Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999. La Convenzione di Istanbul definisce la violenza contro le donne come un insieme di atti, fisici o psicologici, fondati sul genere, capaci di causare sofferenze o danni, fino a minare la libertà delle donne.
In Italia, la violenza di genere continua a rappresentare una piaga sociale profonda: solo nel 2024 sono stati registrati a oggi 104 femminicidi e, statisticamente, una donna su tre ha subito violenza almeno una volta nella propria vita.
«Occorre riflettere sul valore simbolico di questa giornata. Sebbene vi sia un dibattito, anche critico, sull’efficacia di ricorrenze simili, non possiamo sottovalutare il potere che esse hanno nel sensibilizzare l’opinione pubblica e nel generare un cambiamento culturale», spiega Alice Fattori, psicologa e referente dello Sportello d’ascolto dell’Inaf, uno strumento a disposizione di tutto il personale per la consulenza psicologica a quanti si trovino in situazione di disagio nel proprio ambito lavorativo per motivi organizzativi o relazionali. «Le neuroscienze e la psicologia sociale ci insegnano che le campagne di sensibilizzazione possono accrescere la consapevolezza, influire sui comportamenti collettivi e contribuire a ridurre la normalizzazione della violenza di genere, soprattutto per i casi in cui essa è meno esplicita».
Le forme di violenza hanno, infatti, diverse sfaccettature – da quella fisica a quella psicologica, da quella sessuale a quella economica – e spesso sono perpetrate da uomini con i quali le vittime hanno legami in contesti diversi, familiare, sociale o lavorativo. Nei luoghi di lavoro, le violenze si manifestano in molteplici forme, spaziando da episodi sottili e invisibili (micro violenza) a comportamenti apertamente aggressivi (macro violenza). Nonostante le differenze, entrambe hanno effetti significativi sul benessere psicologico e sociale dei lavoratori: approfondirne la natura è fondamentale per prevenirle e contrastarle.
La micro violenza si presenta come una serie di comportamenti apparentemente innocui o socialmente accettati che, nel tempo, danneggiano la dignità delle persone; si tratta di azioni o atteggiamenti spesso non riconosciuti come aggressivi ma che creano un clima di disagio. Battute o commenti svalutanti, esclusione ripetuta da riunioni o attività di gruppo, ignorare sistematicamente le idee o i contributi di una persona, gesti passivo-aggressivi, come sbuffi o interruzioni frequenti sono esempi di micro violenza che, normalizzati nel tempo, minano la fiducia e il senso di appartenenza, rappresentando una forma di violenza psicologica a bassa intensità. La macro violenza, invece, è caratterizzata da atti espliciti e spesso intenzionali che possono includere molestie sessuali, minacce fisiche o verbali e atti di mobbing prolungato. Questi comportamenti, ben visibili e riconoscibili, sono spesso perseguibili legalmente e richiedono interventi tempestivi. Un superiore che esercita pressioni indebite, anche con minacce dirette; comportamenti espliciti di aggressione fisica o sessuale; mobbing sistematico per emarginare o isolare un lavoratore sono azioni che non solo danneggiano la persona coinvolta ma compromettono l’intero ambiente lavorativo, riducendo la produttività e la motivazione collettiva.
La violenza sulle donne non è, dunque, solo un fatto privato, ma un fenomeno strutturale che richiede interventi a livello individuale, collettivo e istituzionale. «Per affrontare questo fenomeno complesso è necessaria un’azione di rete, che coinvolga tutti gli stakeholders che devono lavorare insieme in maniera coordinata e connessa, pur nel rispetto dei rispettivi ruoli: le istituzioni, la magistratura, l’avvocatura, le associazioni antiviolenza e i Cam (Centro di ascolto uomini), le agenzie formative, a ogni livello, da quello primario all’università», dice Marina Capponi, Consigliera di fiducia dell’Inaf e dell’Università di Firenze. «Figure come le consigliere o i consiglieri di fiducia, presenti ormai in maniera diffusa nei luoghi di lavoro, sono attente sentinelle del disagio lavorativo che non infrequentemente è connesso a questioni di violenza di genere».
È fondamentale contribuire alla costruzione di una cultura della dignità umana e della parità e intraprendere azioni coordinate che comprendano la denuncia, la protezione delle vittime, ma anche e soprattutto la prevenzione. Il contrasto alla violenza di genere richiede una profonda riflessione culturale. Non basta solo punire gli abusi, ma serve intervenire alla radice, educando al rispetto e alla parità tra i sessi fin dalla prima infanzia decostruendo gli stereotipi di genere, che vedono la donna in una posizione di subordinazione rispetto all’uomo.
«Elsa Morante scriveva “È un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né la vita, né sé stesso, ma soltanto te”. La frase evidenzia come il seme della violenza spesso si annidi laddove la volontà di possesso e controllo esclusivo sulla donna viene scambiata per amore», ricorda Capponi. «Anche i media hanno una grande responsabilità nella costruzione di una cultura del rispetto fra generi, sia attraverso la promozione di “un’educazione sentimentale” per i giovani, improntata alla parità nelle relazioni interpersonali, sia attraverso un’informazione corretta e un linguaggio che superi gli stereotipi di genere».
«Le ricorrenze come il 25 novembre possono sì rischiare di rimanere strumenti di “marketing” o di “pinkwashing” ma offrono una visibilità e focalizzano l’attenzione su un problema che troppo spesso è trascurato o minimizzato, rappresentano uno spazio per educare, sensibilizzare e coinvolgere la comunità nella costruzione di una cultura del rispetto e della parità di genere», spiega Fattori. «Sebbene le ricorrenze da sole non possano risolvere il problema, rappresentano un passo utile per far evolvere la società verso la prevenzione, ma è dovere di ogni individuo trasformarle in occasioni di riflessione e di azione».
In questo contesto, anche l’Istituto nazionale di astrofisica si fa promotore di alcune iniziative, sensibilizzando il proprio personale e la società civile sul tema attraverso attività di riflessione, condivisione e solidarietà. Eccone un primo elenco.
A Padova, l’Osservatorio astronomico ha organizzato un momento di riflessione presso il giardino, dove verrà posata una panchina rossa – simbolo di denuncia contro la violenza sulle donne – e si terranno letture, analisi dei dati statistici, riflessioni sul tema. In serata, la Specola si illuminerà di rosso.
A Roma, oltre all’installazione di una panchina con la figura femminile di Ipazia, si terranno diverse iniziative negli spazi dell’Osservatorio astronomico di Monte Porzio Catone. L’attore e dipendente Inaf Marco Caroletta, reciterà un estratto dal saggio della pensatrice femminista statunitense bell hooks; verranno proiettati in loop i cortometraggi di Diletta D’Ascia, dedicati al tema della violenza di genere; la cupola dell’Istituto sarà illuminata per l’occasione. Inoltre, sarà organizzata una raccolta fondi a favore del centro antiviolenza “Giulia Cecchettin” di Grottaferrata (Roma).
Nella stessa giornata il Comitato unico di garanzia (Cug) dell’Inaf parteciperà a un evento congiunto con i Cug degli altri enti scientifici – Enea, Asi, Infn, Università La Sapienza, Iss – ospitato presso la sede dell’Agenzia spaziale italiana. Alla giornata parteciperanno le scuole secondarie superiori romane presentando elaborati sul tema. I lavori saranno aperti dai saluti istituzionali delle presidenze dei Cug promotori e sono previsti gli interventi della Polizia di Stato, del “Centro anti violenza Elena Gianini Belotti”, del “Centro uomini maltrattanti Roma: Centro Prima” e delle associazioni “Obiettivo Cinque” e “Maschile plurale”, del tiktoker Alessio Maronn. Per partecipare è necessario compilare il form indicato.
Anche a Catania l’Inaf ha previsto l’inaugurazione di una panchina rossa accompagnata da un momento di riflessione. La stessa iniziativa si replicherà a Napoli, dove, invece della panchina, si invierà un messaggio di speranza e contrasto alla violenza di genere attraverso la messa a dimora di un ulivo con targa.
Nell’area di ricerca di Bologna sarà installata una panchina rossa nell’atrio del centro congressi come punto di ritrovo – alle 12:30 di lunedì – per attività di sensibilizzazione promosse e co-organizzate dal Cnr e dalle due sedi Inaf lì presenti (Ira e Oas); tra queste la lettura dei nomi delle donne vittime di femminicidio nell’anno in corso; la raccolta delle testimonianze su un drappo rosso. In aggiunta, sarà proiettato un video con i nomi delle vittime e aperta la raccolta di documenti e informazioni che andrà avanti durante l’anno. In portineria, il personale addetto all’accoglienza nell’area sarà identificabile con un simbolo rosso e saranno messi a disposizione dei visitatori che vorranno aderire piccoli oggetti rossi da indossare.
A Firenze, contestualmente alla panchina nell’atrio principale dell’osservatorio, ci sarà la creazione di un gruppo di lavoro specifico per interagire con le associazioni del territorio per future iniziative contro la violenza di genere e per la sensibilizzazione al tema.
Dai beni dismessi dell’Osservatorio astronomico di Brera (Milano) sarà recuperata una panchina rossa che, assieme ad una nuova recante frasi sul tema, andrà all’interno del parco. L’inaugurazione delle installazioni – con la partecipazione delle associazioni locali – avverrà il 25 novembre con letture a tema e analisi delle statistiche.
A Torino, oltre ad illuminare la cupola, ci saranno momenti di riflessione e analisi dei dati sul numero di femminicidi e letture volontarie a partire dalle ore 15:22 del pomeriggio, orario scelto per ricordare il numero di telefono 1522 che risponde alle richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.
Panchine, edifici, cupole in rosso e occasioni di dibattito anche nelle sedi di Cagliari, Trieste, Palermo e presso l’Osservatorio astronomico d’Abruzzo e lo Iaps di Roma.
La partecipazione a queste e altre attività è aperta a chiunque voglia aderire, e si inserisce in un contesto di inclusività e di impegno sociale, in linea con le politiche di sensibilizzazione dell’istituto per riflettere insieme e agire, anche attraverso piccoli gesti simbolici, affinché il tema della violenza di genere non rimanga un tabù, ma venga affrontato con consapevolezza, impegno e solidarietà.
Per saperne di più:
- Visita la pagina del Cug Inaf con la raccolta di approfondimenti, statistiche, associazioni e contatti utili.
- Vai alla pagina del Cug Inaf per informazioni sullo Sportello d’ascolto e sulla Consigliera di fiducia dell’Istituto
- Visita la pagina dell’Osservatorio nazionale femminicidi lesbicidi trans*cidi
- Vai alla pagina dell’Onu dedicata alla Giornata internazionale
Guarda il video con le fotografie inviate dalle sedi Inaf: