Lanciata nello spazio il 16 ottobre 2021 e diretta verso gli asteroidi troiani di Giove, la sonda Lucy della Nasa avrebbe dovuto rimanere a bocca asciutta fino al 2025, anno in cui è previsto il primo sorvolo ravvicinato su uno dei suoi otto obiettivi programmati. E invece pare che gli scienziati della missione potranno placare con un piccolo antipasto la loro fame di scienza e di conferme tecnologiche già dal prossimo novembre: la Nasa ha infatti appena annunciato di aver individuato, nella regione interna della Fascia principale, un piccolo asteroide che ben si presta a un sorvolo estemporaneo. Misura appena 700 metri di diametro, ancora non ha un nome – solo una sigla, (152830) 1999 VD57 – e ha una caratteristica impagabile: si trova proprio lungo il percorso. O quasi: servirà infatti una lieve correzione di rotta.
«Nella Fascia principale ci sono milioni di asteroidi», ricorda uno dei membri della missione, Raphael Marschall dell’Osservatorio astronomico di Nizza, il ricercatore che ha identificato l’asteroide 1999 VD57 come oggetto di particolare interesse per Lucy. «Ne ho selezionati 500mila fra quelli con orbite ben definite per vedere se Lucy potesse trovarsi a viaggiare abbastanza vicino a uno di essi da poterlo vedere, anche da lontano. E questo asteroide si è subito distinto: la traiettoria di Lucy, così come programmata in origine, porterebbe la sonda a passargli a meno di 65mila km di distanza, vale a dire almeno tre volte più vicino di quanto non verranno a trovarsi gli altri».
Una distanza relativamente piccola, dunque, ma non a sufficienza per alcuni test che il team della missione ha intenzione di condurre. I calcoli mostrano però che basterà una piccola manovra aggiuntiva, da mettere in atto già a partire da maggio, per far sì che il giorno del flyby – il primo novembre 2023 – si trovi a sorvolare VD57 ad appena 450 km. Una distanza adeguata a consentire di validare – per la prima volta in volo – una procedura nota come terminal tracking system.
«La posizione nello spazio degli asteroidi non è nota a priori con la precisione richiesta per mantenere gli strumenti puntati su di loro durante il flyby», spiega a Media Inaf, a proposito di questo sistema, il deputy principal investigator (vale a dire, il vice responsabile) della missione, Simone Marchi, scienziato originario di Lucca e oggi al Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado. «Si rischia dunque che gli strumenti siano rivolti verso lo spazio vuoto. Lucy ha un sistema ottico con due camere studiato per prendere immagini ad ampio campo degli asteroidi durante la fase di avvicinamento. Il software del terminal tracking system riesce a determinare la posizione degli asteroidi e a correggere il puntamento degli strumenti. In questo modo gli strumenti sono sempre puntati sugli asteroidi».
In altre parole, è un sistema che consente d’evitare che il soggetto esca dall’inquadratura, e di ritrovarsi con immagini vuote. L’incontro ravvicinato con VD57 – grazie alla geometria del flyby, e in particolare all’angolo d’avvicinamento della navicella spaziale all’asteroide rispetto al Sole, molto simile a quanto avverrà nel corso dei futuri sorvoli in programma per la missione – offre un’occasione eccellente per un collaudo sul campo. «Lucy sarà la prima missione di flyby a impiegare questa procedura innovativa e complesso per il tracking automatico d’un asteroide durante il sorvolo. Il nuovo sistema», conclude Hal Levison, il principal investigator di Lucy, «consentirà al nostro team di acquisire molte più immagini del bersaglio».