La Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) stanno collaborando per costruire e lanciare la missione Maia – acronimo di Multi-Angle Imager for Aerosols – per studiare l’impatto sulla salute delle minuscole particelle sospese nell’aria che inquinano alcune delle città più popolose del mondo.
Maia rappresenta la prima missione della Nasa il cui obiettivo principale è favorire la salute della società, nonché la prima volta che epidemiologi e ricercatori di sanità pubblica sono stati direttamente coinvolti nello sviluppo di una missione satellitare.
L’osservatorio Maia, il cui lancio è previsto entro la fine del 2024, sarà costituito dal satellite Platino-2 dell’Asi e da uno strumento scientifico costruito presso il Jet Propulsion Laboratory che contiene una telecamera spettro-polarimetrica per catturare immagini digitali da più angolazioni nelle bande dello spettro elettromagnetico dell’ultravioletto, del visibile, del vicino infrarosso e dell’infrarosso. Questi dati aiuteranno a esplorare le dimensioni, la distribuzione geografica, la composizione e l’abbondanza delle particelle sospese nell’aria e a indagare su come queste si relazionano ai modelli e alla prevalenza dei problemi di salute derivanti dalla scarsa qualità dell’aria.
La missione raccoglierà e analizzerà dati provenienti dall’osservatorio, da sensori a terra e da modelli atmosferici. Questi saranno quindi correlati ai registri di nascita, morte e ospedalizzazione degli abitanti delle zone studiate, per valutare l’impatto sulla salute delle particelle solide e liquide che contaminano l’aria che respiriamo.
Le misurazioni di Maia della luce solare riflessa dalle particelle sospese nell’aria aiuteranno i ricercatori a determinare l’abbondanza, le dimensioni e le proprietà ottiche di alcuni inquinanti nell’atmosfera. L’utilizzo di tali dati aiuterà i ricercatori a decifrare la composizione chimica delle particelle. Le particelle di diametro pari o inferiore a 10 micrometri (PM10) sono abbastanza piccole da poter essere inalate, causando potenzialmente danni ai tessuti e infiammazioni a naso, gola e polmoni. Le particelle inferiori a 2,5 micrometri (PM2,5) possono penetrare più in profondità nei polmoni ed essere assorbite nel flusso sanguigno, dove possono causare problemi di salute più gravi.
La composizione di tali particelle dipende da come si sono formate. Ad esempio, il nerofumo deriva dalla combustione di combustibili fossili e alberi, mentre la polvere minerale proviene dal suolo e dalla sabbia. Altre particelle – carbonio organico, solfati e nitrati – possono formarsi attraverso reazioni chimiche tra i gas nell’atmosfera. L’obiettivo principale di Maia è studiare se le esposizioni a questi diversi tipi di inquinamento da particelle hanno impatti diversi sulla salute.
Nel corso della sua missione triennale, Maia si concentrerà su 11 aree target primarie che coprono alcuni tra i principali centri urbani di tutto il mondo: Los Angeles, Atlanta, Boston, Addis Abeba, Barcellona, Pechino, Johannesburg, Nuova Delhi, Taipei, Tel Aviv e Roma. Da 740 chilometri sopra la superficie terrestre, la missione raccoglierà anche alcuni dati su 30 aree target secondarie in tutto il mondo.
Gli epidemiologi del team scientifico intendono studiare gli effetti dell’esposizione a breve termine all’inquinamento da particolato, su tempi scala di giorni, così come l’esposizione cronica, che può durare molti anni. Interessante è anche l’esposizione “subcronica”, come l’inalazione di sostanze inquinanti per mesi.
«La respirazione di particelle di inquinamento atmosferico è stata associata a molti problemi di salute, ma la tossicità delle diverse miscele di particelle è stata compresa meno bene», afferma David Diner, principal investigator della Nasa. «Lavorando insieme ai colleghi in Italia e in tutto il mondo, ci aspettiamo che Maia ci aiuti a capire in che modo l’inquinamento da particelle sospese nell’aria mette a rischio la nostra salute e fornisca approfondimenti utili per le decisioni dei funzionari della sanità pubblica e di altri responsabili politici».
«Maia segna un momento importante nella lunga storia di cooperazione tra la Nasa e Asi e simboleggia il meglio che le nostre due agenzie possono mettere in campo in termini di competenze, conoscenze e tecnologie di osservazione della Terra» conclude Francesco Longo, responsabile dell’unità Osservazione della Terra e operazioni di Asi. «La scienza prodotta da questa missione congiunta porterà benefici all’umanità per gli anni a venire».