LA FOTONOTIZIA DELLA NASA

Quando si uniscono raggi X e infrarossi

La Nasa ha pubblicato quattro immagini che sovrappongono la visione di uno stesso oggetto osservato dal telescopio spaziale a raggi X Chandra e dal telescopio spaziale James Webb. Oggetti cosmici diversi, distanze diverse, e diversi anche i fenomeni che rendono questi soggetti osservabili contemporaneamente con questi telescopi

     22/07/2024

Un po’ come quando si assaggia un piatto di alta cucina, che si compone di ingredienti con preparazioni diverse, il gusto di osservare uno stesso oggetto con diversi telescopi si esalta e si amplifica se lo si fa “in un unico boccone”, assaggiando tutto insieme. Le immagini che vedete qui sotto, elaborate dalla Nasa, sono proprio questo: un piatto di alta cucina cosmica. Uniscono le visioni di uno stesso oggetto da parte del telescopio a raggi X Chandra della Nasa, del telescopio spaziale Hubble e del telescopio spaziale Webb. Il primo osserva nei raggi X, il secondo in ultravioletto, ottico e infrarosso, il terzo esclusivamente a lunghezze d’onda infrarosse.

Quattro immagini che uniscono la vista del Chandra X-ray Observatory della Nasa e del James Webb Space Telescope, in una griglia due per due: Rho Ophiuchi in basso a destra, il cuore della Nebulosa di Orione in alto a destra, la galassia Ngc 3627 in basso a sinistra e l’ammasso di galassie Macs J0416. Crediti: Raggi X, Nasa/Cxc/Sao; Ottico/Infrarosso: (Hubble) Nasa/Esa/Stsci; Ir: (Jwst) Nasa/Esa/Csa/Stsci

Un viaggio, quello proposto da Nasa attraverso queste immagini, che si allontana sempre più da noi, includendo scale cosmiche via via più grandi.

Cominciamo allora in basso a destra, con la regione di formazione stellare Rho Ophiuchi, a una distanza di circa 390 anni luce dalla Terra. Quello che vedete è un complesso di nubi fatto di gas e stelle di diverse dimensioni ed età. In questa immagine, i raggi X di Chandra sono di colore viola e rivelano le stelle neonate che esplodono violentemente e producono raggi X. I dati infrarossi di Webb sono di colore rosso, giallo, ciano, azzurro e blu più scuro e riescono a vedere le regioni di gas e polvere, che se provassimo a guardare con i nostri occhi – sensibili alla luce ottica – non potremmo cogliere.

In alto a destra, un po’ più lontana ma pur sempre nella nostra galassia, la Via Lattea, c’è la Nebulosa di Orione. Si trova a circa 1500 anni luce di distanza, ed è proprio al centro di quella costellazione che si riconosce, nel cielo, per avere tre stelle vicine a formare la cosiddetta “cintura” di Orione. Se si guarda con un telescopio (anche piccolo) appena sotto il centro di queste, si può vedere la nebulosa. Con Chandra e Webb, chiaramente, si può ammirare in gran dettaglio. Chandra mostra le giovani stelle che brillano nei raggi X, colorate in rosso, verde e blu, mentre Webb mostra il gas e la polvere (in rosso più scuro) che, collassando, formeranno la prossima generazione di stelle.

Scendendo in basso a sinistra, ora, si cambia galassia. Come la Via Lattea, Ngc 3627 è una galassia a spirale che – dalla nostra prospettiva – appare leggermente di taglio. Si tratta, in particolare, di una galassia a spirale “barrata”, per la forma rettangolare della sua regione centrale, con due bracci a spirale che, dal centro, formano un arco. E proprio al centro troviamo la regione maggiormente evidenziata (in viola e bianco) da Chandra. Si tratta del buco nero supermassiccio al centro di Ngc 3627, mentre in rosso, verde e blu i dati ottici del telescopio spaziale Hubble e Webb, che individuano la polvere, il gas e le stelle in tutta la galassia.

L’ultima immagine inquadra infine l’oggetto più lontano e più esteso: l’ammasso di galassie Macs J0416. Come tutti gli ammassi, è in grado di contenere centinaia o addirittura migliaia di singole galassie legate fra loro gravitazionalmente. Gli ammassi sono pervasi da un’enorme quantità di gas caldo – o plasma – che risulta visibile ai raggi X (mostrati in viola nell’immagine). Di nuovo, le viste di Hubble e Webb sono rappresentate in rosso, verde e blu, ma questa volta a ciascun puntino colorato corrisponde una galassia. Gli ammassi sono infatti i sistemi gravitazionalmente legati più grandi dell’universo.