Una scrivania affollata di articoli, l’ansia per l’ultima materia ancora da superare – “l’incomprensibile chimica” – e la sua passione per le leggi fondamentali della cosmologia. Inizia così l’itinerario interstellare raccontato da Giovanni Covone, professore di astrofisica e cosmologia all’Università Federico II di Napoli, nel suo primo libro Altre Terre. Viaggio alla scoperta di pianeti extrasolari, edito da HarperCollins Italia e selezionato come finalista all’edizione 2024 del Premio Asimov – riconoscimento che premia le opere di divulgazione e saggistica scientifica in lingua italiana.
L’autore “nello studio del professore” scoprirà il suo destino nella ricerca e lo intreccerà con quello dei più grandi studiosi del passato – da Epicuro a Galilei – che per primi hanno tentato di osservare il cielo oltre le stelle. Un volume scorrevole, puntuale, esilarante. L’autore sceglie di raccontare la storia della ricerca esoplanetaria attraverso le sconfitte, gli errori, le delusioni non soltanto sue, ma anche dei grandi scienziati del passato che siamo soliti conoscere e apprezzare solo attraverso le loro vittorie. Anche se, come dirà lo stesso Covone, “Il momento-èureka non è parte della giornata tipo di un ricercatore”.
Nella storia dell’umanità abbiamo sempre desiderato scoprire altri mondi oltre al nostro, ma ancora non siamo in grado di dire se la vita sulla Terra sia un irripetibile scherzo del caso o se invece si tratta di qualcosa di consueto ed essenziale per l’evoluzione dell’universo. Fra non molti anni potrebbe essere una domanda alla portata della nostra abilità tecnologica, e il perché è presto spiegato dall’autore: un osservatore alieno affascinato dal sistema planetario del nostro Sole, utilizzando la nostra attuale tecnologia, cosa vedrebbe? Sicuramente non riuscirebbe a individuare la Terra al primo colpo, troppo piccola e troppo vicino alla sua stella. Dovrebbe star lì a studiare le perturbazioni del pianetino roccioso in orbita attorno al Sole. Questa è una delle tecniche di rilevazione esoplanetaria – ma non l’unica – oggi impiegata dai ricercatori per individuare pianeti fuori dal nostro sistema Solare.
La ricerca esoplanetaria si è evoluta rapidamente negli ultimi trent’anni, tant’è che oggi siamo abituati a sentir parlare di “pluralismo dei mondi”, i media sono sempre molto interessati alle notizie che riguardano questo tema. Nuove missioni spaziali, dedicate esclusivamente alla scoperta di nuovi pianeti e addirittura all’analisi della loro atmosfera, partiranno nei prossimi anni e molte altre sono già all’opera. Ma, come sottolinea spesso Covone, non è sempre stato così. A causa del pregiudizio, fino al 1995, anno in cui i Premi Nobel Michel Mayor e Didier Queloz rivelarono la presenza del primo esopianeta, gli scienziati che provavano a lavorare sull’osservazione di nuovi mondi erano considerati degli “svalvolati”, dei folli ai margini della ricerca astronomica. L’autore ci racconta gli alti e bassi di questa nuova scienza partendo dalle teorie proposte da Democrito, oltre un secolo prima di Epicuro, riprese poi dai filosofi atomisti che furono messi a tacere da Aristotele e dalla sua teoria cosmologica che poneva la Terra al centro dell’universo. Finché non arrivò Copernico a rimettere tutto al suo posto, o quasi.
La storia della ricerca degli esopianeti raccontata da Covone si rivela, dunque, ricca di molti ingredienti inattesi. Non solo luce, massa, atmosfere, osservazioni e transiti fortuiti, ma anche di errori di valutazione, piste che si rivelano sbagliate e, soprattutto, persone. Perché, come ricorda più volte l’autore, il mondo scientifico è fatto da essere umani, uomini e donne appassionati, che lo animano con i loro sogni, il loro talento e il loro coraggio. Storie che spingono il lettore a credere nelle proprie passioni.
Ultimo appunto, ma non meno importante, il libro è arricchito da disegni fatti a mano dall’autore che “somigliano a quelli che si fanno sulla lavagna quando si spiega“, come chiarisce lui stesso nell’introduzione. Il lettore osserverà orbite, pianeti e stelle dalle forme semplificate, variazioni della velocità, numeri e persino la rappresentazione di un piccolo astronomo che osserva il moto di una stella dalla Terra.
L’esperienza e i risultati finora prodotti ci fanno anche comprendere che trovare una terra come la Terra non solo è difficile, ma è anche molto raro. Dunque, saremo mai in grado di dire da dove veniamo e quale ruolo abbiamo nell’ordine delle cose? Ai posteri l’ardua sentenza.