LE IMMAGINI VERANNO RILASCIATE DOMANI

Ultimo flyby di Mercurio per BepiColombo

Oggi, mercoledì 8 gennaio 2025, BepiColombo ha sorvolato Mercurio, arrivando a soli 295 chilometri dalla sua superficie. Ha acquisito immagini e rilevazioni ambientali del pianeta e messo a punto le operazioni degli strumenti scientifici prima dell'avvio della missione principale, previsto all’inizio del 2027. Con il commento di Valentina Galluzzi dell’Inaf, in queste ore nella control room a Darmstadt, in Germania

     08/01/2025

Questa mattina, esattamente alle 06:58:52, BepiColombo ha sorvolato Mercurio arrivando a soli 295 chilometri dalla sua superficie. Ha sfruttato questa opportunità per fotografare il pianeta, effettuare misurazioni uniche dell’ambiente che lo circonda e mettere a punto le operazioni degli strumenti scientifici prima dell’inizio della missione principale. Questo sesto e ultimo flyby ridurrà la velocità della sonda e ne cambierà la direzione, preparandola a entrare in orbita alla fine del 2026.

«Abbiamo ricevuto le prime immagini poco fa e siamo tutti molto felici ed eccitati perché le nostre simulazioni hanno funzionato: hanno predetto le zone giuste e abbiamo visto quello che ci aspettavamo. In queste situazioni c’è sempre un po’ di nervosismo perché quello che simuliamo deve essere poi verificato con le immagini vere», commenta Valentina Galluzzi di Inaf, ora nella control room dello European Space Operations Centre (Esoc) a Darmstadt, in Germania. «Le immagini verranno rilasciate domani sui canali ufficiali dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Per ora posso dire che sono belle immagini, soprattutto abbiamo occasione di vedere il polo nord, che è una regione molto interessante da studiare. Anche se sono state riprese da camere non scientifiche, avere queste immagini dopo dieci anni da Messenger è comunque un’emozione».

Lanciata il 20 ottobre 2018, BepiColombo è una missione congiunta tra Esa e Japan Aerospace Exploration Agency (Jaxa), nonché la prima missione europea dedicata a Mercurio. Fanno parte della missione i due orbiter Mercury Planetary Orbiter (Mpo) dell’Esa e Mercury Magnetospheric Orbiter (Mio) della Jaxa. Il modulo europeo di trasferimento su Mercurio (Mtm) trasporta gli orbiter verso Mercurio, fornendo loro energia elettrica grazie a due pannelli solari lunghi 14 metri. Su questo modulo sono montate le selfie-cameras M-Cam, che forniscono immagini per il pubblico a risoluzione modesta, in attesa di quelle riprese dagli strumenti scientifici.

Infografica che illustra il sesto flyby di Mercurio di BepiColombo. Al centro si vede la sonda che passa davanti al pianeta. A sinistra si vede il Sistema solare interno in prospettiva, con indicate le posizioni di Mercurio, Venere e Terra. A destra vediamo quali strumenti di BepiColombo sono stati attivati durante il flyby. Crediti: Esa

Attualmente BepiColombo è a più di sei anni dall’inizio del suo viaggio di otto anni verso Mercurio. In totale, ha utilizzando nove flyby planetari per dirigersi verso l’orbita del piccolo pianeta roccioso: uno della Terra, due di Venere e sei di Mercurio. Su Media Inaf abbiamo seguito tutti i flyby, in particolare quelli di Mercurio, dal primo – del 5 ottobre 2021, quando è passato a soli 199 chilometri dalla superficie – all’ultimo, quello di questa mattina.

BepiColombo si è avvicinato al pianeta dal suo lato notturno, scorgendo quello illuminato dal Sole a partire dalle 7:06 circa, sette minuti dopo aver raggiunto il punto più vicino alla superficie. Non ha ricevuto luce solare diretta per più di 23 minuti e ha dovuto fare affidamento solo sulle sue batterie. Si tratta della prima volta che è rimasto così a lungo all’ombra di Mercurio. Ricordiamo che, anche se è il pianeta più vicino al Sole, di notte la sua temperatura scende fino a -180 gradi (a differenza di Venere che, sebbene sia più lontano dal Sole, ha una temperatura di circa 450 gradi per via del tremendo effetto serra che lo caratterizza). Per superare questo momento critico gli operatori della missione si sono preparati riscaldando il veicolo spaziale già dal giorno prima e interrompendo il riscaldamento solo pochi minuti prima che BepiColombo entrasse nella “zona notte” del pianeta.

L’accelerometro Isa (Italian Spring Accelerometer) – uno degli strumenti di Mpo, fornito dall’Inaf di Roma – ha registrato le accelerazioni percepite dalla navicella spaziale mentre subiva non solo l’attrazione gravitazionale del pianeta, ma anche la variazione della radiazione solare e della temperatura quando è entrata e uscita dall’ombra di Mercurio, oltre a tutti i movimenti e le vibrazioni della sonda causati, ad esempio, dal movimento dei pannelli solari.

La rotta di BepiColombo l’ha portato a transitare proprio sopra il polo nord di Mercurio. Questo ha permesso alla sonda di osservare crateri il cui interno non viene mai toccato dal Sole. Nonostante le temperature raggiungano i 450 °C sulla superficie illuminata dal Sole, le “regioni d’ombra permanente” polari sono letteralmente ghiacciate. I dati raccolti dagli strumenti della sonda Messenger della Nasa tra il 2011 e il 2015, oltre alle osservazioni radar dalla Terra, hanno fornito una forte evidenza della presenza di ghiaccio d’acqua in alcuni di questi crateri. Se ci sia davvero ghiaccio d’acqua su Mercurio è uno dei cinque misteri che BepiColombo si è proposto di risolvere.

In calce all’articolo è riportata una simulazione di ciò che la M-Cam 1 ha visto durante il flyby, effettuata utilizzando un modello di topografia digitale preparato dal team della missione Messenger. In questo modello c’è una lacuna intorno ai poli: le prossime viste del flyby di BepiColombo e le orbite polari della missione intorno a Mercurio a partire dal 2026 miglioreranno notevolmente la copertura di queste regioni.

Durante il flyby, BepiColombo ha attraversato regioni che non sono mai state campionate prima d’ora, alcune delle quali non saranno visitate successivamente. Nell’oscurità, la sonda è passata attraverso regioni in cui le particelle cariche possono fluire dalla coda magnetica del pianeta verso la sua superficie. Ai poli, in regioni chiamate cuspidi, le linee del campo magnetico planetario incanalano anche le particelle provenienti dal Sole verso la superficie di Mercurio. In particolare, la sonda è passata attraverso la cuspide settentrionale.

Il campo magnetico di Mercurio interagisce con le particelle del vento solare, creando la magnetosfera del pianeta, una bolla nello spazio che ha la forma di una coperta di vento che si estende lontano dal Sole. Questa bolla cambia costantemente in risposta al vento solare. Qui vedete il risultato di una simulazione che illustra un possibile ambiente magnetico di Mercurio in condizioni tipiche di vento solare. L’immagine di sinistra mostra una “vista laterale” in cui il Sole è fuori dal campo a sinistra; l’immagine di destra mostra una “vista frontale” come se stessimo guardando Mercurio dalla direzione del Sole. La simulazione si basa su un modello, non mostra osservazioni reali. I colori indicano la densità delle particelle cariche intorno a Mercurio, con la densità più alta in giallo e quella più bassa in viola/nero. Le linee bianche sono linee di campo magnetico (le linee quasi verticali che si estendono dai poli del pianeta sono artefatti numerici e vanno ignorate). Il vento solare indisturbato appare di colore arancione scuro. Quando il vento solare incontra il campo magnetico di Mercurio, viene riscaldato e deviato, creando una regione più densa di particelle di vento solare, indicata in giallo. All’interno di questo strato denso, vediamo che il numero di particelle di vento solare scende molto rapidamente fino a quasi zero, a eccezione di un flusso che si estende dall’equatore. Crediti: Willi Exner – Esa & Tu Braunschweig

Due analizzatori di particelle – Serena, una suite di quattro rivelatori di particelle a guida italiana (sempre di Inaf Iaps, come Isa) e Mppe – studiano le particelle in queste affascinanti regioni, mentre i due magnetometri (Mpo-Mag e Mmo-Mgf) rilevano il campo magnetico di Mercurio e lo strumento Mercury Dust Monitor (Mdm) misura le particelle di polvere più grandi.

Dopo l’arrivo su Mercurio, alla fine del 2026, le sonde si separeranno e si dirigeranno verso le loro orbite polari intorno al pianeta. Inizieranno le operazioni scientifiche all’inizio del 2027, raccogliendo dati per un anno, durante la loro missione nominale, con una possibile estensione di un anno.

Tutte le immagini riprese dalle M-Cam saranno rese pubbliche nell’Archivio di Scienze Planetarie.

Guarda il video sul canale Esa Space Science Hub: