Il team della missione Nasa Perseverance ha registrato la presenza di molecole organiche tra i campioni prelevati dal rover durante la sua seconda campagna scientifica su Marte. I nuovi campioni, quattro carotaggi di roccia raccolti a partire dal 7 luglio scorso, portano a dodici il totale di esemplari scientificamente interessanti individuati ad oggi dal rover, che faranno parte della collezione da riportare sulla Terra con la futura missione Nasa-Esa Mars Sample Return.
Il 20 luglio, il rover ha abraso parte della superficie di una roccia larga circa 1 metro e chiamata “Wildcat Ridge”, che si è probabilmente formata miliardi di anni fa quando fango e sabbia fine si sono depositati in un lago di acqua salata in evaporazione. Dopo l’abrasione, l’area è stata analizzata con Sherloc (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals), uno degli strumenti in dotazione al rover, indicando la presenza di una classe di molecole organiche che sono spazialmente correlate con la presenza di minerali solfati. I minerali solfati trovati negli strati di roccia sedimentaria possono fornire informazioni significative sugli ambienti acquosi in cui si sono formati.
Non è la prima scoperta di simili composti chimici sul Pianeta rosso. Già nel 2013, il rover Curiosity della Nasa aveva riscontrato la presenza di materiale organico in alcuni campioni di polvere di roccia e lo stesso Perseverance ha già rilevato sostanze organiche nel cratere Jezero. Le nuove misure, però, hanno suscitato l’interesse degli scienziati in quanto provengono da un’area dove, in un lontano passato, si erano depositati sedimenti e sali all’interno di un lago in condizioni nelle quali sarebbe potuta esistere la vita. Inoltre, l’analisi di Wildcat Ridge da parte di Sherloc riporta le rilevazioni più abbondanti di composti organici rilevate finora dalla missione.
Il cratere Jezero, luogo su cui Perseverance si è posato il 18 febbraio 2021, è una depressione dal diametro di 45 chilometri che ospita un antico delta, una struttura a forma di ventaglio nata dalla confluenza tra un fiume e un lago marziani circa 3,5 miliardi di anni fa. Attualmente, Perseverance sta studiando le rocce sedimentarie del delta, create dal deposito di particelle di varie dimensioni nell’ambiente un tempo acquoso. Quest’area, caratterizzata da un terreno geologicamente molto ricco, è ritenuta dagli scienziati una delle più promettenti per la ricerca di tracce di una possibile vita microbica nel passato di Marte.
«Da un punto di vista astrobiologico, la campagna di esplorazione del delta front, in cui siamo ancora adesso, sta dimostrando effettivamente che questo luogo era abitabile nel passato di Marte», dice a Media Inaf Teresa Fornaro, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e participating scientist della missione Perseverance. «Abbiamo trovato lì quelle rocce sedimentarie che tanto stavamo cercando, rocce in cui il potenziale di preservazione di possibili traccianti biologici è molto elevato. Questo perché appunto sono delle delle rocce a grana molto sottile, che solitamente accumulano e preservano molto bene la materia organica».
«Il primo anno di missione abbiamo investigato maggiormente il “pavimento” del cratere di Jezero e abbiamo trovato molte rocce ignee, che quindi ci raccontano una storia remota in cui scorrevano flussi di lava su Marte», prosegue Fornaro. «Quelle rocce risultano anche alterate dall’acqua, quindi abbiamo scoperto che, in passato, questo lago conteneva acqua allo stato liquido. Quello che abbiamo osservato nel concreto sono materiali organici ma con concentrazioni molto più basse rispetto a quelle che poi abbiamo ritrovato nella campagna di investigazione del delta front e man mano che ci siamo avvicinati ad esso abbiamo osservato un concentrazione di organici via via crescente, fino a saturare addirittura il detector di Sherloc, in alcuni casi. Queste misure quindi ci danno maggiore confidenza nel fatto che la zona del Delta è una zona promettente per la ricerca di marcatori biologici, perché appunto la concentrazione degli organici sembra essere molto più alta».
Fornaro spiega come i risultati ottenuti finora, oltre a confermare le aspettative del team, contribuiscano a tenere alto l’entusiasmo perché «siamo sulla strada giusta». La conferma, però, arriverà solo tra diversi anni, una volta riportati i campioni a terra per condurre rigorose analisi in laboratorio. «I campioni che abbiamo raccolto per essere riportati sulla Terra, quelli provenienti dal delta front, hanno materiale organico in un’alta concentrazione. Quindi, quando verranno analizzati sulla Terra con strumentazioni più sensibili, sarà possibile identificare questa materia organica. Speriamo che questi materiali potranno aiutarci a rispondere in modo decisivo, una volta riportati sulla Terra, alla domanda se in passato c’è stata vita su Marte».
Il primo passo della campagna Mars Sample Return è iniziato quando Perseverance ha prelevato il suo primo campione di roccia nel settembre 2021. Insieme ai carotaggi di roccia, il rover ha raccolto un campione atmosferico e due provette di controllo per raccogliere contaminanti atmosferici, tutti immagazzinati nella pancia del rover. La varietà dei campioni già raccolti è molto buona e in grado di fornire una comprensione dettagliata della storia geologica della regione. Il team del rover sta organizzando il deposito di una selezione di queste provette nei pressi della base del delta nei prossimi due mesi, dopo di che il rover continuerà le sue esplorazioni del delta.
«Abbiamo scelto il cratere Jezero per le esplorazioni di Perseverance perché pensavamo che avesse le migliori possibilità di fornire campioni scientificamente eccellenti – e ora sappiamo di aver inviato il rover nel posto giusto», ha affermato Thomas Zurbuchen, amministratore associato della Nasa per il settore scienza.