Imponente, flebile, effimera. Condivide alcune delle caratteristiche delle onde gravitazionali l’opera ‘Frange di interferenza. In ascolto del cosmo’ ispirata a questi avvincenti messaggeri dell’universo, creata dall’artista visivo Luca Serasini e dal sound designer Massimo Magrini proprio in uno dei luoghi dove queste fluttuazioni dello spaziotempo vengono catturate dalla comunità scientifica: il rivelatore di onde gravitazionali Virgo, presso l’Osservatorio gravitazionale europeo (Ego) a Cascina, provincia di Pisa. Il progetto, che appartiene al genere della land art – forma d’arte contemporanea nata alla fine degli anni Sessanta che prevede l’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale – sarà inaugurato in uno spazio esterno dell’osservatorio, vicino al braccio ovest dell’interferometro, sabato 8 ottobre alle ore 16.00, in occasione della diciottesima Giornata italiana del contemporaneo promossa dall’Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani (Amaci). L’installazione sarà visitabile, con accesso gratuito e su prenotazione, il martedì mattina dalle 11 alle 13 e il sabato pomeriggio dalle 16 alle 18, fino al 22 ottobre.
Come suggerisce il nome dell’evento, con la curatela della storica dell’arte Eleonora Raspi e di Vincenzo Napolano e Valerio Boschi di Ego-Virgo, l’attrazione principale saranno proprio le frange di interferenza, il grafico attraverso cui gli scienziati leggono il passaggio di un’onda gravitazionale registrato da esperimenti come Virgo e le sue controparti statunitense (Ligo) e giapponese (Kagra). Questo segnale, notoriamente minuto – l’esperimento è in grado di rilevare variazioni relative nella lunghezza dei due bracci dell’interferometro pari a un decimillesimo della dimensione di un nucleo atomico – sarà riprodotto da Serasini su scala enormemente più grande in un campo all’interno del sito di Virgo, per permettere a chi visita l’installazione di immergersi in queste enigmatiche figure, indice di mastodontiche collisioni tra oggetti esotici quali buchi neri e stelle di neutroni avvenute a distanze di milioni o addirittura miliardi di anni luce dal nostro pianeta.
Un’opera d’arte interattiva e tutta da esplorare, utilizzando un’app scaricabile sul proprio smartphone per tuffarsi nel paesaggio sonoro creato da Magrini, tecnologo che si occupa di sistemi interattivi e arte elettronica presso l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del Cnr.
A chi volesse vivere a pieno l’esperienza, si consiglia di indossare scarpe comode e di portare il proprio smartphone e le cuffie per poter ascoltare in stereofonia remoti echi cosmici mentre si passeggia tra le frange scolpite nell’erba, combinati ai rumori dell’ambiente, sia naturali che antropici, come le vibrazioni della terra, il sibilo del vento, il battito delle pale eoliche o l’impatto delle onde del mare sulla costa non lontana.
Per scoprire i retroscena di questo incontro tra l’arte contemporanea, il soundscape e l’astrofisica d’avanguardia, Media Inaf ha intervistato l’ideatore dell’opera, Luca Serasini, artista visivo attivo tra Cascina e Marina di Pisa.
Come mai ha deciso di portare la land art a Virgo?
«I primi land artist volevano portare l’arte fuori dalle gallerie e in posti sperduti, difficilmente accessibili: così tu visitatore diventi una parte minuscola dell’opera, che puoi vivere e farne esperienza. I quadri di solito li vedi solo, ne fai esperienza sì ma all’interno di uno spazio raccolto, la galleria. Nella land art ci sono gli agenti atmosferici: ci possono essere la pioggia, i fulmini… È come stare nel deserto: il sentimento di stare da solo insieme a un’opera d’arte nella natura. Io ho iniziato a lavorare al ‘Progetto Costellazioni’, che l’anno prossimo compie dieci anni, ribaltando le costellazioni e portandole sulla terra, in modo che le persone potessero camminare sulle stelle. Piano piano la cosa si è evoluta: nel 2019, per una residenza d’artista su una spiaggia in Marocco, ho realizzato un pattern di stelle binarie, perché ho scoperto che quasi tutte le stelle come il Sole non nascono da sole ma almeno in coppia. Ora sto lavorando anche sulle popolazioni di stelle, partendo dalla popolazione I, la più recente, e poi verso quelle più antiche. Quindi sto andando, anche con ‘Frange di interferenza’, verso una ricerca sull’origine dell’universo, sempre a ritroso nel tempo. Avendo Virgo “a casa”, mi è sembrato più che naturale poter collaborare con loro. L’allora direttore Lo Surdo mi ha accolto subito e poi la collaborazione è continuata con l’attuale direttore Stavros Katsanevas, Valerio Boschi e Vincenzo Napolano».
Cosa potranno fare i visitatori di ‘Frange di interferenza’?
«Per me le onde gravitazionali sono, dal punto di vista romantico, una grande energia che viene sprigionata miliardi di anni fa, che attraversa tutto l’universo e arriva anche sul nostro pianeta. È un fenomeno però invisibile. Con il disegno della frangia di interferenza, di un ipotetico rilevamento da parte di Virgo dell’arrivo di un’onda gravitazionale, rendiamo visibile questo fenomeno ai visitatori, che possono camminare proprio sopra questa installazione. È come se l’onda gravitazionale forgiasse un tatuaggio sulla Terra. Per ora ho creato i contorni di queste figure in un campo all’interno del sito di Virgo. Adesso, per creare una differenza tra il campo e la figura d’interferenza, taglierò l’erba all’interno delle figure. Per quanto riguarda il paesaggio sonoro costruito da Massimo, poiché siamo all’aperto, lasceremo la possibilità al visitatore di utilizzare il proprio telefono: sarà possibile accedere a una webapp per ascoltare dei soundscape che, grazie a un meccanismo di geo-localizzazione, saranno mutevoli a seconda della posizione relativa del visitatore all’interno dell’installazione».
Questo lavoro di tagliare l’erba influenza in qualche modo le misure effettuate dall’esperimento?
«Me lo sono chiesto, mi hanno detto di no. Sono abituati a tutta una serie di rumori ambientali, dall’aeroporto ai trattori nei campi».
L’erba però poi cresce, quindi si tratta di un’opera in un certo senso effimera, che si può “catturare” solo in un breve periodo, un po’ come un’onda gravitazionale. Per quanto tempo sarà visibile?
«L’installazione inizia l’8 ottobre e finirà il 22. Questa è infatti una delle peculiarità della land art: il tempo o gli agenti atmosferici spesso la consumano, la modificano o la cancellano. In uno dei punti più alti della land art, Robert Smithson ha creato un’enorme spirale fatta di scogli nel Great Salt Lake in Utah, e siccome il lago è salato cambia il colore e il livello molto spesso. Il ricercatore Raul Armando Amoros Hormazabal parla in un suo testo dell’entropia della land art, un discorso molto interessante».
La land art, ci ha spiegato, nasce per portare l’arte fuori dalle gallerie. Come si concilia questo con la divulgazione scientifica, che dal canto suo vuole portare la ricerca fuori dai laboratori – o, alternativamente, il grande pubblico dentro i luoghi della ricerca?
«Con i miei progetti, cerco di far vivere ai visitatori l’esperienza del numinoso, del sacro, che è un po’ quello che sento quando parlo del cosmo, delle leggende, e che rivivo ogni qualvolta sono in un campo aperto e realizzo o usufruisco di queste installazioni. Di solito sono molto grandi: per me la land art deve essere minimo 50 metri per 50 metri, il visitatore ci si deve perdere, deve camminare, sentirsi più piccolo rispetto alle dimensioni dell’installazione. Che è un po’ come sentirsi piccolo rispetto all’universo. Questo lavoro poi è una collaborazione con Massimo, l’idea è più mia ma poi abbiamo lavorato assolutamente insieme, e l’aggiunta di un altro senso – l’udito – aumenta la sensazione di numinoso, di essere in presenza di un fenomeno importante».
Com’è nata l’idea di scolpire le frange d’interferenza nel campo?
«Ho iniziato la collaborazione senza un’idea precisa di cosa realizzare. Poi mi è venuto in mente di realizzare proprio una land art, anziché una mostra di lavori. Quando sono arrivato a Virgo, mi hanno fatto fare una visita e ho visto il modellino nella hall. Lì ho scoperto il reticolo di diffrazione ottico che ho poi scelto come disegno per l’opera. Mi è sembrato un pattern molto interessante, astratto, ma che deriva da un fenomeno naturale, la luce che passa attraverso le fessure. Rispetto all’immagine dei cerchi concentrici che viene fuori da Virgo, il procedimento geometrico per realizzare questo disegno in maniera il più possibile precisa è anche più difficile. Durante la pandemia abbiamo fatto due fasi di test in un campo vicino al terminale del braccio ovest di Virgo, grazie a una persona che ci ha offerto diecimila metri quadri di campo coltivato a erba medica gratuitamente. Abbiamo fatto dei test per la realizzazione delle frange, sia tagliando l’erba dentro che tagliando l’erba fuori, oppure mettendo del tessuto non tessuto in un campo praticamente vuoto. Di solito per fare queste cose devi essere in due o tre. Finora ho lavorato da solo ma a me piace anche lavorare da solo: sei solo tu con i picchetti, il martello, in mezzo a un campo in cui tutto il tempo c’è vento. Per me è molto meditativo».
Si è ispirato ad altri progetti di land art oppure si tratta della prima opera di questo tipo dedicata all’astrofisica di frontiera?
«Virgo ha lavorato molto con l’artista argentino Tomás Saraceno, mandando dei segnali laser nel cielo, sia a Roma che qui a Pisa, e forse qualche installazione è vicina anche alla land art. Poi ci sono i ‘Sun tunnels’ di Nancy Holt, anche questi nello Utah. Sono dei grandi tubi di calcestruzzo nel deserto in cui si può entrare dentro, con dei fori che rappresentano le stelle di alcune costellazioni. Quello che faccio con le mie Costellazioni, facendo land art anche in modo interattivo, usando spesso dei dispositivi elettronici interattivi e la musica insieme a Massimo, credo di essere l’unico a farlo, ma è difficile avere una percezione totale di quello che succede in tutto il mondo».
Quali saranno i prossimi passi dopo ‘Frange di interferenza’?
«Oltre al progetto per Virgo, mi sono già portato un po’ avanti. Essendo i quattro interferometri [oltre all’italo-francese Virgo, ci sono i due interferometri che formano Ligo, negli Stati Uniti, e Kagra in Giappone; ndr] su tre continenti differenti, ho preso ispirazione da un progetto di Walter de Maria, un famoso land artist che faceva fotografie su diversi continenti e le sovrapponeva, per creare altre due installazioni. Una è per Kagra: una visualizzazione del futuro catalogo di sorgenti di onde gravitazionali (O4) a cui parteciperà anche questo nuovo rivelatore. L’altra, per il Ligo Hanford Observatory, che è nel deserto, è una poesia scritta in codice python, che si intitola ‘The landing on a fringe’, da realizzare sul terreno con terra battuta oppure terra e colla. I programmatori del progetto sono molto razionali, ma usano spesso nomi molto fantasiosi per le variabili, come la routine “watchdog” – un cane da guardia in attesa di eventi dal cosmo: così ho avuto l’idea per la poesia, in cui utilizzo i nomi delle variabili e altri pezzi dal codice per creare un discorso. Questi lavori sono stati esposti la settimana scorsa in una mostra a Cascina, dal 24 al 30 settembre, dedicata alle fasi di ideazione e realizzazione del progetto, che comprende anche delle video installazioni fatte insieme a Massimo. Gli altri progetti sono sogni, però se non si sogna non si vive per il futuro».
Per saperne di più:
- Visita il sito web del progetto ‘Frange di interferenza’
- Contatta Ego via email (info@ego-gw.it) per prenotare una visita