La nuova guida dell’Inaf è Roberto Ragazzoni, 57 anni, professore ordinario al Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Padova dal 2020 e già direttore dell’Inaf di Padova dal 2018 al 2023. La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini l’ha raggiunto telefonicamente ieri, giovedì 4 aprile, in mattinata.
«Ho ricevuto con grande orgoglio, e non certo senza ravvisare il peso della responsabilità, la telefonata del ministro, la senatrice Anna Maria Bernini, annunciando la mia nomina alla presidenza dell’Inaf. Una telefonata concisa ma cordialissima», dice a Media Inaf il neo eletto presidente. «Mi ha persino augurato di rimettermi in sesto perché la mia voce roca tradiva qualche malanno passeggero. E mi ha ricordato i numerosi progetti, tra cui l’Einstein Telescope, su cui il governo sta puntando».
Ragazzoni è un nome noto nell’astrofisica a livello mondiale, e in particolare nel mondo della costruzione di telescopi (da terra e per lo spazio), specchi e strumenti correttivi di ottica adattiva. È uno dei pochi scienziati che, nell’ambito, può ancora definirsi un inventore: è suo il concetto del sensore di fronte d’onda a piramide, un sistema per correggere la luce in ingresso nel telescopio dalle turbolenze atmosferiche, conferendo alle immagini una qualità altrimenti impossibile da raggiungere dalla terra. Ed è sua, ad esempio, anche l’idea di sfruttare l’aberrazione sferica – un difetto intrinseco degli specchi che hanno forma sferica, e che da sempre gli astronomi hanno tentato di correggere – per potenziare il campo di vista di un telescopio chiamato FlyEye (occhio di mosca). Ragazzoni ha lavorato dietro le quinte dei più grandi telescopi a terra – come il Telescopio nazionale Galileo, per il quale ha progettato il sistema di ottica adattiva – e dallo spazio – come i satelliti Cheops e Plato, dell’Agenzia spaziale europea. Tutti contributi davvero cruciali per lo sviluppo dei grandi telescopi che oggi permettono il progresso nelle conoscenze astronomiche.
Nel corso della sua carriera ha già ricevuto riconoscimenti importanti, come il premio “Wolfgang Paul” della fondazione Humboldt, in Germania, nel 2000, il premio “Feltrinelli” per l’astronomia nel 2016 e, infine, la nomina a membro dell’Accademia dei Lincei nel 2019.
«Voglio innanzi a tutto ringraziare il mio predecessore, Marco Tavani, la cui competenza e professionalità continueranno a essere patrimonio prezioso per l’ente, che certamente saprà valorizzarle. Questa nomina, per me, significa innanzitutto orgoglio e responsabilità. Vorrei provare a spingere le donne e gli uomini dell’Inaf a osare ancora di più di quanto non stiano già facendo. Se non noi, che abbiamo il compito istituzionale di spingere la frontiera della conoscenza dell’astronomia, chi altri?»
Ragazzoni dichiara di voler lavorare per costruire un Inaf in cui le idee più innovative siano terreno fertile per nuovi progetti trasformazionali rispetto al passato, siano essi osservativi, teorici, strumentali, di divulgazione o di valorizzazione del patrimonio storico dell’ente.
«Un Inaf in cui ci si possa permettere anche qualche nuovo errore (se non in un ente di ricerca, dove altro?), e dove osare diventi la norma. In un momento storico di grandi collaborazioni internazionali – penso all’Extremely Large Telescope, alla collaborazione con l’Einstein Telescope, all’utilizzo del telescopio spaziale James Webb e potrei continuare con una lunghissima lista – l’Inaf ha bisogno più che mai dell’apporto di ogni donna e uomo che lo compone. Farò del mio meglio per essere all’altezza».