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Un team internazionale guidato da astronomi della Curtin University e dell’International Center for Radio Astronomy Research (Icrar) ha scoperto un nuovo tipo di oggetto stellare che sfida la nostra comprensione della fisica delle stelle di neutroni. L’oggetto potrebbe essere una magnetar a periodo ultra-lungo, un raro tipo di stella con campi magnetici estremamente forti in grado di produrre potenti esplosioni. Fino a poco tempo fa, tutte le magnetar conosciute rilasciavano energia da pochi secondi a pochi minuti. L’oggetto appena scoperto emette onde radio per ben cinque minuti ogni ventuno minuti, rendendolo la magnetar con il periodo più lungo rilevato finora. La ricerca è stata pubblicata oggi sulla rivista Nature e nel team ci sono anche due ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), Massimo Dall’Ora e Domitilla de Martino.
L’oggetto si chiama Gpm J1839-10 ed è stato scoperto utilizzando le antenne del Murchison Widefield Array (Mwa), un radiotelescopio in Australia Occidentale. La magnetar si trova a 15mila anni luce dalla Terra ed è visibile nella costellazione dello Scudo. L’oggetto stellare è la seconda magnetar a periodo ultra-lungo mai rilevata: la prima era stata descritta, in un articolo pubblicato su Nature nel gennaio 2022, come un enigmatico oggetto transitorio che appariva e scompariva in modo intermittente, emettendo potenti raggi di energia tre volte all’ora.
Ancora più sorprendente è che Gpm J1839-10 è rimasto nascosto nei dati d’archivio per ben trentatré anni. Dopo aver rilevato la posizione di Gmp J1839-10, il team ha iniziato a cercare negli archivi di tutto il mondo. «È apparso in osservazioni del Giant Metrewave Radio Telescope (Gmrt), in India, e il Very Large Array (Vla) negli Stati Uniti riporta osservazioni risalenti al 1988», ricorda Natasha Hurley-Walker di Icrar, prima autrice dell’articolo pubblicato oggi su Nature. «È stato un momento davvero incredibile per me. Avevo cinque anni quando i nostri telescopi hanno registrato per la prima volta gli impulsi di questo oggetto, ma nessuno l’ha notato ed è rimasto nascosto per trentatré anni. Nessuno si aspettava di trovare qualcosa di simile».
Tra luglio e settembre 2022, il team ha scandagliato i cieli utilizzando il radiotelescopio australiano. Gpm J1839-10 emette impulsi che durano fino a cinque minuti, cioè cinque volte più a lungo del primo oggetto simile scoperto. La conferma è arrivata da altri tre radiotelescopi Csiro in Australia, da MeerKat in Sud Africa e dal telescopio spaziale Xmm-Newton.
«Nell’ultimo paio di anni le ricerche di nuove sorgenti radio hanno condotto alla scoperta di pulsar lente dell’ordine del minuto, ma solo l’anno scorso ricerche accurate hanno rivelato pulsatori radio delle decine di minuti, totalmente nuovi», racconta una delle coautrici dello studio, Domitilla de Martino, dell’Inaf di Napoli. «Ricerche sui transienti radio sono storicamente eseguite su scale di tempo molto brevi, dei secondi, e per questo nessuno prima aveva trovato sorgenti radio pulsanti così lente».
L’interesse per questo oggetto è così elevato perché «questa sorgente radio è troppo lenta per produrre onde radio», aggiunge de Martino. «Posizionata al di sotto della cosiddetta “linea di morte” (death-line) sarebbe in teoria invisibile, eppure la vediamo. Ciò implica che la nostra conoscenza di stelle di neutroni fortemente magnetizzate è ancora frammentaria. Allo stesso modo. qualora la sua natura fosse diversa, ad esempio una nana bianca, sarebbe una rarità perché l’emissione radio fortemente polarizzata e coerente non è stata mai osservata in una nana bianca isolata».
La scoperta ha importanti implicazioni per la nostra comprensione della fisica delle stelle di neutroni e del comportamento dei campi magnetici in ambienti estremi. Solleva anche nuove domande sulla formazione e l’evoluzione delle magnetar e potrebbe far luce sull’origine di fenomeni misteriosi come i lampi radio veloci. Il team di ricerca prevede di condurre ulteriori osservazioni della magnetar, sperando anche di scoprirne altre simili.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature l’articolo “A long-period radio transient active for three decades“, di N. Hurley-Walker, N. Rea, S. J. McSweeney, B. W. Meyers, E. Lenc, I. Heywood, S. D. Hyman, Y. P. Men, T. E. Clarke, F. Coti Zelati, D. C. Price, C. Horvath, T. J. Galvin, G. E. Anderson, A. Bahramian, E. D. Barr, N. D. R. Bhat, M. Caleb, M. Dall’Ora, D. de Martino, S. Giacintucci, J. S. Morgan, K.M. Rajwade, B. Stappers e A. Williams
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