L’ultima eclissi di questo speciale sarebbe dovuta essere quella del 29 maggio 1919, conosciuta come eclissi di Einstein perché permise a sir Arthur Eddington di misurare la deflessione della luce di alcune stelle dovuta alla presenza del Sole, confermando così la teoria della Relatività Generale pubblicata solo pochi anni prima da Albert Einstein. La curvatura dello spaziotempo prevista dalla teoria impone infatti che la traiettoria della luce sia incurvata in presenza di una massa. La luce delle stelle in prossimità del Sole durante un’eclisse dovrebbe quindi risultare “piegata” dalla sua presenza, e in cielo le stelle dovrebbero apparire in una posizione leggermente diversa rispetto a quando il Sole non si trova lungo la linea di vista. Questo è ciò che Eddington verificò quel 29 maggio del 1919 dall’isola di Principe, al largo della costa occidentale dell’Africa. Ma questa storia è già stata magistralmente raccontata da Stefano Giovanardi sulle pagine di Media Inaf nel 2019, e la mia sarebbe stata una brutta copia.
Così, un po’ perché quando leggerete sarà sabato (e possiamo quindi essere un po’ più “leggeri”), un po’ perché non sono mai stata così vicina al Maine (mi trovo a meno di dieci ore d’auto da Portland, aspettando l’eclissi totale di lunedì), vi parlerò di un’altra eclissi… che non ha fatto la storia. Almeno non di quella con la “s” maiuscola.
Si tratta dell’eclissi del 20 luglio 1963. La totalità è stata di breve durata – un minuto e quaranta secondi – ed è stata visibile da Hokkaido in Giappone, dall’Alaska e dal Maine negli Stati Uniti e anche dal Canada.
Certo, venne osservata e studiata dagli astronomi da più parti. L’astronomo Charles H. Smiley, ad esempio, la osservò da un aereo supersonico F-104D Starfighter dell’aeronautica statunitense che “cavalcò” l’ombra della Luna a oltre 2mila chilometri orari, prolungando la durata della totalità a 4 minuti e 3 secondi. L’astronauta Scott Carpenter, insieme all’astronoma della Nasa Jocelyn Gill, sorvolarono il Maine a circa 14 chilometri di quota a bordo di un DC-8 appositamente attrezzato per osservare l’evento cosmico. Tantissime persone la fotografarono… ma non è per questo che chiuderò con questa eclissi.
Questa è stata l’ultima eclissi di Stephen King, il re dell’horror, che ho iniziato a leggere tutto d’un fiato da ragazza e che mi accompagna ancora adesso. Un’eclissi che fa da sfondo a due romanzi nei quali l’autore si è discostato dal genere horror per mettere in scena thriller psicologici che vedono protagoniste due donne: Il gioco di Gerald e Dolores Claiborne. Due donne molto forti, che hanno impiegato un po’ di tempo per capire di esserlo ma che alla fine, con strade molto diverse, ce l’hanno fatta. Due donne a cui quell’eclissi, forse poco significativa per la storia della scienza, ha cambiato la vita.
Chissà se King, con l’eclissi che lunedì attraverserà di nuovo il Maine dopo 61 anni da quel lontano 1963, troverà l’ispirazione per nuove storie. Io lo spero.
Per saperne di più:
- Segui lo speciale di Media Inaf dedicato alle eclissi storiche
- Iniziative dell’Inaf per l’eclissi dell’8 aprile 2024