È partito alle 3.29 di questa mattina (ora italiana) dal Kennedy space center della Nasa, in Florida (le 21.29 di ieri sera ora locale), a bordo di una navicella Dragon di SpaceX, lo strumento Codex, un coronografo solare che verrà installato sulla Stazione spaziale internazionale per raccogliere importanti informazioni sul vento solare e sulla sua formazione. Si tratta della 31esima missione di rifornimento commerciale operata da SpaceX verso il laboratorio orbitante. La navicella, che porta anche il rifornimento di cibo e attrezzature per gli astronauti e altri esperimenti, dovrebbe attraccare al modulo Harmony della Iss alle 14.45 di oggi pomeriggio, martedì 5 novembre.
Liftoff of Dragon’s 31st Commercial Resupply Services mission to the @Space_Station! pic.twitter.com/MPRoutKS3t
— SpaceX (@SpaceX) November 5, 2024
Codex, lo dicevamo, è un coronografo, ovvero uno strumento che blocca la luce intensa proveniente dalla superficie del Sole per riuscire a vedere i dettagli nella sua regione più esterna, la corona. Lo strumento è una collaborazione tra il Goddard Space Flight Center della Nasa e il Korea Astronomy and Space Science Institute (Kasi). L’Inaf ha contribuito alla calibrazione dello strumento nel suo laboratorio spaziale OpSys (Optical Payload System), a Torino, e collaborerà anche all’analisi delle immagini coronali.
Ad assistere al lancio c’era dunque anche Silvano Fineschi dell’Inaf di Torino, che ha inviato nella notte a Media Inaf le sue impressioni a caldo. «Il lancio notturno è stato spettacolare: il bagliore degli scarichi dei motori del razzo si è riflesso sulle acque della laguna e ha illuminato il cielo a giorno. Qualche secondo dopo, il rombo dei motori ha scosso il terreno fino al sito d’osservazione del lancio. In quel momento, è stata grande l’emozione di vedere anni di lavoro messi in gioco in quei pochi secondi. La notte è serena e si può seguire l’ascesa del Falcon fino al distacco del primo stadio e all’accensione del secondo stadio che continua veloce nella sua entrata in orbita. Poi, improvvisamente, un altro bagliore illumina il cielo: è il primo stadio de Falcon che finito il suo lavoro sta ritornando a terra, controllato dagli stessi motori che un momento prima lo hanno fatto staccare da terra. Atterra a pochi chilometri dalla rampa che aveva lasciato solo alcuni minuti prima. A differenza dei vettori a razzo tradizionali “usa e getta”, una volta rifornito, sarà pronto per un’altra missione. Domani un’altra emozione: alle ore 10 ora della Florida la capsula Dragon attraccherà alla Stazione spaziale».
Codex è diverso dai precedenti coronografi della Nasa, perché è dotato di filtri speciali in grado di fornire dettagli sulla temperatura e sulla velocità del vento solare. In genere, un coronografo solare cattura immagini della densità del plasma che si allontana dal Sole. Codex potrà quindi fare un passo in più nella determinazione delle condizioni fisiche del vento solare, poiché combinerà le stime di temperatura e velocità del vento solare con la tradizionale misura della densità. In questo modo sarà possibile vedere l’evoluzione delle strutture nel vento solare, da quando si formano dalla corona del Sole fino a quando fluiscono verso l’esterno e diventano il vento solare. Lo scopo? Ad esempio, capire che cosa riscalda il vento solare fino a una temperatura di circa un milione di gradi – circa 175 volte più caldo della superficie della nostra stella – e lo fa uscire dal Sole a più di 1.6 milioni di chilometri all’ora.
«L’Inaf di Torino ha una lunga esperienza nello studio della corona solare dallo spazio», continua Fineschi. «Attualmente è anche coinvolto nella missione dell’Esa Solar Orbiter, con il coronografo italiano Metis. L’osservazione simultanea della corona solare con Codex e con Metis fornirà informazioni uniche sui parametri fisici dell’atmosfera solare, quali velocità del vento solare e temperature del plasma coronale. Questo permetterà una maggiore comprensione dell’atmosfera del Sole e delle sue tempeste, dalle quali anche la Terra è investita, soprattutto in questo periodo in cui il loro ciclo undecennale di attività è al massimo».
Ricordiamo infine che Codex non è l’unico esperimento a bordo della navicella Dragon nel quale siano coinvolti ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica: ci sono anche alcuni campioni di materiale del progetto Ema (Euro Material Ageing), al quale partecipano ricercatori dell’Inaf di Bologna e dell’Inaf di Catania, destinato a essere condotto nella piattaforma Bartolomeo della Stazione spaziale internazionale. In particolare, sono stati inclusi nel piano dei test d’invecchiamento, finalizzati a verificare gli effetti dell’esposizione di alcuni materiali alle condizioni estreme dello spazio, sia cristalli (basati su germanio, silicio e cadmio-zinco-tellurio) usati per le ottiche e per i rivelatori dei futuri telescopi per raggi gamma, sia nanomateriali con potenziale utilizzo nel campo dell’elettronica flessibile e dei dispositivi indossabili.
«I campioni verranno posizionati sulla piattaforma Bartolomeo fra qualche giorno, in base alla disponibilità dell’equipaggio», spiega Maria Elisabetta Palumbo dell’Inaf di Catania, co-investigator di una delle proposte selezionate per il progetto Ema, «e rimarranno esposti per alcuni mesi, fino a un massimo di un anno e mezzo, per poi essere riportati a terra per le analisi post-esposizione».
Guarda su MediaInaf Tv il servizio video del 2023 su Codex: