Mancano circa due settimane al lancio di Juice, la missione dell’Esa che visiterà i satelliti medicei di Giove. Il Jupiter Icy Moons Explorer, questo il nome per esteso, effettuerà osservazioni dettagliate del pianeta gassoso gigante e delle sue tre grandi lune oceaniche – Ganimede, Callisto ed Europa. Il 24 marzo, il razzo Ariane 5 che ospita lo spacecraft è stato trasferito nell’edificio di assemblaggio finale allo spazioporto europeo di Kourou, in Guyana francese, per l’integrazione del payload e le ultime preparazioni prima del lancio. La data prevista è il 13 aprile. Nel frattempo, a Darmstadt, in Germania, dove si trova il centro di controllo della missione, previdenti scienziati e ingegneri procedono in una fitta sequenza di simulazioni di fallimento. Per essere pronti a tutto, per non lasciare nulla al caso.
Con i suoi 10 strumenti di bordo, quattro flyby planetari per raggiungere il gigante gassoso e 35 attorno alle sue lune, Juice cercherà di scoprire qualcosa di più su questi corpi come potenziali habitat di vita passata o presente. Monitorerà anche il complesso ambiente magnetico, radiativo e plasmatico di Giove e la sua interazione con le lune.
Mancano poche settimane al lancio, dicevamo, ma è da mesi che scienziati e ingegneri della missione fanno volare una navicella del tutto identica, seppur virtuale. E incredibilmente sfortunata. Si stanno infatti confrontando con qualunque tipo di guasto possa avvenire, sin dai primi istanti dopo il lancio. Nelle prime fasi di vita di una missione, durante la cosiddetta “Fase di lancio e di orbita iniziale”, i team sono a disposizione 24 ore su 24 per assicurarsi che lo spacecraft imbocchi la strada giusta. Le simulazioni di guasto variano continuamente, nei mesi che precedono l’avvio di una missione, e mirano a mettere alla prova tutte le sue componenti: dal funzionamento del veicolo spaziale alle minacce esterne come le radiazioni solari e i detriti, fino a questioni più umane come la coesione del team, la fiducia o la malattia. Le simulazioni sono progettate per garantire che qualsiasi problema si verifichi nello spazio possa essere risolto con sicurezza a terra.
As we get ready for launch, here is something to look forward to:
Top 5⃣ mysteries #ESAJuice will solve 🧵👇 pic.twitter.com/Exz8fT7Ud3— ESA’s JUICE mission (@ESA_JUICE) March 30, 2023
Nella simulazione che si sta svolgendo in questi giorni, la squadra coinvolta è la stessa che resterà sul ponte per 12 ore e assisterà alla missione durante il decollo, la separazione dal razzo Ariane 5 e il risveglio dopo il lancio. È la squadra rossa, che si alterna ogni 12 ore alla squadra blu per garantire una copertura continua in queste prime operazioni. Gli ufficiali di simulazione hanno già fatto entrare Juice due volte in modalità provvisoria, uno stato protettivo in cui gli strumenti si spengono e il veicolo spaziale esegue solo le funzioni più elementari, avvertendo le squadre di controllo della presenza un problema. Recuperare una navicella spaziale da questa modalità è estenuante: bisogna andare alla radice del problema, riavviare il computer centrale e spegnere diverse unità, il tutto senza sapere molto sullo stato della navicella. E mentre il team cerca di risolvere i problemi di Juice, gli ufficiali di simulazione continuano a comandare il simulatore, ascoltando le loro risposte e osservando come gestiscono questi scenari complessi e non ideali. Uno fra i momenti più critici, quando si verifica una disfunzione, è il passaggio di consegne: in pochi minuti, è necessario informare la squadra che subentra della situazione, e metterla nelle condizioni di cominciare ad operare il prima possibile.
«Uno dei nostri obiettivi principali è quello di unire la squadra, e uno dei vari modi per farlo è unirla contro di noi», dice Filipe Metelo, vice ufficiale di simulazione di Juice. «Per questa simulazione, volevamo davvero testare la capacità delle due squadre di gestire gli errori che si presentano poco prima di un passaggio di consegne, per verificare come comunicano ciò che è successo alla squadra successiva che prenderà in consegna una missione in difficoltà».