È in sala d’attesa nella camera ultra-pulita di Thales Alenia Space a Torino da circa un anno, il rover Rosalind Franklin della missione dell’Esa ExoMars. La sospensione della collaborazione fra Agenzia spaziale europea e Roscosmos, l’agenzia spaziale russa che doveva fornire il veicolo lanciatore e il lander, ha infatti costretto a rimandare il lancio previsto per lo scorso settembre 2022. A data da destinarsi, ma comunque non prima del 2028. E mentre si lavora a un nuovo lander tutto europeo, l’Esa continua a preparare la missione sfruttando Amalia, il rover gemello di Rosalind che viaggia su un simulatore del terreno marziano presso la sede di Altec di Torino. E lo fa con successo: è di ieri la notizia della buona riuscita del terzo test di perforazione profonda sulla Terra: la trivella ha raggiunto una profondità di 1.7 metri, circa 25 volte superiore a quella che qualsiasi altro rover abbia mai tentato di raggiungere su Marte. Il rover ha anche raccolto campioni da analizzare: un’operazione che, quando avverrà sul Pianeta rosso, sarà cruciale per rispondere alla domanda se c’era, o c’è ancora, vita.
Il terreno perforato da Amalia è fatto di silice morbida in superficie, seguita da strati di sabbia e terra vulcanica fine, del tutto simile a ciò che il rover Rosalind potrebbe incontrare sotto la superficie marziana. Dopo tre giorni di scavi di prova, la trivella si è allungata quasi al massimo e ha raggiunto il suo obiettivo: un minerale di gesso della regione di Torino, comunemente presente nei depositi sedimentari legati all’acqua. Una scelta oculata e rilevante se applicata alla geologia di Marte, perché il sito di atterraggio del rover, Oxia Planum, è un’area in cui i sedimenti potrebbero conservare tracce di un antico ambiente marziano ricco di acqua. Sarà anche il sito di atterraggio geologicamente più antico visitato su Marte. Se l’attuale programmazione sarà rispettata, Rosalind Franklin vi atterrerà nel 2030.
La trivella, durante il test, ha acquisito un piccolo campione sferico di circa 1 cm di diametro e lo ha consegnato al laboratorio che si trova all’interno della pancia del rover. Una volta che la trivella si è completamente ritratta, il campione è stato lasciato cadere in un cassetto che l’ha prelevato e trasferito in una stazione di frantumazione. La polvere è stata poi distribuita in altri contenitori in cui si eseguono le analisi scientifiche. L’intera sequenza di operazioni viene eseguita in modo autonomo dal rover, ma non alla cieca: il tutto è ripreso dalla suite di telecamere panoramiche ad alta risoluzione e a colori, o PanCam, che esamina da vicino la struttura delle rocce e le dimensioni dei grani.
Su Marte, PanCam servirà da un lato a esaminare i dettagli più fini di affioramenti, rocce e terreni, alla ricerca dei punti più promettenti da perforare, dall’altro a scattare immagini ad alta risoluzione dei campioni prelevati mentre si trovano nel supporto del meccanismo di trasferimento dei campioni di carotaggio, prima di essere inviati al laboratorio del rover. Durante le operazioni di perforazione, un’altra camera chiamata Close-Up Imager (Clupi), montata all’esterno della trivella stessa, riprende in maniera dettagliata il mucchio di residui di terreno generati dall’azione di perforazione stessa. All’interno del trapano di ExoMars c’è poi anche Ma_Miss, uno spettrometro miniaturizzato integrato che potrà osservare la composizione del sottosuolo di Marte fino a una profondità di 2 metri, permettendo la selezione dei campioni da prelevare. La principal investigator di questo strumento, fondamentale per le indagini del rover, è Maria Cristina de Sanctis, ricercatrice dell’istituto nazionale di astrofisica.
Andare in profondità, per ExoMars, è importantissimo: è solo qui che si può trovare materiale organico ben conservato e incontaminato, risalente ad almeno quattro miliardi di anni fa, quando le condizioni sulla superficie di Marte erano più simili a quelle della Terra e l’area avrebbe potuto ospitare microrganismi.
Nonostante la lunga e inevitabile attesa cui siamo costretti prima di vedere il rover posarsi sul Pianeta rosso per mettere a frutto gli anni di preparazione, usare bene il tempo che resta è fondamentale. Lo spiega Elliot Sefton-Nash, scienziato dell’Esa che lavora al progetto ExoMars e al rover Rosalind Franklin: «Queste simulazioni sono preziose perché ci mettono al posto di guida in un ambiente coinvolgente, in modo da poter fare pratica e perfezionare le operazioni del rover Rosalind Franklin».
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