ANDATO A BUON FINE ANCHE IL TEST SUL SISTEMA DI TRACCIAMENTO

Lucy, il primo fly-by è una doppia sorpresa

L’asteroide Dinkinesh, scelto per il primo sorvolo di Lucy nella fascia principale perché si trovava proprio lungo il percorso, è in realtà un sistema binario. Attorno al corpo principale, il più piccolo della fascia principale a essere osservato da vicino, orbita infatti una piccola luna. Con un commento del deputy principal investigator della missione Lucy, Simone Marchi

     03/11/2023

Una serie di immagini della coppia di asteroidi Dinkinesh, scattate dalla fotocamera di tracciamento terminale sulla sonda Lucy della Nasa durante il fly-by del primo novembre 2023. Le immagini sono state scattate a distanza di 13 secondi l’una dall’altra. Il moto apparente dei due asteroidi è dovuto al movimento della sonda mentre volava a una velocità di 4,5 km/s. Crediti: Nasa/Goddard/Swri/Asu

Doveva essere un primato, invece sono due. La prima tappa della sonda della Nasa Lucy  – partita da Cape Canaveral il 16 ottobre 2021 – nella fascia principale fra Marte e Giove doveva essere il più piccolo asteroide mai osservato da vicino, (152830) Dinkinesh. Un evento già di per sé carico di aspettativa scientifica, soprattutto considerando che il fly-by è stato annunciato all’inizio di quest’anno, aggiunto in corsa agli altri obiettivi primari della missione. Un evento che, sin dalle prime immagini di avvicinamento, ha mostrato un’ulteriore sorpresa: la presenza di una piccola luna, un sassetto di appena 220 metri di diametro, che orbita intorno all’asteroide. Un sistema binario di asteroidi, insomma. Una vera rarità.

«Abbiamo visto molti asteroidi da vicino, e si potrebbe pensare che sia rimasto poco da scoprire e di cui sorprendersi», dice Simone Marchi, ricercatore del Southwest Research Istitute a Boulder, in Colorado, e deputy principal investigator della missione Lucy. «Ebbene, non potrebbe esserci nulla di più sbagliato. Dinkinesh, e la sua enigmatica lunetta, si differenziano per alcuni aspetti interessanti dagli asteroidi near-Earth di dimensioni simili che sono stati osservati da altri veicoli spaziali come Osiris Rex e Dart».

Dinkinesh è stato scoperto nel 1999 dalla survey Linear, una collaborazione fra la Nasa e la United States Air Force che dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso ha scoperto oltre 140mila corpi minori. Il suo nome, fino a pochi mesi fa, era solo una sigla: (152830) 1999 VD57. Quando la Nasa ha deciso di concedere a Lucy, e ai suoi scienziati, un obiettivo scientifico da visitare prima del 2025 – anno in cui giungerà all’asteroide Donaldjohanson, nella fascia principale, prima di arrivare ai sette asteroidi troiani per cui è stato progettato –, questo (all’apparenza) anonimo sassetto si trovava proprio lungo il percorso. Gli scienziati della missione hanno quindi deciso di chiamarlo con il nome etiope del fossile Lucy, Dinkinesh appunto, che in amarico significa letteralmente “sei meraviglioso”. E, stando a quanto ci ha rivelato finora, sembra davvero aver onorato il suo nome.

Crediti: Nasa/Goddard/SwRI/Johns Hopkins Apl/NoirLab

Lo vedete qui a fianco, assieme alla sua piccola luna che sta sorgendo da dietro il corpo principale dell’asteroide. Sono immagini scattate dalla fotocamera di tracciamento terminale della sonda, che assieme al Long-Range Reconnaissance Imager di Lucy ha fatto un vero e proprio reportage del sorvolo, avvenuto intorno alle 17:55 ora italiana del primo novembre 2023, a meno di un minuto dal passaggio più vicino al corpo e da una distanza di circa 430 km.

Nelle settimane precedenti all’incontro della sonda con Dinkinesh, era sorto il dubbio che il sistema potesse essere binario, dato che gli strumenti di Lucy avevano rilevato cambiamenti nella luminosità dell’asteroide nel tempo. E da un’analisi preliminare delle prime immagini disponibili si stima che il corpo più grande abbia una larghezza di circa circa 790 metri, mentre quello più piccolo sia largo circa 220 metri.

L’incontro con l’asteroide, comunque, non è stato meramente un capriccio scientifico. Si è trattato piuttosto di un importante test ingegneristico grazie al quale il team della missione ha potuto verificare la funzionalità del cosiddetto sistema di tracciamento terminale, che consente alla navicella di seguire autonomamente un asteroide durante un sorvolo a una velocità di oltre 16mila chilometri all’ora. Ci vorrà circa una settimana per scaricare tutti i dati raccolti, dai quali si potranno ricavare informazioni utili per preparare al meglio il prossimo obiettivo, nel 2025.