Pensare a nuovi mondi come futuri avamposti umani non sembra più appartenere ai soli racconti di fantascienza: ci sembra ormai consueto immaginare che la nostra casa possa allargarsi a dismisura in un universo in cui siamo ancora idealmente al centro. Dal 1995 sono stati scoperti oltre cinquemila pianeti orbitanti intorno ad altri soli, un numero destinato a crescere indefinitamente. Ma siamo davvero pronti, come esseri umani, ad abitare una nuova casa? Per fare un salto così imprevedibile, sembra indispensabile riavvolgere il nastro delle nostre conoscenze e chiederci: cosa è un pianeta? Cosa rappresenta la sua idea nel pensiero umano Sono questi alcuni dei ragionamenti in cui Angelo Adamo ci accompagna in Domicili cosmici. Lontani pianeti ai confini dello sguardo (Codice Edizioni, 2022), una lettura per cui vale la pena mettersi comodi con un po’ di tempo e un lapis per gli appunti a disposizione.
L’autore dichiara subito le sue intenzioni e per questo la lettura attenta delle quasi venti pagine di introduzione è indispensabile per proseguire il viaggio. Ripercorrere le linee discontinue del pensiero che ci ha portato ad approcciare le moderne ricerche planetologiche rappresenta un tentativo di connessione tra astronomi, letterati, filosofi e storici della scienza. Il risultato è una proposta di lettura che non ha un genere preciso di appartenenza e vorrebbe essere diverse cose, tutte ambiziose: un libro di astronomia, un libro di storia dell’astronomia, un’antologia di filosofia astronomica, un libro illustrato. Domicili cosmici rispecchia appieno la figura eclettica di Angelo Adamo, astronomo, narratore, musicista e fumettista, non estraneo a decise prese di posizione (da visitare, il suo blog Squidzoup).
Lontani pianeti ai confini dello sguardo – ma anche del pensiero – sono i protagonisti assoluti di un racconto trasversale che non vuole essere un prodotto di divulgazione scientifica con attitudini all’intrattenimento né un punto di arrivo sul tema astronomico. Anzi, per usare la metafora musicale cara ad Adamo, si tratta piuttosto di variazioni sul tema principale. A essere chiamati in causa nella storia dell’idea di pianeta, o forse meglio, nella storia del dubbio di non essere soli, sono nomi illustri: Aristotele, Galileo, Kant, ma anche Asimov, Clarke e Lem, senza farsi mancare passaggi di Bukowski e Montale, per citarne solo alcuni (tutti maschi, a memento di rivoluzioni fatte e altre ancora da fare).
Il libro di Adamo è destinato a lettrici e lettori adulti, spinti dalla voglia di approfondire ma anche alla ricerca di spunti originali, non canonici. Unico avvertimento: non essere del tutto a digiuno dei contenuti a cui si fa riferimento, dall’astronomia alla filosofia, dalla letteratura alla fantascienza, per poter apprezzare al meglio l’agilità dei salti in cui l’autore ci chiede di seguirlo. In alternativa, il libro si propone come una trama da cui partire per poi approfondire diversi temi in momenti successivi, essendo una matassa concettuale di cui non esiste un vero bandolo ma che Adamo cerca di sciogliere agendo su più punti.
Nel filone del discorso, ci aiutano molto l’andamento temporale della scrittura e i numerosi appigli che suggeriscono al lettore percorsi anche diversi da quelli cronologici, ovvero le illustrazioni, vero asse portante del testo. Le illustrazioni sono di due tipi, entrambi sparsi con generosità lungo le quattrocento pagine del libro: i titoli dei paragrafi e le immagini vere e proprie. I primi sono “illustrazioni mancate” (per citare Adamo) e sono capaci di evocare con poche parole immagini di supporto alle parole scritte; questi titoletti rappresentano un esempio di scrittura creativa molto divertente e permettono spesso di intuire la posizione ideologica di chi scrive. Poi ci sono le immagini – a inchiostro di china, autografe dell’autore e quasi del tutto inedite – che sono spesso scorrelate dal filone narrativo e seguono un proprio percorso quasi indipendente, essendo divagazioni fantastiche sul tema. Queste ultime strizzano l’occhio al mondo del fumetto già ben rodato da Adamo in varie occasioni, che non deve però trarre in inganno: le arcate narrative richiedono attenzione e agilità, ma grazie alla frequenza dei paragrafi – mediamente di una pagina – la lettura risulta sempre ben cadenzata.
Se dovessimo attribuire un compito a questo libro, sarebbe quello di rendere il lettore se non pronto, almeno più preparato alla rivoluzionaria notizia della scoperta di una nuova Terra alla nostra portata, una nuova casa, “un posto non così lontano nel tempo, da colonizzare in un’epoca non così lontana nello spazio”. Domicili cosmici: struttura solida, ampi spazi, vista sul futuro. Astenersi perditempo.