Erano i primi anni Settanta, tra le luci psichedeliche, la disco music e gli echi della controcultura, quando l’astronomo statunitense Carl Sagan scrisse che “siamo fatti della stessa materia delle stelle”, riassumendo le principali ricerche dell’epoca sull’origine dei vari elementi chimici che compongono il nostro pianeta e pure i nostri corpi. Un’immagine ammaliante, formidabile, che ci lega indissolubilmente a quel cosmo distante ed etereo di cui nostro malgrado siamo parte. A renderla ancor più memorabile, quanto meno sulle piste da ballo del Belpaese, sarebbe stato qualche anno più tardi Alan Sorrenti, cantando – forse inconsapevolmente – che siamo non solo “figli delle stelle” ma anche “della notte che ci gira intorno”. Dell’universo, per capirci.
Proprio di questo concetto tratta il saggio divulgativo Figli delle stelle. Un viaggio tra spazio e tempo, alla scoperta delle nostre origini e del nostro futuro di Francesco R. Ferraro, professore ordinario di astrofisica all’Università di Bologna, edito dai tipi di Bietti. All’intramontabile hit della disco italiana prende in prestito il titolo e l’immaginario pop, che affiora di tanto in tanto tra le approfondite descrizioni scientifiche per ricordare a chi legge la dimensione cosmica della nostra ordinaria quotidianità. Già, perché tutto ciò che siamo, che abbiamo mai incontrato e che mai potremo mettere in atto su questo effimero pianeta roccioso attorno a una stella periferica di una sperduta galassia non potrebbe esistere se non fosse per la storia di miliardi d’anni che ne ha plasmato ogni singola componente.
Il libro si struttura in cinque capitoli, tracciando in dettaglio tutte le varie fasi dell’evoluzione delle stelle e, su scala più grande, dell’intero universo. Il primo capitolo, una summa della conoscenza astronomica odierna, fornisce alcune idee fondamentali che accompagneranno lettrici e lettori nel corso delle pagine successive, dalla gravità alle enormi distanze cosmiche, a cui corrispondono scale temporali estremamente più estese rispetto alle fuggevoli ore umane. Presenta anche i “postini cosmici”, ovvero i fotoni, le particelle di luce – non solo quella visibile ma su tutto lo spettro elettromagnetico: messaggeri indefessi su cui tutta questa conoscenza si basa, chiamati spesso in causa nei capitoli a seguire.
Dopo questa introduzione, si entra subito nel vivo della questione, per scoprire le reazioni di fusione termonucleare che nelle fucine stellari forgiano molti degli elementi chimici della tavola periodica: dall’idrogeno, che produce elio durante tanta parte della vita delle stelle, ai (più rapidi) passi seguenti, che a partire dall’elio confezionano carbonio, ossigeno, silicio, neon, magnesio e molto altro, fino al ferro. Il tutto senza trascurare la fisica delle particelle che sottende queste reazioni, la termodinamica che governa gli interni stellari e il “codice genetico” che determina il destino di una stella: la sua massa. Dalla nascita, attraverso il collasso gravitazionale di una nebulosa, fino alle ultime fasi, caratterizzate anch’esse dal collasso gravitazionale, il testo esplora i diversi scenari con cui le stelle terminano il loro ciclo di vita, dando luogo a timidi “fiori cosmici” – le splendide nebulose planetarie – o fragorose esplosioni di supernova che arricchiscono di elementi sempre più pesanti il mezzo interstellare, materia prima per le nuove generazioni di astri.
Seguendo il canto del cigno delle stelle, l’autore ripercorre i meccanismi che portano alla formazione di tutti gli elementi, passando per i resti compatti dell’evoluzione stellare – buchi neri, stelle di neutroni e nane bianche – e i loro possibili processi di “ringiovanimento”. L’ultimo capitolo, con uno sguardo cosmologico, estende il lasso di tempo coperto dal volume fino al Big Bang, sottolineando l’importanza di quei primi tre minuti in cui l’universo era estremamente caldo e denso: è infatti in quei fatidici frangenti che presero forma l’idrogeno e la maggior parte dell’elio che osserviamo oggi e che, centinaia di milioni di anni più tardi, diedero vita alle prime stelle del cosmo. Ogni capitolo è corredato da un pratico sommario, una paginetta al massimo, che riassume agilmente i concetti chiave sciorinati in precedenza, per chi avesse smarrito il filo tra diagrammi, equazioni (poche, in verità) e aneddoti storici. Al termine del volume, tre appendici presentano ulteriori informazioni su alcune reazioni e calcoli accennati nel testo, per chi desiderasse invece una trattazione più approfondita.
Un libro per chi ha voglia di tuffarsi a capofitto nella nostra storia, la Storia con la “esse” maiuscola, quella del cosmo, che da una manciata di particelle ha dato vita alla pluralità di pianeti, stelle e galassie che osservano i moderni telescopi. Un viaggio spazio-temporale sulle tracce lasciate dalle stelle, quelle che ancora brillano nel cielo e quelle che non ci sono più, i cui resti (im)mortali hanno fatto emergere la vita sulla Terra e, chissà, forse anche su molteplici altri mondi. Per scoprire “vita, morte e miracoli” delle stelle, insomma. Senza troppi miracoli, chiaramente, perché quei prodigi che hanno dato origine a tutti gli elementi della tavola periodica sono stati compresi con gli strumenti della scienza, e vengono presentati nel volume con tutta la dovizia di dettagli che vi si addice. E pure qualche sorpresa: per esempio, quale tipo di supernove – e dunque di stelle – ha contribuito maggiormente a sintetizzare il ferro con cui abbiamo costruito le nostre città e che permette all’emoglobina di trasportare l’ossigeno nel nostro sangue (spoiler alert: non sono quelle che ci si aspetterebbe).