Poco dopo la mezzanotte, alle 00:23 ora italiana di domenica 2 giugno, la sonda lunare cinese Chang’e 6 ha toccato con successo il suolo lunare. Lo riferisce Xinuha, l’agenzia statale cinese, e un video che mostra gli ultimi istanti prima dell’allunaggio, acquisito dalla landing camera di Chang’e 6, è stato pubblicato sul sito della Cnsa, l’agenzia spaziale cinese.
L’allunaggio di Chang’e 6 è avvenuto nell’immenso bacino Polo Sud-Aitken: si tratta di un cratere meteoritico di oltre duemila chilometri di diametro situato sul lato a noi nascosto della Luna, vicino al polo sud lunare. In questa zona, risalente a oltre quattro miliardi di anni fa, il lander procederà alla raccolta di materiale – fino a due chilogrammi – mediante l’uso di una trivella e una paletta. Il modulo di risalita con i campioni a bordo raggiungerà poi l’orbita lunare, dove si aggancerà al modulo di rientro. Il prezioso bottino farà quindi ritorno sulla Terra intorno al 25 giugno.
La missione, lanciata il 3 maggio scorso dallo spazioporto di Wenchang con un razzo Lunga Marcia 5 ed entrata nell’orbita lunare cinque giorni più tardi, accoglie anche alcune partecipazioni straniere, tra cui Innri (Instrument for landing-Roving laser Retroreflector Investigations), un retroriflettore laser passivo italiano dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.
Chang’e 6 rientra in un più ampio programma lunare della Cina, che prevede la prossima missione Chang’e 7 per il 2026 e Change 8 intorno al 2028. Il Paese mira a lanciare la sua prima missione lunare con equipaggio entro il 2030.
A permettere le comunicazioni di Chang’e 6 con la Terra è il satellite Queqiao-2, lanciato a marzo 2024, che grazie alla sua potente antenna parabolica di ben 4,2 metri di diametro è in grado di fornire una sorta di ponte radio con il lato nascosto della Luna.
A proposito di contatti con sonde spaziali, l’agenzia spaziale giapponese Jaxa ha invece da poco reso noto con un post su X che le comunicazioni con Akatsuki, l’unica sonda ancora attiva in orbita attorno a Venere, si sono interrotte a fine aprile, e sono in atto vari tentativi per ristabilirle quanto prima. Per riuscire nell’impresa, però, è essenziale che la sonda mantenga un orientamento stabile per poter puntare la sua antenna verso la Terra. La sonda, anche nota come Venus Climate Orbiter, aveva già avuto un avvio di missione alquanto sfortunato: nel dicembre 2010 aveva mancato l’inserimento nell’orbita di Venere a causa di un guasto al motore principale. Solo dopo cinque anni di orbite intorno al Sole la sonda era riuscita, con un secondo tentativo, a entrare con successo in orbita attorno a Venere.