Ora che Agile è tornato rientrando nell’oceano, ho pensato di scrivere una lettera a mia figlia chiedendole: com’è stato crescere dai 3 ai 27 anni con un fratello satellite in famiglia?
Ho iniziato ad avere a che fare con il “concepimento” di Agile nel 1999 (e c’è chi ha cominciato anche qualche anno prima di me!). Eravamo nella cosiddetta Fase A della missione, la fase di studio e progettazione del satellite. Si simulavano i dati, si cercava di capire come ottimizzare il software che sarebbe stato installato poi sul computer di bordo. Un computer dell’epoca, con capacità di calcolo e memoria inferiori anche solo in confronto ai moderni smartphone, ma con un sistema di gestione dei dati unico sviluppato in quegli anni, molto flessibile e in grado di gestire le complesse operazioni dello strumento scientifico che poi è stato installato a bordo e che ha funzionato con successo per più di 16 anni.
Poi c’è stato il periodo di preparazione del centro dati di Agile presso l’Asi Science Data Center (Asdc, ora Ssdc) che avrebbe accolto e gestito tutti i dati scientifici della missione. Ho iniziato a partecipare a questa avventura fin dal 2003 e ho avuto la fortuna di conoscere colleghi da cui ho imparato molto. Nomino solo una persona qui, Francesca Tamburelli della Telespazio, che è purtroppo scomparsa prematuramente pochi mesi dopo il lancio di Agile, nel 2007. Francesca, anche grazie alla sua precedente esperienza con il satellite Beppo-Sax, ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione del centro dati di Agile e da lei ho imparato tanto professionalmente quanto e soprattutto umanamente, una grande lezione di vita con il suo modo di affrontare la malattia senza mai perdere la gioia di vivere e la sua professionalità nel lavoro fino alla fine. Indimenticabili sono stati i suoi preziosi consigli dalla stanza di ospedale.
Ed eccoci arrivati alla data di lancio: 23 aprile 2007. Io ero presente con i colleghi al centro di controllo di Telespazio al Fucino, con Francesca collegata al mio telefono. Un’emozione non facilmente descrivibile. Abbiamo assistito in diretta al lancio, che è avvenuto alle 12:00 circa (ora italiana) dalla base di Shriharikota, in India. Abbiamo seguito con gli occhi incollati ai monitor e il fiato sospeso il puntino luminoso che tracciava la posizione del satellite Agile in viaggio verso la sua orbita finale seguendo perfettamente le linee di previsione: più di 8 anni di lavoro appesi a un filo. Se qualcosa va male in questa fase non si può far nulla, non si potrà intervenire per riparare qualcosa come per un qualunque esperimento sulla Terra. C’è solo da aspettare. Ventitré minuti dopo Agile è entrato nella sua orbita attorno all’equatore a circa 550 km di altezza. Ma la sua nascita non era ancora conclusa: doveva ancora accendersi e dimostrare di funzionare, che per noi equivaleva ancora a una attesa di circa 90 interminabili minuti, quando infine alle 13:30 ha mandato a Terra tramite la stazione di Asi-Malindi i suoi primi impulsi! I dati sono rimbalzati prima al Fucino e poi arrivati al nostro centro dati, dove abbiamo potuto osservare commossi il primo fotone rilevato, tutto funzionava secondo le migliori aspettative.
E così è iniziata una storia di successo scientifico e tecnologico italiano durata quasi 17 anni, dimostrazione delle capacità che l’Asi, l’Inaf, l’Infn, l’università e l’industria hanno quando riescono a fare squadra.
Non parlerò qui degli importanti risultati di Agile, voglio solo dire che ho avuto il privilegio di vivere circa 17 anni con un satellite in orbita, che costituiva per me e il resto del team un occhio aperto in tempo (quasi) reale sull’universo e sui suoi fenomeni più energetici. Pochi hanno una tale fortuna. Mi mancherà molto.
Terminate le osservazioni, si apre ora una nuova fase di intenso lavoro sull’eredità di Agile, un ricco archivio scientifico di circa 17 anni di dati: attenzione, Agile può ancora riservarci future sorprese!