobiologa dell’Università della Florida Amy Williams. «E l’alterazione acquosa dei minerali è potenzialmente in grado di registrare eventuali firme biologiche».
Non solo: rocce magmatiche cumulitiche come quelle raccolte da Perseverance sono le migliori per ricostruire con precisione la geocronologia della regione esplorata dal rover. E poiché i campioni di roccia prelevati sul fondo del cratere risalgono a un’epoca probabilmente antecedente al delta del fiume, la loro datazione fornirà informazioni cruciali sull’antichità del lago che lo riempiva.
Sia per questo che per la ricerca delle firme biologiche occorre però portare pazienza, almeno per una decina d’anni, fino a quando la missione Mars Sample Return dell’Esa e della Nasa non avrà portato i campioni sul nostro pianeta. Sono infatti richieste analisi molto più dettagliate di quelle compiute finora: analisi che non possono essere eseguite a bordo del rover, ma solo con la strumentazione presente nei laboratori qui sulla Terra.
Per saperne di più:
- Leggi su Science l’articolo “Aqueously altered igneous rocks sampled on the floor of Jezero crater, Mars”, di K. A. Farley et al.
- Leggi su Science l’articolo “An olivine cumulate outcrop on the floor of Jezero crater, Mars”, di Y. Liu et al.
- Leggi su Science Advances l’articolo “Ground penetrating radar observations of subsurface structures in the floor of Jezero Crater, Mars”, di Svein-Erik Hamran et al.
- Leggi su Science Advances l’articolo “Compositionally and density stratified igneous terrain in Jezero crater, Mars”, di Roger C. Wiens et al.