Il 21 aprile, a una settimana dal lancio, la sonda Juice dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ha raccolto i suoi primi dati scientifici. Non si tratta di Giove, ovviamente: il veicolo spaziale raggiungerà la sua destinazione solo nel 2031, dopo un lungo viaggio e ben quattro flyby della Terra e di Venere che la indirizzeranno sulla rotta del gigante gassoso. Ma nello spazio non si perde tempo: è iniziata infatti la fase di collaudo (in inglese, commissioning) per testare, nel corso dei prossimi tre mesi, che tutti gli elementi a bordo – antenne, appendici estendibili, sensori e strumenti scientifici – funzionino come previsto.
Il braccio estendibile che contiene il magnetometro J-Mag, uno dei dieci strumenti di Juice, è stato dispiegato intorno alle 16:29 ora italiana di venerdì 21 aprile, quando la sonda si trovava a circa 1,7 milioni di km dalla Terra. L’apertura del braccio, lungo 10,6 metri, è stata registrata nei dati raccolti da due sensori montati sul segmento esterno del braccio, separati l’uno dall’altro da circa tre metri.
Prima dell’estensione del braccio, i due sensori erano situati lungo uno dei lati di Juice, registrandone l’intensità del campo magnetico, con una differenza apprezzabile tra i due sensori dovuta alla prossimità di uno di essi ai due propulsori di bordo. Dopo l’estensione, durata un paio di secondi, l’intensità del campo magnetico misurato dai due sensori raggiunge lo stesso valore, tendente verso zero, a conferma dell’avvenuta manovra. Questo indica infatti che i sensori, a oltre dieci metri dalla sonda, non ne sentono più gli effetti ma registrano il campo magnetico ambientale, dovuto al vento solare.
Il grafico con le prime misure del magnetometro, diffuso ieri dall’Esa, è basato su calibrazioni preliminari: il collaudo vero e proprio dello strumento inizierà la prossima settimana, con anche la prima accensione del terzo sensore di J-Mag, quello che misura l’ampiezza del campo magnetico. Una volta a destinazione, il magnetometro sarà utilizzato per caratterizzare il campo magnetico di Giove e la sua interazione con quello della luna gigante Ganimede, e per studiare gli oceani sotterranei delle lune ghiacciate.