Osservare i resti di una stella che è morta, nella nostra galassia o in quelle vicine, non è insolito. Difficile è determinare la sequenza temporale con cui quella stella si è evoluta fino a collassare innescando l’esplosione. Un team di ricercatori guidato da Brian Williams del Goddard Space Flight Center (Gsfc) della Nasa, nel Maryland, sembra aver trovato abbastanza indizi per “riavvolgere il nastro” di una supernova. Si tratta di Snr 0519 (Snr 0519-69.0 per esteso), il residuo dell’esplosione di una nana bianca, situata nella Grande Nube di Magellano – una piccola galassia a 160 mila anni luce dalla Terra.
I risultati sono stati pubblicati nel numero di agosto di The Astrophysical Journal. Secondo i ricercatori, a distruggere la stella sarebbe stata un’esplosione termonucleare causata dall’interazione con la sua stella compagna, un’altra nana bianca. Gli scienziati utilizzano questo tipo di supernova, chiamata di tipo Ia, per un’ampia gamma di studi scientifici che vanno dagli studi sulle esplosioni termonucleari alla misurazione delle distanze delle galassie in miliardi di anni luce.
L’immagine composita mostra i resti della supernova rilevati da osservazioni nei raggi X di Chandra e i dati ottici di Hubble, che sono poi stati combinati con le analisi di Spitzer, per determinare quanto tempo fa è esplosa la stella e conoscere l’ambiente in cui si è verificata la supernova.
I ricercatori hanno confrontato le immagini di Hubble del 2010, 2011 e 2020, stimando le velocità con cui i resti di Snr 0519, presenti nell’onda d’urto dell’esplosione, hanno viaggiato attraverso il mezzo interstellare, velocità che oscillano tra i sei e i nove milioni di chilometri all’ora. Secondo questa stima, la luce dell’esplosione avrebbe raggiunto la Terra circa 670 anni fa, periodo in cui si assisteva alla Guerra dei Cent’anni tra Inghilterra e Francia e al grande impero dei Ming in Cina.
Tuttavia, secondo i dati di Chandra e Spitzer, sembra che l’esplosione sia avvenuta in tempi più recenti e che non risalga esattamente a 670 anni fa. Probabilmente parte dell’onda d’urto ha rallentato la sua espansione scontrandosi con il gas denso presente attorno al residuo stellare. In effetti, analizzando l’immagine, gli astronomi hanno osservato come le regioni del residuo più luminose nei raggi X delimiti il materiale stellare che si muove più lentamente – mentre nessuna emissione di raggi X è associata al materiale che si muove più velocemente.
Secondo gli autori dello studio, occorreranno ulteriori osservazioni di Hubble per determinare con maggiore precisione quando è scattata l’ora della morte della stella.
Per saperne di più:
- Leggi su arXiv il pre-print dell’articolo “Evidence for a Dense, Inhomogeneous Circumstellar Medium in the Type Ia SNR 0519-69.0” di Brian Williams et al.
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