“Quindi a Matera i sassi piovono proprio?”. Scetticismo, ironia, ma soprattutto diffidenza rispetto alla meteorite caduta a San Valentino a Matera. Dopo il nostro articolo pubblicato il 18 febbraio, sono molti i commenti che arrivano sui social: “Come minimo doveva disintegrarsi il balcone”, oppure “non credo che quella in foto sia vera”, “sembra intonaco”, o ancora “sembrano normalissime rocce terrestri”. Dubbi sull’effettiva provenienza dei reperti, insomma. Ricapitolando, la sera dello scorso 14 febbraio una meteorite – la seconda, dopo Cavezzo, con la traiettoria triangolata durante la fase di bolide – è caduta nella zona nord di Matera. L’evento era stato preceduto dall’avvistamento di un bolide luminoso nei cieli di Puglia e Basilicata verso le sette di sera. Secondo le ricostruzioni, i frammenti sarebbero caduti con una velocità di circa 300 km/h sul balcone di due anziani materani, scheggiandolo e provocando un bel botto che i due avrebbero udito. Per questo la vista di quelle strane rocce li avrebbe incuriositi, l’indomani. Oggi a Matera si è tenuta una conferenza stampa delle autorità pubbliche (sindaco, prefetto, vigili e polizia), alla quale ha partecipato anche Prisma, un progetto di citizen science che si occupa della sorveglianza e del monitoraggio di meteore grazie a una rete di una sessantina di camere sparse nel territorio italiano. E che aveva ricostruito con buona precisione la possibile area di caduta dei frammenti (in gergo, lo strewn field). Per fugare ogni scetticismo sulla questione, dunque, Media Inaf ha chiesto un parere ad Albino Carbognani, astronomo dell’Inaf esperto di corpi minori, osservazioni di comete e asteroidi, nonché autore dei calcoli sullo strewn field.
Come facciamo, osservando i frammenti ritrovati, a dire che potrebbe trattarsi proprio di una meteorite?
«Per dire se sia o meno una meteorite basta guardare le immagini del frammento principale, quello pubblicato nella news del 18 febbraio (di cui Carbognani è autore, ndr). A sinistra si vede la crosta di fusione scura, mentre la matrice interna della meteorite è molto più chiara. Questa è una caratteristica tipica delle meteoriti, la cui crosta si genera durante la caduta in atmosfera per effetto delle alte temperature (che raggiungono circa 3000 gradi kelvin). Inoltre, la meteorite è stata trovata proprio dove avevano previsto i calcoli, che fra l’altro i ritrovatori non potevano conoscere perché lo strewn field pubblicato in quel momento era solo indicativo e a uso del pubblico. Quello vero si trova nella news del 18».
E per quanto riguarda i danni? Fra gli scettici, c’è chi dice che per quelle velocità sarebbero irrisori…
«Nella caduta non si è danneggiata solo la piastrella del balcone, ma un frammento è caduto sul tetto rompendo il vetro di un pannello fotovoltaico: il primo caso al mondo. La piccola meteorite che ha rotto il pannello è stata raccolta dall’inviato sul posto del Project Office di Prisma e questo esclude la messa in scena».
Quali sono le altre analisi a cui verranno sottoposti i campioni raccolti?
«Prima di tutto, adesso verranno fatte analisi radiogeniche, per rilevare la debole radioattività indotta dalla radiazione cosmica quando il corpo della meteorite era in orbita attorno al Sole. Si tratta di analisi che vanno fatte tempestivamente prima che i radionuclidi decadano. Ci vorranno circa un paio di mesi per i risultati. Questa sarà la vera “firma” che si tratta di una meteorite fresca, appena caduta, ma già quello che ho detto prima è sufficiente per escludere il falso».