Se una civiltà aliena vicina ci stesse osservando da un pianeta distante anni luce, come vedrebbe la Terra?
Questa è la domanda che ha spinto i ricercatori delle Università di Manchester e di Mauritius ad analizzare i dati pubblici raccolti sulla dispersione di onde radio delle torri di telefonia mobile per capire cosa “ascolterebbe” una civiltà aliena in prossimità di stelle a noi vicine, come per esempio la stella di Barnard, distante solo sei anni luce dalla Terra.
Le torri di comunicazione mobile – le antenne che inviano e ricevono il segnale dei nostri smartphone, per intenderci – rappresentano un contributo relativamente nuovo, ma in crescita, alla dispersione radio totale associata al nostro pianeta.
Ramiro Saide, attualmente stagista presso lo Hat Creek Radio Observatory del Seti Institute e studente di dottorato alla Università di Mauritius, ha creato dei modelli che mostrano la potenza radio che le civiltà aliene riceverebbero mentre la Terra ruota e le antenne “sorgono” e “tramontano”, rispetto alla linea di vista di un ipotetico osservatore alieno. «Abbiamo analizzato il contributo complessivo della potenza delle torri di comunicazione mobile al bilancio di dispersione radio della Terra, visto da una selezione di diversi sistemi stellari vicini», spiega Saide. «Nel nostro modello è stato determinato uno spettro di potenza dinamico della Terra, sommato su tutte le bande di frequenza cellulari».
I ricercatori hanno calcolato lo spettro di potenza radio da tre diversi punti di osservazione: l’esopianeta Hd 95735, la stella di Barnard e Alpha Centauri A. «I nostri risultati preliminari dimostrano che il picco di potenza che fuoriesce nello spazio dalle antenne di telefonia mobile è di circa 4 gigawatt e proviene dalla costa orientale della Cina, vista da Hd 95735. In generale, la dispersione radio da queste sorgenti terrestri è periodica e dipendente dalla direzione», spiegano.
Il gruppo di ricerca è giunto alla conclusione che solo una civiltà aliena molto più avanzata della nostra e posta entro 10 anni luce da noi potrebbe rilevare gli attuali livelli di dispersione radio dalla Terra. Tuttavia, non è esclusa la possibilità che alcune civiltà possano esistere ed essere dotate di sistemi di ricezione molto più sensibili dei nostri, anche considerando che la rilevabilità dei segnali radio emessi dalla Terra aumenterà sostanzialmente con il passaggio a sistemi a banda larga molto più potenti.
Le simulazioni effettuate sul modello mostrano, inoltre, che la “firma” radiofonica mobile della Terra include un contributo sostanziale da parte dei Paesi in via di sviluppo, inclusa l’Africa di cui viene così messo in luce il successo nell’aver superato la fase di sviluppo dalla rete fissa all’era digitale.
«Ultimamente ho sentito molti colleghi sostenere che la Terra sia diventata più “silenziosa”, ma è un’affermazione che ho sempre contestato», afferma Mike Garrett della Università di Manchester e del Jodrell Bank Centre for Astrophysics, alla guida del team di ricerca. «Anche se oggi abbiamo meno trasmettitori radiotelevisivi potenti, la proliferazione dei sistemi di comunicazione mobile in tutto il mondo è elevata. Sebbene ogni sistema emetta singolarmente potenze radio relativamente basse, lo spettro integrato di miliardi di questi dispositivi è importante».
La curiosità non finisce qui. Il team estenderà la ricerca ad altre sorgenti radio che contribuiscono alla traccia di dispersione dalla Terra. Il prossimo passo sarà quello di includere i potenti radar civili e militari, i nuovi sistemi di trasmissione digitale, le reti Wi-Fi, i singoli telefoni cellulari 5G e lo sciame di costellazioni di satelliti che vengono lanciati nell’orbita terrestre bassa, come il sistema Starlink di Elon Musk e OneWeb.
«Questo lavoro è l’ottimo esempio di come un’analisi dettagliata delle proprietà delle tecnologie umane, nella cosiddetta tecnosfera antropica, possa essere sfruttata per sviluppare nuove ed entusiasmanti strategie di rilevamento delle tecnologie extraterrestri», ha dichiarato Wael Farah, scienziato del progetto Allen Telescope Array al Seti Institute.
Per saperne di più:
- Leggi su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society l’articolo “Simulation of the Earth’s radio-leakage from mobile towers as seen from selected nearby stellar systems” di