A più di tre anni dal lancio, gli strumenti a bordo di Solar Orbiter, la sonda dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e della Nasa, hanno osservato il più piccolo pianeta del Sistema solare, Mercurio, transitare sul disco della nostra stella. Questo è apparso come un piccolo cerchietto nero sul disco del Sole, nettamente diverso dalle macchie solari circostanti.
Da sempre i transiti planetari sono utilizzati dagli astronomi per ottenere informazioni cruciali sia sui pianeti del nostro Sistema solare che su quelli in orbita attorno ad altre stelle. Nei secoli passati, ad esempio, l’osservazione del passaggio di Venere o di Mercurio sul disco solare era utilizzata per determinare le distanze di tali pianeti dal Sole. Lo stesso Edmond Halley – quello della celebre cometa – all’inizio del ‘700 ideò una particolare procedura, utilizzata poi nel 1761 e nel 1769, per determinare la distanza di Venere dal Sole osservandone il transito da due posizioni geografiche distinte. Oggi, invece, i transiti planetari sono diventati uno dei metodi più efficaci per individuare pianeti attorno ad altre stelle. Gli astronomi, infatti, hanno imparato a rilevare la presenza di nuovi e lontani mondi misurando le variazioni di luminosità causate dal passaggio del pianeta davanti alla sua stella. Tali variazioni possono essere analizzate studiando le curve di luce, grafici che mostrano come la luminosità dell’astro in esame vari al variare del tempo, ottenendo così informazioni sulle dimensioni e sul periodo orbitale del pianeta.
Nel prossimo futuro, il telescopio spaziale Plato utilizzerà i transiti per cercare pianeti gemelli della Terra, mentre Ariel studierà le atmosfere di circa 1000 novi e lontani mondi sfruttando proprio il passaggio di questi davanti alle loro stelle.
Il transito osservato da Solar Orbiter lo scorso 3 gennaio, al contrario, verrà utilizzato, dagli scienziati coinvolti nel progetto, per studiare ed analizzare la qualità dei dati ottenuti dagli strumenti a bordo del satellite europeo. Infatti, alle ottiche del satellite, Mercurio è apparso come un piccolo cerchietto nero che si staglia sul grande disco solare. Di conseguenza, qualsiasi variazione o segnale luminoso, osservato all’interno del disco del pianeta, dipende da come gli strumenti di bordo raccolgono la luce. In questo modo sarà possibile conoscere sia come i vari dispositivi e sensori rispondono ai segnali luminosi che rimuovere eventuali imperfezioni ed errori, ottenendo così una migliore qualità dai dati raccolti da Solar Orbiter, in vista del suo prossimo avvicinamento al Sole atteso per aprile.
Guarda il video del transito sul canale YouTube dell’Esa: