La missione Juice dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è pronta per il lancio: lo ha annunciato l’Esa oggi durante una conferenza stampa presso la sede Airbus di Tolosa, in Francia, nell’ambito della quale è stata anche svelata una placca commemorativa dedicata all’astronomo italiano Galileo Galilei, montata sulla sonda spaziale.
Nel gennaio 1610, Galileo fu il primo a osservare Giove e le sue quattro lune più grandi – Io, Europa, Ganimede e Callisto – attraverso un telescopio, notando che questi quattro piccoli corpi, da allora noti come “satelliti galileiani”, cambiavano posizione notte dopo notte. E così l’Esa ha voluto onorare queste prime osservazioni, pubblicate da Galileo nel volume Sidereus Nuncius, includendone una riproduzione sulla sonda spaziale che ha come obiettivo proprio lo studio di Giove e delle sue lune.
Le immagini usate per creare la placca sono state messe a disposizione dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e provengono dalla copia del Sidereus Nuncius custodita presso la Biblioteca e Museo Copernicano sita presso Villa Mellini, che ospita la sede centrale Inaf a Roma. La copia è una delle prime 550 del rivoluzionario volume stampate nel 1610 a Venezia. La sonda Juice porterà finalmente Galileo su alcuni dei primi oggetti da lui osservati con il suo cannocchiale, celebrando una delle più grandi scoperte dell’astronomia italiana, di cui Inaf continua oggi l’eredità.
«Svelare la targa è un momento bellissimo in questo intenso capitolo che prepara il veicolo spaziale per il lancio», afferma Giuseppe Sarri, project manager di Juice all’Esa. «Questa è non solo un’opportunità per fare una pausa e riflettere sul duro lavoro decennale che è stato dedicato all’ideazione, alla costruzione e al collaudo della navicella spaziale, ma anche per celebrare la curiosità e la meraviglia di tutti coloro che hanno mai guardato Giove nel cielo notturno e meditato sulle nostre origini – l’ispirazione dietro questa missione».
Juice – che sta per Jupiter Icy Moons Explorer – osserverà in dettaglio tre delle lune di Giove: Europa, Ganimede e Callisto. Questi piccoli mondi contengono grandi quantità di acqua nascosta sotto la loro superficie ghiacciata, molta di più di quanta se ne trova negli oceani terrestri: uno spunto intrigante per la ricerca di condizioni adatte alla vita, al di fuori del nostro pianeta.
Dopo l’evento odierno, la navicella spaziale sarà imballata per un volo transatlantico verso la Guyana francese, dove inizieranno i preparativi per il lancio, previsto il prossimo aprile, a bordo di un razzo Ariane 5 dallo spazioporto europeo di Kourou.
«Ormai ci siamo. Siamo vicinissimi al lancio della missione dell’Esa Juice che studierà il sistema di Giove», commenta Giuseppe Piccioni, dirigente di ricerca Inaf e responsabile scientifico dell’accordo tra Asi e Inaf per la partecipazione italiana alla missione. «Dopo tanti anni di lavoro è sempre un’emozione unica vedere finalmente tutti gli strumenti montati a bordo per le ultime verifiche prima del trasporto verso la rampa di lancio. È sempre una grande emozione stare vicino a un oggetto che viaggerà attraverso il Sistema solare per oltre un miliardo di chilometri fino all’arrivo».
«L’emozione è doppia in quanto la sonda porterà verso la sua destinazione finale anche un pezzo del nostro grande scienziato Galileo Galilei», prosegue. «Mi chiedo spesso se oltre 400 anni fa, quando Galileo scoprì i satelliti a cui diede il nome, avesse mai immaginato che oggi avremmo inviato copia delle sue fondamentali ricerche in quel mondo apparentemente tanto lontano. Un mondo ricchissimo di acqua e forse anche in grado di ospitare la vita. Come oggi sarebbe impossibile immaginare quanto evoluta sarebbe l’esplorazione spaziale e la ricerca scientifica e tecnologica tra 400 anni».
La missione ha raggiunto tre importanti traguardi nelle ultime settimane: a dicembre, la sonda ha completato l’ultimo test di vuoto termico necessario per confermare che è pronto per le rigide temperature che dovrà sopportare nello spazio. La scorsa settimana un ultimo test di convalida del sistema ha visto il veicolo spaziale, a Tolosa, “collegato” al centro di controllo della missione presso la sede dell’Esa a Darmstadt, in Germania, per simulare le prime attività che seguiranno il lancio, quando i vari array e bracci meccanici di Juice saranno aperti, con la versione finale del software di volo. Infine, il 18 gennaio la missione ha superato la meta più critica: la Qualification and Acceptance Review, che ha confermato la disponibilità a procedere con i preparativi per il lancio. Juice sarà l’ultima missione Esa a volare su un lanciatore Ariane 5 prima che questo sia sostituito dal suo successore, l’Ariane 6.
Il veicolo spaziale, le attrezzature di supporto a terra e il personale arriveranno allo spazioporto all’inizio di febbraio. In parallelo, sono in corso una serie di 16 simulazioni intensive presso il centro di controllo dell’Esa. «Questa è la più grande missione che abbiamo mai lanciato nello spazio profondo e deve orbitare agilmente intorno alle lune del più grande pianeta del Sistema Solare utilizzando almeno 35 flyby», spiega Andrea Accomazzo, direttore delle operazioni di volo per la missione. «L’esplorazione di Giove e delle sue lune da parte di Juice richiederà l’esecuzione di operazioni che non abbiamo mai fatto prima per un decennio, e molte cose potrebbero andare storte. In queste settimane di simulazioni, avremo davanti a noi ogni possibile problema, in modo da poter gestire qualsiasi situazione nello spazio».
Dopo il lancio, un percorso di otto anni attraverso il Sistema solare attende Juice, punteggiato da una serie di passaggi ravvicinati della Terra e di Venere, dei veri e propri assist gravitazionali che lo immetteranno sulla giusta traiettoria per raggiungere Giove. A seconda del giorno esatto in cui sarà lanciato, e della geometria del Sistema solare in quel giorno, Juice potrebbe eseguire il primo flyby del sistema Terra-Luna, sorvolando la Luna e, appena un giorno dopo, anche la Terra, nel 2024. Una volta raggiunto il sistema di Giove, nel 2031, Juice dovrà affrontare un ambiente di radiazioni e temperature difficili, a centinaia di milioni di chilometri dalla Terra, per raccogliere dati che sveleranno i misteri dell’ambiente complesso del pianeta e delle sue lune, utilizzando i suoi dieci strumenti più un esperimento di radio-interferometria.
Ampio il coinvolgimento italiano in questa missione e in particolare dell’Agenzia spaziale italiana affiancata dalla comunità scientifica nazionale, per la quale sono stati realizzati tre strumenti a guida italiana: il radar Rime, la camera Janus e lo strumento di radio scienza 3Gm. A questi si aggiunge la forte partecipazione italiana nello spettrometro Majis, guidato dall’agenzia spaziale francese Cnes.
«Grazie al finanziamento dell’Agenzia spaziale italiana e la partecipazione di Inaf, delle Università e della Industrie coinvolte, tra cui Leonardo e Thales, il contributo dell’Italia è fondamentale per Juice in quanto fornisce ben un terzo degli strumenti scientifici a bordo, di cui metà a responsabilità di Inaf», conclude Piccioni. «Se poi tutto andrà per il verso giusto come speriamo, quasi il 50% dei preziosi dati della missione arriveranno in Italia a disposizione del team scientifico internazionale che dovrà quindi svelarne i segreti. Non ci resta quindi che incrociare le dita».
Correzione del 24.01.2023: La copia del ‘Sidereus Nuncius’ è stata donata da Artur Wolynski all’allora ufficio centrale di Meteorologia all’Osservatorio del Collegio Romano (il cui Direttore era designato dal Ministro dell’Agricoltura) nel 1882 e non all’allora Ministero dell’Agricoltura nel 1873, come erroneamente indicato in una precedente versione.