Magari arrivare alla sua età in quello stato… Quante volte lo abbiamo pensato, incontrando persone lucidissime e in perfetta forma nonostante gli anni. Lo stesso potrebbe dire ora la Terra osservando a quattromila anni luce da noi, in direzione della costellazione del Sagittario, il pianeta roccioso Kmt-2020-Blg-0414Lb: quanto di più vicino sia mai stato scoperto a ciò che potrebbe essere il nostro pianeta fra otto miliardi di anni.
Di massa analoga a quella della Terra, molti miliardi di anni fa questo lontano mondo si trovava infatti in orbita attorno a una stella simile al Sole. Stella andata poi incontro alla sorte che accomuna tutti gli astri di massa analoga: esaurito il suo combustibile nucleare, è diventata una nana bianca. Non senza però attraversare prima una fase breve e concitata da gigante rossa, che l’ha vista espandersi in modo esagerato fino a lambire, se non addirittura superare, un’orbita corrispondente a quella della Terra. Ecco dunque la buona notizia: nonostante questi trascorsi tumultuosi e potenzialmente fatali, il pianeta è ancora lì. E questo dà qualche speranza anche al nostro, di pianeta, che fra qualche miliardo di anni si troverà inevitabilmente ad affrontare un’odissea simile.
La scoperta, guidata dalle università californiane di San Diego e Berkeley e pubblicata a fine settembre su Nature Astronomy, ha richiesto parecchio impegno e l’aiuto di una piccola lente gravitazionale. Anzi, il pianeta stesso e la sua stella (nome in codice, Kmt-2020-Blg-0414L), che si trovano a circa quattromila anni luce da noi, hanno fatto da “lente”, ingrandendo e distorcendo la luce di un’altra stella sulla sfondo, a circa 25mila anni luce. Ed è stato proprio questo fenomeno d’ingrandimento – detto evento di microlensing – ad aver tradito la nana bianca e il suo mondo sopravvissuto, svelandone la presenza, nel 2020, a una rete coreana di telescopi: osservando l’effetto indotto sulla luce proveniente dalla stella più remota, è emerso che attorno alla nana bianca in primo piano c’erano in orbita almeno due corpi, uno dei quali – il protagonista della nostra storia, appunto – di massa pari ad appena 1.6 volte quella della Terra.
Già in passato, va detto, erano stati osservati, attorno a nane bianche, oggetti sopravvissuti alla fase di gigante rossa. Ma erano mondi molto più grandi e presumibilmente distanti, giganti gassosi come Giove e Saturno. Oppure frammenti di mondi che furono, come le 65 nubi di detriti planetari viste attorno alla stella Wd1054-226, o il planetesimo scoperto da astronome e astronomi dell’Inaf nel 2019. Questo descritto ora su Nature Astronomy è invece in assoluto primo potenziale mondo roccioso osservato in orbita attorno a una nana bianca.
Va detto che, se anche il pianeta è sopravvissuto, lo stesso non si può certo dire per eventuali forme di vita un tempo lì presenti, viste le condizioni estreme alle quali è stato sottoposto. A questo proposito il primo autore dello studio, Keming Zhang della Uc San Diego, osserva però che se la Terra, tra qualche miliardo di anni, dovesse essere inghiottita durante la fase di gigante rossa del Sole, l’umanità potrebbe magari trovare rifugio in alcune delle lune del Sistema solare esterno, in particolare Europa, Callisto, Ganimede o Encelado.
«Quando il Sole diventerà una gigante rossa, la zona abitabile si sposterà intorno all’orbita di Giove e Saturno e molte di queste lune diventeranno pianeti oceano», prevede Zhang. «Penso che, in questo caso, l’umanità potrebbe migrare lì».
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Astronomy l’articolo “An Earth-mass planet and a brown dwarf in orbit around a white dwarf”, di Keming Zhang, Weicheng Zang, Kareem El-Badry, Jessica R. Lu, Joshua S. Bloom, Eric Agol, B. Scott Gaudi, Quinn Konopacky, Natalie LeBaron, Shude Mao e Sean Terry
Guarda l’animazione sul canale YouTube dell’’Università di Berkeley: