Dalla sezione Manoscritti e rari della Biblioteca nazionale di Napoli emerge un piccolo nucleo di lettere indirizzate ad Annibale de Gasparis, astronomo e poi direttore dell’Osservatorio di Capodimonte. Sono sette lettere firmate dai principali protagonisti della scienza astronomica e della cultura di metà Ottocento: gli astronomi britannici John Herschel della Royal Astronomical Society, George Airy dell’Osservatorio di Greenwich e John Russell Hind, l’astronomo di Parigi François Arago e quello di Bruxelles Adolphe Quetelet; ma ci sono anche le lettere dello scienziato ed esploratore tedesco Alexander von Humboldt e la lettera firmata dal kaiser Federico Guglielmo IV di Prussia.
«Queste lettere», dice Maria Iannotti, direttrice della Biblioteca nazionale di Napoli, «sono state acquistate dalla biblioteca nel 1897 dopo la morte dello scienziato Annibale de Gasparis, a dimostrazione di come questo Istituto ha nel tempo sviluppato le proprie raccolte anche in campo scientifico. Laddove si individua un filone che testimoni l’ambiente culturale cittadino e i suoi risvolti internazionali, la biblioteca è ancora oggi attenta a conservarne la testimonianza».
Precario ante litteram dell’Osservatorio di Napoli, Annibale de Gasparis scopre nel 1849, ad appena 30 anni, il suo primo asteroide, 10 Higiea. Nessuno, o quasi, crede che un così giovane astronomo possa aver davvero scoperto un nuovo pianeta, tanto più che ci vorranno settimane affinché i più esperti astronomi d’Europa riescano a osservare l’asteroide. Ancor maggior meraviglia de Gasparis suscita nel novembre 1850 quando scopre 11 Parthenope. John Herschel, noto per aver realizzato un esteso catalogo di stelle multipli e doppie nonché figlio di William, che nel 1781 aveva scoperto Urano, gli scrive una bellissima lettera che gli storici dell’astronomia hanno sempre citato ma che, ritenuta perduta, nessuno aveva potuto consultare se non i contemporanei dello scienziato di Capodimonte.
Ora questa lettera è stata scovata da Mauro Gargano dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte dell’Inaf, e docente di storia dell’astronomia all’Università di Napoli Federico II. «È stato davvero emozionante poter sfogliare e leggere la lettera di Herschel: essa è la testimonianza del più alto riconoscimento al lavoro di de Gasparis e segna un importante risultato nella ricostruzione storica dell’attiva scientifica del principale scopritore di asteroidi dell’Ottocento», spiega Gargano, che da alcuni anni sta scandagliando, insieme a Paolo Palma dell’Unione astrofili napoletani, archivi storici e biblioteche italiane e internazionali per ricostruire la corrispondenza di Annibale de Gasparis, riportando alla luce oltre 500 lettere scambiate con i più importanti astronomi di metà Ottocento.
«Un’importante scoperta, frutto di approfondite ricerche», commenta Marcella Marconi, direttrice dell’Osservatorio di Capodimonte, «che testimonia ancora una volta la ricchezza del nostro patrimonio storico scientifico e il dirompente impatto di uno scienziato che con le sue scoperte ha senz’altro contribuito a gettare le basi dell’attuale filone delle scienze planetarie a Napoli e non solo».
Nella lettera ritrovata, congratulandosi con de Gasparis per la scoperta di Parthenope e ringraziandolo per aver voluto dare al nuovo asteroide il nome già suggerito nel 1849, John Herschel augura all’astronomo di Capodimonte di scovare presto un altro pianetino per potersi cingere il capo di una “tripla corona planetaria”, diventando il primo scienziato al mondo ad avere scoperto tre asteroidi. Sei mesi dopo Annibale de Gasparis scopre 13 Egeria, così battezzato da Urbain le Verrier, l’astronomo parigino scopritore di Nettuno.
La serie di scoperte è stata davvero lunga: nove piccoli pianeti in 16 anni che l’hanno consacrato tra i più autorevoli astronomi d’Europa e che gli sono valsi anche la medaglia d’oro della Società londinese e la nomina a Senatore d’Italia. Insieme alla lettera di Herschel sono apparsi altri significativi documenti come la lettera autografa del re di Prussia, che lo crea cavaliere dell’Ordine reale dell’Aquila rossa, e il primo diploma dell’Accademie delle scienze di Parigi, che gli conferisce il premio Lalande. L’astronomo napoletano è stato l’unico scienziato a ricevere per cinque anni consecutivi il più alto riconoscimento scientifico dell’accademia francese per la sua consuetudine “ad appuntare in alto lo sguardo e l’intelletto”.