Le regioni di formazione stellare sono ambienti molto energetici e affollati, spesso nascosti dietro dense nubi di materiale interstellare. La loro vivacità plasma l’universo e la sua evoluzione e il loro studio offre opportunità uniche e preziose per la comprensione dei meccanismi che governano la nascita e l’evoluzione delle stelle e dei loro pianeti, che oggi gli astronomi riescono a esplorare con sempre maggior dettaglio grazie alla tecnologia all’avanguardia del James Webb Space Telescope (Jwst).
Un nuovo studio in uscita su Astronomy & Astrophysics, guidato da Mario Giuseppe Guarcello, ricercatore all’Inaf di Palermo e responsabile scientifico del progetto Ewocs (Extended Westerlund 1 and 2 Open Clusters Survey), presenta le osservazioni del superammasso stellare Westerlund 1 effettuate con il Jwst utilizzando gli strumenti NirCam e Miri.
«Gli ambienti di formazione stellare vicini al Sole, diciamo entro un paio di migliaia di anni luce, sono tipicamente di bassa massa. Questo limita inevitabilmente la nostra capacità nell’esplorare l’impatto che l’ambiente di formazione stellare ha su come stelle e pianeti si formano», spiega Guarcello a Media Inaf. «Adesso, grazie a strumenti come Jwst, possiamo estendere tutto quello che conosciamo sul processo di formazione stellare e planetaria agli ambienti di formazione stellare più estremi ed energetici, tipici degli ambienti starburst».
Le spettacolari immagini riportate nello studio mostrano alcune delle caratteristiche uniche di Westerlund 1. Le osservazioni ottenute con lo strumento NirCam evidenziano sia le stelle massicce che le centinaia di migliaia di stelle di piccola massa dell’ammasso, incluse le nane brune, stelle estremamente piccole e fredde, fornendo dati utili per comprendere l’influenza di questi ambienti sui prodotti del processo di formazione stellare.
Lo strumento Miri, invece, ha rivelato sorprendenti nebulosità nell’ammasso, nella regione circostante e attorno alle stelle massicce più evolute. Tali osservazioni mostrano le complesse interazioni tra i venti generati dalle molte stelle massicce di Westerlund 1 nelle loro fasi evolutive finali e il loro impatto sull’ambiente circostante.
Gli ambienti di formazione stellare, animati da processi complessi in grado di innescare intense fabbriche cosmiche, non sono tutti uguali. Alcuni aspetti possono variare drasticamente da una regione all’altra, come la popolazione di stelle massicce (con masse superiori a circa 10 masse solari) e la densità stellare (intesa come il numero di stelle per unità di volume). Differenze di questo tipo sono estremamente importanti, poiché le stelle massicce creano ambienti dominati da radiazioni ad alta energia e particelle relativistiche, mentre la densità stellare influisce sull’importanza delle interazioni gravitazionali tra le stelle della stessa regione.
Questi parametri hanno un impatto significativo sul processo di formazione di stelle e pianeti. «Considerando che tali ambienti», spiega Guarcello, «sono comuni nelle galassie che attraversano epoche di intensa formazione stellare, come è accaduto alla Via Lattea in passato in seguito ad episodi di merging, ad esempio, decodificare tutti questi meccanismi ha una grande importanza e questo è il grande obiettivo del progetto internazionale Ewocs a guida Inaf, che ha in Westerlund 1 e 2, due ammassi stellari molto massicci, i suoi primi target».
Per saperne di più:
- Leggi su Astronomy & Astrophysics l’articolo “EWOCS-III: JWST observations of the supermassive star cluster Westerlund 1”, di M. G. Guarcello, V. Almendros-Abad, J. B. Lovell, K. Monsch, K. Muzic, J. R. Martiinez-Galarza, J. J. Drake, K. Anastasopoulou, M. Andersen, C. Argiroffi, A. Bayo, R. Bonito, D. Capela, F. Damiani, M. Gennaro, A. Ginsburg, E. K. Grebel, J. L. Hora, E. Moraux, F. Najarro, I. Negueruela, L. Prisinzano, N. D. Richardson, B. Ritchie, M. Robberto, T. Rom, E. Sabbi, S. Sciortino, G. Umana, A. Winter, N. J. Wright e P. Zeidler