SOLO DUE PIANETI SU 1.546 RISULTANO POTENZIALMENTE ABITABILI

Magnetismo stellare e abitabilità planetaria

Un gruppo di ricercatori guidato dalla Rice University ha studiato gli effetti del magnetismo stellare sulla potenziale abitabilità degli esopianeti. L'indagine si è concentrata sulle interazioni magnetiche tra i pianeti e le loro stelle ospiti, analizzando un campione di 1.546 esopianeti per determinare se le loro orbite si trovassero all'interno o all'esterno del raggio di Alfvén della loro stella. Tutti i dettagli su ApJ

     29/07/2024

Una rappresentazione artistica di Kepler-186 f, un esopianeta delle dimensioni della Terra che si troverebbe all’interno della zona abitabile della sua stella. Crediti: Nasa Ames/ Seti Institute/ Jpl-CalTech

Negli ultimi anni l’interesse per i pianeti simili alla Terra che orbitano all’interno della zona abitabile della loro stella è notevolmente aumentato, spinto dall’elevato numero di esopianeti confermati e dalla ricerca di vita oltre il Sistema solare. Ma l’abitabilità di questi pianeti non è influenzata solo dalla distanza dalla stella ospite, come peraltro abbiamo già avuto modo di constatare anche da studi condotti da ricercatori dell’Inaf.

Uno studio pubblicato recentemente su The Astrophysical Journal estende la definizione di zona abitabile includendo il campo magnetico della stella ospite. Questo fattore, ben studiato nel Sistema solare, può avere implicazioni significative per la vita su altri pianeti.

La presenza e la forza del campo magnetico di un pianeta e la sua interazione con il campo magnetico della stella ospite sono fattori cruciali per la capacità del pianeta di sostenere la vita. Un esopianeta ha bisogno di un forte campo magnetico per proteggersi dall’attività stellare e deve orbitare abbastanza lontano dalla sua stella per evitare una connessione magnetica diretta e potenzialmente catastrofica.

Tradizionalmente, gli scienziati si sono concentrati sulla zona Goldilocks, la regione intorno a una stella in cui le condizioni supportano l’esistenza di acqua liquida. Aggiungendo il campo magnetico della stella ai criteri di abitabilità, si può avere un quadro più sfumato del luogo in cui la vita potrebbe prosperare.

L’indagine si è concentrata sulle interazioni magnetiche tra i pianeti e le loro stelle ospiti, un concetto noto come space weather. Sulla Terra, lo space weather è guidato dal Sole e influisce sul campo magnetico e sull’atmosfera del nostro pianeta. Per questo studio, i ricercatori hanno semplificato la complessa modellazione solitamente necessaria per comprendere queste interazioni, caratterizzando l’attività stellare con il numero di Rossby, che quantifica l’influenza della rotazione della stella sul moto convettivo turbolento. Questo li ha aiutati a stimare il raggio di Alfvén della stella, ossia la distanza alla quale il vento stellare si disaccoppia effettivamente dalla stella.

I pianeti all’interno di questo raggio non sarebbero candidati all’abitabilità perché connessi magneticamente alla stella, con conseguente rapida erosione della loro atmosfera. Applicando questo approccio, i ricercatori hanno esaminato 1.546 esopianeti per determinare se le loro orbite si trovassero all’interno o all’esterno del raggio di Alfvén della loro stella.

Questa immagine mostra la posizione di Kepler-186 f rispetto alla Terra. Crediti: Nasa Ames/ Seti Institute/ Jpl-CalTech

Lo studio ha rilevato che solo due pianeti dei 1.546 esaminati, K2-3 d e Kepler-186 f,  soddisfano tutte le condizioni di abitabilità. Questi pianeti sono di dimensioni terrestri, orbitano a una distanza favorevole alla formazione di acqua liquida, si trovano al di fuori del raggio di Alfvén della loro stella e hanno campi magnetici abbastanza forti da proteggerli dall’attività stellare.

«Sebbene queste condizioni siano necessarie perché un pianeta possa ospitare la vita, non la garantiscono», puntualizza David Alexander, coautore dello studio. «Il nostro lavoro evidenzia l’importanza di considerare un’ampia gamma di fattori quando si cercano pianeti abitabili».

Lo studio sottolinea anche la necessità di continuare l’esplorazione e l’osservazione dei sistemi esoplanetari, traendo insegnamento dal sistema Sole-Terra. Ampliando i criteri di abitabilità, i ricercatori forniscono un quadro di riferimento per gli studi e le osservazioni future, al fine di determinare se siamo soli nell’universo.

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