FRA LE IMMAGINI INVIATE, UNA “CUCCIOLATA” DI SASSI

Sulla Luna a testa in giù

Illuminato dalla luce del Sole sul lato in cui sono presenti i pannelli solari, il lander Slim della Jaxa è infine riuscito a ricaricare le batterie. E nonostante la posizione decisamente anomala nella quale si trova adagiato sul suolo lunare, è stato possibile riattivarlo, ristabilire i contatti e avviare il programma scientifico. Da oggi è di nuovo a riposo, ma pronto a riattivarsi se sopravviverà alle due settimane di notte lunare

     01/02/2024

Il lander giapponese Slim appoggiato “di muso” sul suolo lunare, fotografato dal rover ausiliario Lev2. Crediti: Jaxa

Li avevamo lasciati la sera di venerdì 20 gennaio reduci da un successo storico: aver portato il Giappone nella ristretta cerchia di paesi, appena cinque, che sono riusciti a compiere un atterraggio morbido sulla Luna. Eppure apparivano tutt’altro che felici, i responsabili della missione Slim della Jaxa: a rubar loro il sorriso, avevano spiegato, era un problema sorto con l’orientamento dei pannelli solari, che li aveva costretti a spegnere temporaneamente il lander dopo nemmeno tre ore dall’approdo. Se tutto andrà bene, avevano detto, dovremmo riuscire a riattivare il lander nell’arco di qualche giorno, quando il Sole si troverà in una posizione utile a illuminare le celle fotovoltaiche.

La natura esatta del problema è diventata immediatamente chiara a chiunque giovedì scorso, il 25 gennaio, quando è stata resa pubblica la foto scattata al lander da uno dei due piccoli rover ausiliari sganciati prima di toccare il suolo – il minuscolo Lev2, una sfera rotolante grande quanto una palla da baseball. Lo scatto, diffuso attraverso X dalla stessa Jaxa, mostrava infatti una scena – quella che vedete qui sopra – dalla quale, anche a un occhio non esperto, era subito evidente che c’era qualcosa di molto sbagliato: Slim era sì almeno apparentemente intatto, ma adagiato sul suolo lunare “di muso”. Insomma, a essere orientati male non erano solo i pannelli – era l’intero lander.

Nonostante questo sconcertante imprevisto, l’eroico Slim non s’è perso d’animo ed è riuscito a non deludere, anzi: ha portato a termine i suoi compiti con dedizione e ammirevole perizia. Domenica scorsa, il 28 gennaio, non appena la luce del Sole gli ha restituito energia a sufficienza per caricare le batterie, non solo si è riattivato – riprendendo le comunicazioni con la Terra come promesso – ma ha pure acquisito e inviato immagini. Immagini scientifiche. Immagini come queste che vedete qui sotto.

Crediti: Jaxa, Ritsumeikan University, The University of Aizu

Il pannello a sinistra è un mosaico di foto acquisite dalla Multi-Band Camera montata su Slim, e mostra una porzione di superficie lunare nella quale sono evidenziate alcune rocce di particolare interesse. A ciascuna di esse è stato assegnato il nome di una razza di cane scelto in modo da suggerire le dimensioni della roccia stessa. Una di queste – il sasso “Barboncino” (Toy Poodle) – è mostrata in dettaglio nel pannello sulla destra. A prima vista, grigia e sfocata com’è, non si può dire che sia uno scatto entusiasmante. Ma per chi la sa interpretare è un’immagine straordinaria: la Multi-Band Camera, infatti, è una fotocamera funzionante nel visibile e nel vicino infrarosso in grado di rispondere in modo differente a seconda del tipo di minerale di cui è fatta la roccia osservata. Grazie ai suoi dieci filtri consente, per esempio, di distinguere fino a 30 metri di distanza fra pirosseni, olivine, plagioclasi, spinelli e altri tipi di rocce. Fornendo così informazioni utili anche in vista di future missioni di colonizzazione del nostro satellite, per le quali sarà cruciale conoscere in anticipo le sostanze disponibili sul posto.

È notizia di queste ore che, dopo il breve risveglio, Slim è stato di nuovo costretto al riposo, ma se sopravviverà alle due settimane di notte lunare riprenderà la missione. Lo ha dichiarato oggi la Jaxa nel tweet riportato qui sotto, che contiene anche quella che è forse l’immagine più bella di tutte: mostra l’intero team, nella sala di controllo della missione, con i volti finalmente distesi e sorridenti. Una soddisfazione che più meritata non si potrebbe.