La commedia di Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate fu pubblicata per la prima volta nel 1600 – erano gli anni in cui Galileo stava per puntare il cannocchiale verso il cielo – e ha ispirato innumerevoli opere in ogni campo dell’arte attraversando i secoli fino ai nostri giorni.
Tuttavia, se alle nostre latitudini temperate chiediamo a chiunque per strada cosa intende per “mezza estate” – a meno che non faccia parte di una ristretta élite di cultori della materia, letteraria o astronomica poco importa – sarà probabile ricevere una risposta che punta sul mese di agosto. La logica ci porta infatti a considerare che, se l’estate astronomica comincia il 21 giugno e termina il 21 settembre, la mezza estate cadrà più o meno in quel periodo. Ma la realtà è che da noi il concetto di “mezza estate” non esiste.
Più saliamo di latitudine e più la presenza del Sole viene ritenuta importante e meno scontata che dalle nostre parti. La ragione non risiede solamente nel fatto che i popoli nordici soffrono di una insolazione minore perché i raggi solari arrivano di sbieco (come da noi al tramonto), ma anche e soprattutto nella variazione molto più ampia, rispetto a latitudini più meridionali, della durata del giorno e della notte durante tutto l’arco dell’anno. A Stoccolma, ad esempio, che si trova quasi a 60° di latitudine sopra l’equatore, d’estate si raggiungono le 18 ore di luce e 6 di buio, mentre a Roma in questi giorni stiamo sperimentando al massimo 15 ore di luce e 9 di buio. All’equatore, in qualsiasi momento dell’anno, il giorno dura 12 ore, esattamente come la notte.
Midsummer e solstizio estivo
È in questo contesto che nasce l’importanza di celebrare la stagione calda in modo profondo con le feste di “midsummer”, idea che per tutti i popoli nordeuropei (e affini) non conosce equivoci e rappresenta infatti sempre e solo una cosa: il solstizio estivo, ovvero il culmine – nel nostro emisfero – dell’illuminazione della terra, sia in quanto a ore di luce che ad altezza del sole sull’orizzonte e ampiezza dell’arco descritto in cielo. Ma per solstizio non dobbiamo intendere solo quel preciso istante che ogni anno tutti i media del mondo si affannano a pubblicare in ore, minuti e secondi. E nemmeno l’intera giornata del 21 giugno basterebbe a descrivere midsummer. Per le genti nordiche il solstizio rappresenta quello che è nella realtà: un momento di stasi, un vero e proprio “ozio solare” a cui viene data grande importanza.
Fuochi nella notte di San Giovanni
Queste feste nordiche sono chiaramente di origine pagana, ma sono state nel tempo assorbite dal cristianesimo (che in quel caso è di stampo protestante) per essere dedicate alla figura di Giovanni Battista, santo veneratissimo e famoso non solo per aver battezzato Cristo ma anche per essere protettore dell’agricoltura e unico santo di cui nei calendari liturgici cristiani si festeggia non solo la morte ma anche la nascita, stabilita appunto il 24 giugno.
Come per il Natale, la vera festa è tuttavia rappresentata da un’attesa che inizia il 21 giugno e culmina nella notte di vigilia tra il 23 e il 24, in cui riti cristiani e pagani si intrecciano con un unico comun denominatore: il fuoco, inteso sia come purificatore (non mancano infatti i fantocci infarciti di petardi sistemati sui falò, un po’ come a carnevale) che come aiuto e supporto a quel sole che, da questo momento, comincerà un’inesorabile retromarcia verso la parte buia dell’anno. In realtà anche l’acqua ha un suo ruolo, infatti nella notte di San Giovanni vengono raccolte tutte quelle tipiche erbe e infiorescenze estive – come timo, salvia, elicriso, rosmarino e tante altre – che andranno in infusione in acqua, possibilmente proprio rugiada dell’alba del 24 giugno, per renderla medicamentosa e magica. Per questo in ambienti esoterici e astrologici, a noi estranei, quello tra il fuoco e l’acqua viene considerato un vero e proprio sposalizio.
Ovviamente il culto di san Giovanni è molto sentito anche da noi. Intanto è patrono di ben tre grandi città come Genova, Firenze e Torino, e poi il culto del fuoco resta presente in tante province italiane. In molti centri nella Sardegna nordoccidentale si festeggia ancora con i fuochi, e in particolare ad Alghero, dove i falò vengono accesi, analogamente a molte località spagnole, sulla grande spiaggia del Lido – nomen omen – di san Giovanni. Chi salta il fuoco per tre volte mano nella mano con un amico diventa “compare” o “comare” per tutta la vita.
Il solstizio estivo 2024: perché il 20 e non il 21?
Volete sapere allora quando sarà il solstizio del 2024? Potreste averlo trovato ovunque nella rete, ma è nostro dovere dare questi importanti dettagli: il solstizio estivo, inteso nella sua perfezione di “sole più alto e giornata più lunga” sarà oggi 20 giugno alle ore 22:50 ora italiana. Vi starete chiedendo perché il 20 e non il 21 e la risposta non è semplice: i solstizi non cadono ogni anno nello stesso giorno del calendario perché l’anno astronomico è lungo 365,25 giorni. Pertanto, il solstizio d’estate, per l’emisfero settentrionale, attualmente si sposta tra il 20, 21 e 22 giugno: ad esempio, dal 2001 al 2100 saranno 54 i solstizi al 21 giugno e 46 quelli al 20.
Ma non finisce qui perché, per via della forma ellittica dell’orbita terrestre, l’estate boreale coincide quasi perfettamente con una particolare posizione della Terra rispetto al Sole, ovvero l’afelio, che è il punto più lontano, a ben 152 milioni di km, e che avrà il culmine il prossimo 5 luglio. Quando la Terra è invece in perielio (a 147 milioni di km dal Sole) da noi è inverno e sotto l’equatore è estate. Attenzione, la distanza Terra-Sole non ha niente a che vedere con le stagioni ma è un parametro indipendente che non influisce, se non in minima parte, su clima e temperature. E che c’entra con le differenze nelle date del solstizio? Presto detto: per via della reciproca attrazione gravitazionale, quando siamo lontani dal Sole andiamo più lenti, quando siamo più vicini invece acceleriamo, e questo scombina non di poco i calcoli anche dei solstizi.
Se da qualche parte leggete che a questo cambio di date partecipa anche la precessione degli equinozi non credeteci: quella infatti riguarda sempre e solo il grande scenario di sottofondo in cui noi e il Sole ci stiamo muovendo per i fatti nostri, per cui la precessione cambia solo la posizione delle costellazioni nei punti vernali degli equinozi ma non influisce minimamente sui nostri affari solari.
Come funziona astronomicamente il solstizio?
Per rispondere in modo chiaro bisogna prenderla un po’ larga ma può essere divertente. Quando a un bambino si chiede dove sorga il Sole, la risposta non potrà essere che “ad est!”. Questa risposta di per sé non è sbagliata, ma il livello di precisione è analogo a quell’orologio fermo che segna l’ora giusta ben due volte al giorno. Perché noi adulti sappiamo che il Sole sorge perfettamente ad est e tramonta perfettamente a ovest solo in due giorni dell’anno, il 21 marzo e il 21 settembre, ovvero quelli degli equinozi di primavera ed autunno.
Tutto il resto dell’anno il Sole sorge e tramonta in posizioni diverse vagando tra un massimo nord (+23,5°) e un minimo sud (-23,5°) passando, appunto per gli equinozi (0°) come punti mediani. In totale, la somma di queste escursioni è di ben 47°: ciò significa che all’alba del solstizio d’inverno, il 21 dicembre, vedremo un pallido sole sorgere a sudest e che pian pianino risalirà l’orizzonte alba dopo alba per ben 47 gradi fino a raggiungere, il 21 giugno (o giù di lì) una posizione di nordest per il solstizio estivo. Per i tramonti sarà la stessa cosa: le traiettorie non si incrociano, per cui un sole che nasce basso a sudest tramonterà basso a sudovest, un sole che nasce ad est tramonterà ad ovest e un sole che nasce alto a nordest tramonterà alto a nordovest.
Volendo aggiungere un elemento poco conosciuto potremmo dire che sono due le circonferenze celesti – chiamate coluri – che, passando per i poli, determinano questi importanti punti fermi: il coluro equinoziale, che ha direzione est-ovest e passa per gli equinozi, e il coluro solstiziale che ha direzione nord-sud e passa per i solstizi e in particolare per i loro “primi” punti che vengono individuati d’estate dalla costellazione del Cancro, che inizia il 21 giugno, e d’inverno da quella del Capricorno che, specularmente, inaugura l’inverno il 21 dicembre. Ecco perché i tropici, ovvero i paralleli estremi nord e sud in cui i raggi solari raggiungono il suolo verticalmente durante i solstizi, sono dedicati a queste due costellazioni.
Ma perché, dunque, viviamo in un incessante ping pong tra maggior luce e maggior buio? I motivi sono due: il fatto che, come già detto, l’asse di rotazione della terra non è verticale ma inclinato dei fatidici 23,5° (ecco perché le escursioni, positive e negative, del Sole hanno quella misura) e, inoltre, la nostra posizione relativa al Sole cambia costantemente grazie al moto di rivoluzione. In altre parole l’obliquità dell’asse è sempre uguale ma non lo è la nostra posizione rispetto al Sole. Quindi, a seconda che ci troviamo da una parte o dall’altra della stella, sarà uno dei due poli ad essere più illuminato e l’altro in ombra. Scusate, ci abbiamo messo tanto ma era davvero tutto qui.
Correzioni del 24/06/2024: rispetto al testo originale, è stato corretto un refuso nell’occhiello (era scritto “distanza minima” al posto di “distanza massima”) e riformulata la frase sulla variabilità della data del solstizio, eliminando un riferimento non pertinente all’anno siderale.