SI TENTERÀ DI SBLOCCARLA DANDO UNO SCOSSONE ALLA SONDA

Juice, l’antenna del radar italiano s’è incagliata

Lo strumento che presenta il problema è il radar Rime, progettato per sondare fino a nove km al di sotto della superficie delle lune ghiacciate. Due dei tre segmenti che compongono metà dell’antenna, lunga complessivamente 16 metri, non si sono ancora dispiegati, forse bloccati da un perno. I tecnici sono al lavoro per risolvere il problema

     28/04/2023

C’è un piccolo intoppo a bordo della sonda Juice dell’Esa, in viaggio dal 14 aprile scorso verso Giove e le sue lune Europa, Callisto e Ganimede. Riguarda uno dei suoi dieci strumenti scientifici: il radar Rime, acronimo di Radar for Icy Moons Exploration, strumento a guida italiana progettato per sondare fino a nove km al di sotto della superficie delle lune ghiacciate. L’antenna di Rime è composta da due bracci lunghi complessivamente 16 metri – li possiamo vedere nell’infografica qui sotto (cliccare per ingrandire). Bracci estensibili, come anche quello dello strumento J-Mag. Solo che, a differenza di quest’ultimo, dispiegato con successo venerdì 21 aprile, quando Juice era già a circa 1.7 milioni di km dalla Terra, Rime non vuole saperne di estendersi. Non completamente, almeno.

Gli strumenti scientifici a bordo di Juice, tre dei quali a guida italiana, realizzati dall’Asi in collaborazione con la comunità scientifica e l’industria nazionale: il radar Rime, la camera Janus e lo strumento di radio scienza 3Gm, ai quali si aggiunge un quarto strumento, lo spettrometro Majis, a leadership francese realizzato attraverso un accordo bilaterale tra l’Asi e l’agenzia spaziale francese Cnes. Rime, in particolare, è composto da varie unità: la parte digitale è stata realizzata in Italia da Thales Alenia Space sotto la guida dell’Asi mentre i colleghi americani del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa hanno realizzato le parti trasmittente e ricevente dello strumento. Italiani sono anche i principal investigator del radar, Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento che ha la responsabilità scientifica e Francesca Bovolo della Fondazione Bruno Kessler responsabile della parte strumentale. Crediti infografica: Esa

Le cinque immagini raccolte fra il 17 e il 21 aprile, montate in una sequenza animata nel tweet dell’Esa riportato qui di seguito, documentano il tentativo di dispiegare una delle due metà dell’antenna. Ogni giorno si nota un avanzamento, ma alla fine l’estensione raggiunta da questa porzione d’antenna (per l’altra la manovra di dispiegamento non ha ancora avuto inizio) è circa un terzo della lunghezza prevista.

Le prime due immagini della sequenza mostrano l’antenna muoversi al rilascio del sistema di bloccaggio che aveva il compito di tenere tutto saldamene al suo posto durante il lancio. Nella terza immagine il segmento superiore sembra scomparire: questo perché si è correttamente dispiegato, ruotando di 180 gradi. E fin qui tutto secondo i programmi. È nella quarta e nella quinta immagine della sequenza che emerge il problema: il tentativo di dispiegare il secondo e il terzo segmento non riesce, probabilmente a causa, appunto, di un blocco all’altra estremità della staffa, non visibile nelle immagini. Il puntino bianco in alto a destra, invece, non è che la Luna, vista a una distanza che varia – nel corso della sequenza – da un milione a due milioni di km.

Il colpevole del malfunzionamento pare sia un piccolo perno rimasto incastrato, impedendo il rilascio dalla staffa di montaggio. Se è così si tratta di una questione di pochi millimetri, fa sapere l’Esa, dunque il problema potrebbe essere risolto scuotendo un po’ la navicella. Ed è proprio ciò che si ha ora intenzione di fare, accendendo i motori della sonda e facendola ruotare. In tal modo la staffa e il radar uscirebbero anche dalla zona d’ombra in cui sono attualmente, raggiungendo così temperature meno rigide. Per il resto Juice si sta comportando in modo eccellente, sottolineano gli esperti dell’Esa, ricordando che rimangono ancora due mesi per completare la messa in funzione della sonda, e dunque che c’è tutto il tempo per comprendere a fondo – e, si spera, risolvere – il problema del dispiegamento dell’antenna.

Per saperne di più:

Guarda il video di SpaceTech sui test di apertura dell’antenna: