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Antichi e molto rari, i periodici dell’Inaf di Brera

Dagli “Acta Eruditorum“ del 17esimo secolo alle osservazioni meteorologiche comprensive della registrazione del terremoto di Messina del 1908, sono oltre duemila i titoli di periodici conservati nella biblioteca dell’Osservatorio astronomico di Brera dell’Inaf, a Milano. L’elenco completo sarà dai prossimi giorni disponibile online

     04/12/2024

Pubblicati a Lipsia in latino (allora la lingua universale della scienza), gli Acta Eruditorum sono una delle più antiche riviste scientifiche. Per un secolo, tra il 1682 e il 1782, queste “Pubblicazioni dei dotti” – fondate da Gottfried Wilhelm von Leibniz e Otto Mencke – permisero agli scienziati di conoscere, grazie a recensioni, articoli e saggi, le ricerche che venivano intraprese in tutto il mondo e in tutti gli ambiti del sapere, dalla fisica alla religione, dalla medicina alla filosofia alla giurisprudenza.

Il frontespizio e una magnifica scena di caccia nel primo volume (1672-1673) degli Acta Eruditorum. Crediti foto: Cristina Bernasconi

Gli Acta Eruditorum sono la rivista più antica conservata presso la biblioteca dell’Osservatorio astronomico di Brera dell’Inaf, nella sede di Milano, insieme ad altri duemiladuecento titoli il cui elenco completo sarà a disposizione nei prossimi giorni sul sito della biblioteca e dell’archivio storico dell’Osservatorio.

Un lavoro durato parecchi anni, curato dalla scrivente – Agnese Mandrino – e Anna Cortesi, permette ora di conoscere per intero la più corposa raccolta di periodici completamente riordinata presso un osservatorio astronomico italiano. Grazie a un finanziamento del Servizio biblioteche, musei e terza missione dell’Inaf, è possibile ricercare i titoli dei periodici della biblioteca di Brera anche attraverso il Catalogo nazionale dei periodici (Acnp).

Urania circondata dagli strumenti astronomici e dai puttini nelle Effemeridi dell’Osservatorio di Parigi del 1763. Crediti foto: Cristina Bernasconi/Inaf

Al di là dei periodici più antichi, che sono spesso corredati da meravigliose illustrazioni, la biblioteca conserva pubblicazioni sicuramente meno “belle” e graficamente più “povere”, ma altrettanto preziose per la loro rarità e completezza, come ad esempio riviste semi sconosciute, memorie dedicate alle ricerche intraprese negli osservatori e in altre istituzioni scientifiche, effemeridi, serie di osservazioni astronomiche, meteorologiche, magnetiche, sismiche o di altro tipo, bollettini e circolari. Scorrerne tutti i titoli significa non solo accedere a tante informazioni scientifiche, ma attraversare la storia e la geografia di tutto il mondo.

Il primo volume (1875) della lunga serie dei dati meteorologici raccolti dagli Inglesi in India. Crediti foto: Cristina Bernasconi/Inaf

Troviamo, ad esempio, le serie di osservazioni meteorologiche effettuate in India dagli inglesi e a Giava e in Birmania dagli olandesi: pagine che ci raccontano la dominazione coloniale di questi territori e che sono oggi una fonte indispensabile per lo studio del cambiamento climatico.

Forse per la tradizione che legava tra loro gli osservatori astronomici gesuiti, come fu alle sue origini Brera, possiamo accedere alle pubblicazioni ottocentesche di quelli della Cina, che ebbe proprio nel gesuita Matteo Ricci una figura di primo piano per le scienze astronomiche e matematiche.

Tante pubblicazioni provengono poi dalle Americhe, dagli Stati Uniti e dal Canada, ma anche da Messico, Perù, Ecuador, Guatemala e dalle Ande Colombiane: queste sudamericane ci mostrano, sempre per rimanere in ambito geo-climatico, una cellulosa così diversa da quella del nostro Vecchio Mondo da richiedere di essere ora maneggiata con estrema cautela, pena lo sbriciolamento.

Innumerevoli sono poi le pubblicazioni delle centinaia di piccoli istituti privati, spesso religiosi, che costellavano l’Italia e che ci consentono di disporre di una rete capillare di informazioni meteorologiche e astronomiche; tra loro ricordiamo il santuario di Oropa vicino a Biella, l’Osservatorio senese di padre Ignazio Maccioni, il collegio Agostini Pennisi di Acireale, l’abbazia di Montecassino prima del bombardamento del febbraio del 1944, ma ce ne sono molti altri.

Una pubblicazione di poche pagine, per finire, con il linguaggio scarno della rilevazione del dato scientifico, registrato alla data del 28 dicembre 1908, ci dà conto di un “terremoto disastrosissimo che produsse la rovina di Messina”: anche qui la scienza registra un avvenimento che è diventato un momento tragico della nostra storia.

La registrazione del terremoto di Messina del 1908 tra le osservazioni meteorologiche nell’annuario dell’università della città. Crediti foto: Cristina Bernasconi

Nell’elenco che viene pubblicato sono riportate alcune informazioni bibliografiche essenziali, quali il titolo del periodico, le annate possedute, la collocazione ed altre notizie utili per reperire il materiale.

A queste informazioni ne sono però state aggiunte altre, certo non peculiari di un catalogo bibliografico, ma che servono a rispecchiare e tramandare l’anima della biblioteca dell’Osservatorio di Brera, che è stata quella di Ruggero Boscovich, Barnaba Oriani, Francesco Carlini, Giovanni Virginio Schiaparelli, Emilio Bianchi e degli altri astronomi milanesi che l’hanno utilizzata e arricchita nel corso dei secoli. Non solo con splendidi libri, ma anche con pubblicazioni “minori” ma di grande valore scientifico: internet ancora non esisteva e la carta è l’unico supporto con il quale, pur in una forma spesso dimessa ma estremamente durevole, ci sono state trasmesse.